L’antico incontra il contemporaneo

"Consumato Lume" di Stefano Bonilauri

Consumato Lume è un brano per flauto, oboe, clarinetto in Sib, fagotto e fisarmonica presente nella collezione Accordion Waves suona italiano. Scritto nel 2019 da Stefano Bonilauri, è ispirato da un lato a un pensiero di Leonardo da Vinci, e dall’altro a una tela del Tintoretto.

Compositore emiliano, classe 1964, Stefano Bonilauri è diplomato in pianoforte, musica corale, e composizione, e, attualmente, insegna Armonia Complementare presso gli Istituti “Claudio Merulo” di Castelnovo ne’ Monti e “Achille Peri” di Reggio Emilia. Compiuti gli studi con Armando Gentilucci, Fabrizio Fanticini, Adriano Guarnieri e Alessandro Solbiati, ha partecipato a numerosi concorsi internazionali ed è stato eseguito all’interno di diversi importanti festival nazionali e internazionali. Nel dicembre 2012, gli ensemble Aleph e Nomos gli hanno dedicato tre concerti monografici a Parigi e hanno pubblicato il catalogo delle sue composizioni. È pubblicato da Berben, Suvini Zerboni, Taukay, Ars Spoletium, Sopratoni, Le Plac’art, Hauspoz.

Per parlare di Consumato Lume dobbiamo tornare indietro nel tempo di due anni. Nel dicembre 2019, sotto la direzione del M° Franco Fusi, io e altri quattro giovani strumentisti (Benedetta Polimeni al flauto, Orfeo Manfredi all’oboe, Martina di Falco al clarinetto e Martino Tubertini al fagotto) abbiamo partecipato a un progetto ideato dall’Icarus Ensemble: Icarus vs. Muzak – Antico/Contemporaneo. In quell’occasione abbiamo eseguito in prima assoluta brani di Gilberto Bosco, Massimiliano Viel, Giuseppe Colardo, Carlo Forlivesi, e Stefano Bonilauri (Consumato Lume per l’appunto). L’idea era di rileggere in chiave contemporanea opere del passato, fossero esse altri brani musicali, oppure opere d’arte visiva.

Le fonti di ispirazione per il brano di Bonilauri, come accennavo prima, sono due: la prima è uno dei “pensieri” di Leonardo da Vinci (Morte e rinascita), in cui il genio toscano riflette sul ciclo di vita e morte, accostandolo all’immagine di una candela, un lume appunto, che si consuma inesorabilmente fino a spegnersi; la seconda è una splendida tela di Jacopo Tintoretto, Il ritrovamento del corpo di San Marco. C’è una certa ciclicità nella tela (data dal fatto che il santo è contemporaneamente vivo e morto), realizzata con una vividezza dei colori piuttosto estrema. E c’è una ciclicità anche nella scelta delle fonti di ispirazione: Jacopo Tintoretto, infatti, è nato nello stesso anno in cui è morto Leonardo.

Bonilauri imposta il brano come una sorta di percorso musicale all’interno del quadro: vi si trovano giochi prospettici e ipnotici, ma anche l’idea di seguire l’affievolirsi delle luci con un progressivo allentamento della tensione musicale. Sullo sfondo si staglia il testo di Leonardo, che è ora recitato, ora cantato, ora distorto attraverso il timbro così curioso del kazoo, ora sussurrato e ora urlato. Un’operazione in qualche modo vicina ai processi creativi della musica elettronica e di alcune opere vocali di Berio o di Ligeti.

La presenza di questo brano nel disco Accordion Waves suona italiano non è affatto casuale. Così come è accaduto per Berio, infatti, che è presente nel disco con la sua Sequenza XIII (Chanson), il lavoro di Bonilauri è stato preso a modello di un certo modo di pensare e scrivere la musica, che è assolutamente particolare e molto prezioso. La ricerca musicale che Stefano Bonilauri conduce, infatti, è minuziosa e pressoché unica: non è rivolta a uno strumento specifico, tuttavia ha da molti anni incontrato nella fisarmonica un’interlocutrice privilegiata. In effetti, è da poco uscito un disco digitale (Stefano Bonilauri, Works for Accordion, Sopratoni Edizioni) che raccoglie alcuni dei suoi brani più significativi per questo strumento.

Una particolarità della scrittura di Stefano Bonilauri, che emerge con chiarezza cristallina fin dal primo sguardo alla partitura, è una singolare complessità: sono numerosissimi e spesso inusuali i gesti che lo strumentista deve compiere, così come è minuziosa e precisissima la notazione degli eventi sonori. Si potrebbe pensare di avere a che fare con un lavoro tanto meticoloso quanto arduo all’ascolto e, invece, dalla grande complessità della scrittura emerge sempre un brano che affascina e attira l’ascoltatore nelle sue trame.

Se prendiamo come esempio Consumato Lume, in effetti, notiamo subito una forte schematicità nella struttura, una grande precisione nel compilare la legenda dei gesti, tanto che ci si aspetterebbe, appunto, un brano fortemente schematico. All’ascolto, invece, lo schema scompare e cede il posto a una ben più forte musicalità, che non è piegata dallo schema, ma vi si muove all’interno con grande libertà. In questo senso l’uso di uno strumento come il kazoo, che sembrerebbe completamente estraneo al progetto, è integrato perfettamente e diviene semplicemente un timbro in più (forse una sorta di intermediario?) oltre alle voci e agli strumenti, che del resto vengono spesso usati con tecniche diverse da quelle tradizionali.

Credo che, in ultima analisi, si possa dire che il lavoro di Bonilauri (in particolare in Consumato Lume) sia la dimostrazione pratica del fatto che uno schema apparentemente rigido e meticolosamente organizzato può divenire il punto di partenza per creare universi sonori assolutamente originali e coloratissimi. Universi che siano anche in costante espansione, che a ogni ascolto possano rivelare allo spettatore qualcosa in più, qualcosa di nuovo, come in una sorta di grande e stupefacente labirinto musicale.

ACCORDION WAVES suona italiano

Accordion Waves – Suona italiano


Stefano Bonilauri – Consumato lume

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