A trecentottant’anni dalla morte del compositore cremonese (altri aggettivi superlativi diventano vani dopo quello del sottotitolo), l’editore Zecchini manda in libreria un saggio, che, scrive il suo autore, “ha la sola pretesa di riassumere i risultati delle ricerche: abbiamo imboccato la via del taglio divulgativo e della contestualizzazione”. Non è pretesa da poco. La divulgazione, nel nostro Paese, a differenza di quanto accade nel mondo anglosassone, è affidata, prevalentemente, a personaggi poco competenti (avete fatto caso alla recente overdose di giornalisti politici ed ex direttori di importanti quotidiani, che, più o meno fulmineamente, si sono improvvisati e autodefiniti “storici”?), che dissertano un giorno dell’Impero romano, l’altro della rivoluzione bolscevica e l’altro ancora (Dio ce ne scampi!) di… musica. Magari, fingendo, in TV, di seguire un concerto leggendone la partitura, ma… sbagliando pagina (ah, questi registi impietosi, che, inquadrando il dettaglio, svelano certi reconditi e inconfessabili peccati!).
Con Giuseppe Clericetti e il suo Claudio Monteverdi siamo ben lontani da certe nefandezze ed entriamo decisamente in un altro mondo. Clericetti, da musicologo qual è, somiglia più agli studiosi anglosassoni, che, come si diceva, non disdegnano affatto la via della divulgazione pur senza banalizzare la complessità dei temi trattati.
Il primo capitolo, “Il contesto”, è certamente quello di maggior appeal per il “non addetto ai lavori”. Vi si riassume, in circa sessanta pagine, la vita del “Nostro” attraverso un’intera epoca storica – a cavallo tra la seconda metà del XVI e la prima del XVII secolo – che tanto diede anche al mondo delle arti e delle scienze: da Palladio a Tasso, da Galilei a Rubens, da Guarini a Borromini, da Shakespeare a Cervantes, da Caravaggio a Rembrandt a musicisti come Andrea e Giovanni Gabrieli, Girolamo Frescobaldi, Giulio Caccini, Lodovico da Viadana, Pierluigi da Palestrina, Gesualdo da Venosa, ecc. Sessanta pagine ben spese, ma ne avremmo divorato voracemente anche il doppio, visto che – tra guerre, peste, inquisizione, fortune e disgrazie professionali tra Cremona, Mantova e Venezia – avvincono come quelle di un romanzo di Alexandre Dumas.
Il capitolo dedicato alle opere, divise per generi, dimostra quanto Claudio Monteverdi sia stato “uno dei compositori più rivoluzionari, riuscendo a eccellere in àmbiti estetici così diversi”. Qui, certo, il testo di Clericetti si fa meno agevole e richiede una certa preparazione musicale, eppure il cultore non professionista vi troverà, comunque e tanto, di che appassionarsi: le origini – anche etimologiche – del madrigale, le sue caratteristiche musicali, l’associazione simbolica tra musica e testo; i drammi musicali, della cui prima stagione Monteverdi è protagonista, con opere, che, ancora oggi, sono nel grande repertorio; e, infine, protagonista dell’ultima parte di questo secondo capitolo, la musica sacra, dove, in particolar modo con il Magnificat I – Cantico – Septem vocibus [SSATTBB] et sex instrumentis, Claudio Monteverdi esprime l’apoteosi della sintesi tra vecchio e nuovo, rivelandosi un Maestro prezioso anche per tutte le generazioni che gli succedettero. Poi, i testi letterari di riferimento, a cui, ricorda Clericetti, “l’attività musicale di Monteverdi è strettamente legata” come attestato dai suoi madrigali, dalle opere, dalle messe o dai vespri: Tasso, Guarini, Marino, i librettisti Striggio, Rinuccini, Strozzi, Badoaro, Torcigliani, Busenello gli autori più amati.
A corredo del libro quel che in un testo edito da Zecchini non manca mai: un apparato critico di tutto rispetto, che, in questo caso, comprende il catalogo completo delle opere, una bibliografia ragionata e un’ampia cronologia, che affianca sinotticamente date, avvenimenti sociali e politici, produzioni artistiche, scoperte scientifiche ed eventi della vita e dell’arte del ‘‘divino Claudio’’.
Giuseppe Clericetti (Lugano, 1958), musicologo, si è laureato all’Università di Friburgo sotto la guida di Luigi Ferdinando Tagliavini. Entrato alla Radiotelevisione della Svizzera Italiana (RSI) nel 1983, dal 1989 al 2004 è stato Produttore del Coro della RSI, per il quale ha pubblicato una cinquantina di registrazioni discografiche. Dal 2004 al 2011 è stato Responsabile del Settore musicale della RSI. È attivo al microfono di Rete Due e, per la televisione, presenta la trasmissione Paganini. Sul fronte divulgativo collabora a varie manifestazioni sul territorio della Svizzera italiana: dal 1996 organizza annualmente la serie di conferenze Serate d’ascolto per il Municipio di Bellinzona. Dal 2009, è vicepresidente della Fondazione Svizzera per la radio e la cultura e dal 2018 è membro della Commissione Cultura della Città di Bellinzona. Nel 2015, ha vinto il Premio letterario “Venezia Al Graspo de Ua” per il libro Cessate cantus. Lettere 1557-1585 (2014). Tra le altre opere: Charles-Marie Widor. La Francia organistica tra Otto e Novecento (2010), Camille-Saint-Saëns. Il Re degli spiriti musicali (2016), Camille Saint-Saëns. Visionario, artigiano, sperimentatore (2020), Reynaldo Hahn. Compositore, interprete, critico (2021) tutti pubblicati da Zecchini.
Giuseppe Clericetti, Claudio Monteverdi. Miracolosa bellezza
Editore: Zecchini, Varese
Anno di edizione: 2023
Pagine: 347, bross., ill. € 35,00