“Le cose non vanno bene, il mondo sembra confuso, tutto sembra fuori tempo, ogni cosa sembra scolorita, ogni rumore sembra troppo forte o troppo piano, le stagioni cambiano troppo in fretta o rimangono troppo a lungo, il clima oggi è una musica stonata… quindi ho voluto scrivere qualcosa per chiedergli di tornare indietro, urlare forte mentre lui ci urla contro”.
Sono le parole di Elizabeth (Liz) Swados, compositrice, scrittrice e regista americana, che, insieme a Filippo Consales, ha creato l’oratorio drammatico , come lei stessa lo ha definito, dal titolo WEATHER#.
Un’opera originale, che, grazie alla sinergia di Associazione Bisse, La MaMa Umbria International, CultureHub Europe e New York, La MaMa ETC NY, l’Università delle Arti di Seoul, insieme al Comune di Spoleto, mescola sonorità di ogni parte del mondo: musica occidentale e del mondo, descrizioni scientifiche, racconti mitologici e di distruzione, di rinascita e di bellezza. Il tutto in un ambiente completamente online, composto da dodici ambienti unici VR, per ascoltare, scoprire storie, approfondire e pensare in un’esperienza immersiva, per riflettere su chi siamo e sul rapporto che abbiamo con il nostro pianeta.
È difficile raccontare solo con le parole la complessità di WEATHER#, e per farlo al meglio ho rivolto qualche domanda a chi lo ha vissuto in prima persona: Claudio Scarabottini, che ha curato gli arrangiamenti e gli aspetti musicali, e Jared McNeill, che si è occupato dei video e della regia.
Claudio Scarabottini: Per la prima rappresentazione di WEATHER# al Festival dei Due Mondi del 2014, mettemmo in piedi una produzione inedita in poco più di tre mesi: ovviamente, molte potenzialità rimasero inesplorate o parzialmente realizzate ed è per questo che la partitura, che avevo riposto nei miei cassetti, continuava a reclamare attenzione. Purtroppo, nel 2016, Elizabeth Swados, la compositrice dell’opera, è venuta a mancare e, improvvisamente, quella vaga idea di terminare il lavoro è diventata necessità. Infine, nel 2020, si è presentata l’opportunità di organizzare, in collaborazione con il Comune di Spoleto, un grande evento dedicato al rispetto dell’ambiente, che seguisse le linee guida per ottenere la certificazione ISO 20121 e WEATHER# ha ripreso vita.
Jared, il lavoro di un regista è sempre delicato: si muove in modo trasversale tra gli artisti creando ragnatele di senso e di complicità. Come hai iniziato a progettare questo piccolo universo virtuale?
Jared McNeill: Ho sempre considerato Liz Swados come regista dell’opera, quindi ho sentito la responsabilità di continuare la sua visione e di svilupparla nel mondo virtuale. Il lavoro originale del 2014 fu presentato come un oratorio, che è un’opera solitamente incentrata sulla musica e non sull’azione drammatica. In origine, quando pensavamo di fare semplicemente un film-concerto, era facile seguire l’idea di mantenere questo aspetto. Man mano che la produzione andava avanti, in piena pandemia, è diventato chiaro che ciò sarebbe stato impossibile: non abbiamo potuto mettere fisicamente insieme il coro e l’orchestra. Inoltre, non abbiamo potuto mettere insieme gli artisti con un pubblico. L’idea quindi era di creare un ambiente dove poter condividere l’esperienza artistica con un pubblico. Ascoltando la musica, ho sentito una sorta di narrazione, dove gli Eventi Metereologici sono sempre presentati come se avessero due lati, uno buono e uno cattivo, lasciando agli umani la scelta di rispettarne l’uno o l’altro. Il mio lavoro, quindi, è stato dare a questi elementi una sensazione di vita poiché sono qui da prima di noi e saranno qui dopo di noi e, soprattutto, perché il modo in cui interagiamo con loro fa la differenza nelle nostre vite. Dentro questo mondo virtuale, possiamo solo immaginare e imparare a conoscere queste tematiche, ma le azioni che possiamo intraprendere sono possibili solo nel mondo reale. Siamo partiti da uno sketchbook, lo abbiamo sviluppato con i nostri designer del Seoul Institute of the Arts, con la società australiana VRTY (che si occupa di educazione mediante la Realtà Virtuale), CultureHub ed Arium di New York, lavorando insieme per cercare di rendere condiviso questo mondo immaginario in uno spazio virtuale.
Claudio, tu, invece, sei un musicista. Qual è stato il tuo ruolo all’interno del progetto? E come hai impostato il lavoro, che di certo deve essere stato complesso, vista la grande quantità di artisti coinvolti provenienti da tante parti del mondo?
Claudio Scarabottini: Ho lavorato principalmente come arrangiatore e direttore musicale dell’opera, coordinando inoltre tutte le fasi di registrazione (avvenute nelle diverse parti del mondo). Realizzare una grande collaborazione intercontinentale durante questo periodo di pandemia è stata una bella sfida!! Siamo riusciti a coinvolgere musicisti straordinari da quattro continenti, inserito diverse sonorità con strumenti tradizionali di paesi molto lontani tra loro, coinvolto talentuosi artisti che hanno dato voce ai personaggi dell’opera. Per fortuna, la tecnologia ci ha permesso di lavorare a distanza, rallentando un po’ la velocità delle fasi di registrazione, ma consentendo agli artisti di prendersi il proprio tempo per interiorizzare gli arrangiamenti ed in molti casi migliorarli.
