Siamo dinanzi ad un singolare personaggio veneziano che questa volta non confligge con gli ottomani, ma anzi, con la sua arte – come rileva Giuseppe Salerno – “getta ponti e stabilisce connessioni tra mondi lontani”. L’ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede Lütfullah Gӧktaș ha aperto la manifestazione con elevate parole ponendo in rilievo la spiritualità della pittura di Ballarin e non ha poi mancato di richiamare, dinanzi ai problemi che il mondo oggi presenta, la necessità di alimentare l’approfondimento delle conoscenze reciproche per debellare, nel rispetto delle rispettive peculiarità, i pregiudizi e rafforzare convivenza e collaborazione tra i popoli alimentando così un contributo prezioso all’incontro e alla crescita del patrimonio condiviso.
Ballarin trascorre la sua vita tra Roma e Istanbul, fonte della sua ispirazione artistica che lo porta a scoprire “quanto siano vicine a noi le realtà che definivamo lontane”. L’artista si immerge in una atmosfera universale di preghiera, spiritualità e mistero. Per questo le sue opere non sono “decorative”, ma momenti essenziali di una ricerca profonda. Alla preghiera – per riprendere le parole di Salerno – nella quale tutti, sia pure con modalità diverse, sono impegnati, l’artista veneto dedica i suoi lavori: moschee, minareti, Dervisci, tappeti, grandi adunate di fedeli sono oggetto di rappresentazioni che cercano il contatto con il trascendente e l’avvicinamento al sacro.
Nelle Foto di Andrea Gallo:
L’Ambasciatore Giorgio Girelli e l’Ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede Lütfullah Gӧktaș
Il pittore Luigi Ballarin e l’Ambasciatore Giorgio Girelli