C’è qualche episodio particolare – divertente o commovente – che vuoi raccontarci?
Claudio Scarabottini: La lavorazione è stata lunga, cominciata, peraltro, quando nessuno ancora aveva sentito parlare di Covid-19. Ci sarebbero tanti aneddoti che potremmo raccontare, cose accadute nel corso di questo assurdo anno e mezzo di lavoro nel quale è letteralmente cambiato il mondo. Scherzando con Jared, si diceva che un giorno potremmo fare un’opera per raccontare la storia di questa produzione così unica. Mi ha particolarmente colpito relazionarmi con questi artisti così lontani geograficamente tra loro, ma accomunati dallo stesso presente incerto, difficile; eppure, durante la produzione si sono riattivati, si sono spesi con straordinaria generosità, ci siamo incontrati e confrontati e in qualche maniera ci si è fatto coraggio a vicenda.
Jared McNeill: La difficoltà maggiore è stata sicuramente quella di coordinare la partecipazione di tutti gli artisti e designer sparsi nel mondo. Avevamo squadre che lavoravano a New York, Italia, Corea del Sud e Australia; inoltre, avevamo cantanti e musicisti sparsi in tutti i continenti. Questi artisti, disegnatori e programmatori hanno generosamente speso tutte le proprie conoscenze per il progetto. Nelle ultime due settimane è stato difficile trovare il tempo per dormire, dato che almeno una delle squadre era sempre sveglia e faceva domande!! La più grande soddisfazione è stata avere la collaborazione del pubblico, del nostro team di artisti, sostenitori e di Rosalind Lichter, la compagna di Liz Swados. Alla fine, questa pièce è sempre stata pensata per essere accessibile e per raggiungere quante più persone possibili, quindi la risposta ricevuta (più di tremila visualizzazioni nel primo weekend) è stata molto importante e gratificante.
Pensi che potrebbe esserci un’evoluzione o una continuazione di WEATHER#?
Jared McNeill: Sebbene questo sia il culmine di un lungo lavoro, noi lo abbiamo sempre visto come un inizio, non una fine. Come abbiamo detto alla cerimonia di apertura dello spazio virtuale e come molti avranno visto, esplorando l’opera nelle virtual room, l’idea è di poter utilizzare la piattaforma WEATHER# per ospitare eventi musicali, performing art e sull’educazione ambientale. Speriamo di organizzare tavole rotonde, concerti, balli, dialoghi e qualsiasi altra cosa che si adatti al tema. Stiamo anche creando un’esperienza ibrida dal vivo che pensiamo possa essere un’entusiasmante via d’accesso al portale.
È superfluo sottolineare quali difficoltà sta attualmente affrontando il mondo dell’arte e dello spettacolo. Ma il progetto di WEATHER# in realtà si ritaglia uno spazio particolare e sembra indicarci un nuovo percorso.
È davvero così? E quale strada pensate che stiano prendendo le arti, oggi?
Claudio Scarabottini: Sinceramente, il contatto fisico è mancato moltissimo durante tutta la produzione. Di certo, le potenzialità delle nuove tecnologie stanno aprendo nuove possibilità, ma, forse, non potranno mai sostituire quelle connessioni empatiche che si possono generare solo in presenza fisica e che sono ingrediente fondamentale di qualsiasi produzione artistica. Proprio per questo stiamo già lavorando ad una versione live dell’opera multimediale WEATHER# da poter condividere non appena i tempi ce lo permetteranno di nuovo. Parallelamente, abbiamo molto da fare anche per incrementare le enormi possibilità che il portale online WEATHER#, realizzato insieme ai nostri partner VRTY, Culture Hub e Seoul Institute of The Arts, può mettere al servizio della comunità scientifica ed artistica.
Jared McNeill: Per me l’aspetto più interessante di questo nuovo percorso è l’accessibilità. Credo che la più grande sfida per il mondo dell’arte sia l’accessibilità, credo che il teatro sia considerato troppo esclusivo e, di solito, troppo costoso. Ha perso il senso di ampio invito. Penso che l’accessibilità, non il mezzo, sia il motivo per cui il cinema e i videogiochi hanno superato economicamente il teatro dal vivo, per esempio. Penso che continuare a sviluppare nuovi modi per fare entrare in contatto le comunità con l’arte, è e sarà molto importante in futuro. In un certo senso, questo è un nuovo percorso, ma in un altro senso, questo è un vecchio percorso rinnovato. Il vantaggio di questo nuovo spazio è che il pubblico è allargato, quindi possiamo usare l’arte per parlare alla nostra comunità locale e diffonderlo in tutto il mondo.
Presentato il 30 gennaio 2021 per la prima volta di fronte ad un pubblico “virtuale”, oggi WEATHER# è fruibile dal sito: https://weather-swados.org
È sufficiente connettersi con lo smartphone, il tablet, il computer e iniziare un viaggio nel tempo e nello spazio che, vi garantisco, vi riempirà il cuore di Bellezza.
Pronti?!?