“HE COMPRENDS RIENS DANS LA MUSIQUE”
Picasso, Stravinsky, Satie e i Ballets Russes
(prima parte)
“Si fece insieme delle gite a Napoli […] e là passammo alcune settimane in stretta compagnia. Entrambi fummo molto colpiti dalla Commedia dell’Arte, che vedemmo in un’affollatissima saletta che puzzava d’aglio. Pulcinella era uno zotico ubriacone i cui gesti, e probabilmente anche ogni sua parola se mi fosse riuscito di capirla, erano osceni. Il solo altro episodio che ricordi della nostra vacanza napoletana fu il nostro arresto una sera mentre stavamo orinando contro una parete della Galleria. Chiesi al poliziotto di portarci sino al poco distante Teatro San Carlo, per trovare qualcuno che si facesse garante per noi. Il poliziotto acconsentì alla nostra richiesta. Poi, mentre tutti e tre ci si dirigeva verso il retropalco, udì qualcuno darci del «maestro» e ci lasciò andare”[1].
Sono esperienze che possono suggellare un’amicizia maschile… Quella tra Picasso e Stravinsky, protagonisti del racconto dello stesso compositore, era nata qualche mese prima, a Roma, anche se i due si erano già visti a Parigi. Stravinsky rievoca anche quelle circostanze: “Ricordo vagamente di aver incontrato Picasso con Vollard[2] dal mio amico principe Argutinskij nel 1910, ma non lo conobbi veramente che nel 1917, quando si fu insieme a Roma. Mi piacque subito il suo modo di parlare piatto e senza entusiasmo, e la sua maniera tipicamente spagnola di accentuare ogni sillaba: – He ne suis pas musicien, he comprends riens dans la musique – tutto questo come se non gliene importasse nulla. Si era al tempo della Rivoluzione russa e non si poteva più far precedere ai programmi del nostro balletto l’inno imperiale. Orchestrai il Canto dei battellieri del Volga per sostituirlo e sul frontespizio del mio manoscritto Picasso dipinse un bel cerchio rosso come simbolo della Rivoluzione”[3].
«Galeotto» fu Pulcinella… Due anni dopo aver assistito a quella rappresentazione popolare nella città partenopea, i due artisti si ritrovano per collaborare alla realizzazione di un balletto dedicato proprio alla maschera napoletana, che tanto li aveva incantati: Picasso ne disegna le scene ed i costumi, Stravinsky ne compone le musiche sulla base di una partitura di Giovanni Battista Pergolesi (1710-1736). Non si tratta della prima esperienza di Picasso nel campo della scenografia per il teatro musicale. Il 17 febbraio del 1917, il pittore spagnolo era approdato a Roma per lavorare a Parade, un balletto su musiche di Erik Satie e testo di Jean Cocteau.
Djaghilev fonda i Ballets Russes nel 1909 e il primo musicista a lavorare con lui è un giovane ed ancora poco conosciuto Igor Stravinsky (1882-1971) al quale l’impresario chiede di orchestrare un Valzer ed un Notturno di Chopin per il balletto Les sylphides. Djaghilev è tutt’altro che un semplice «manager». I suoi interessi spaziano in tutte le arti, soprattutto nella musica e nella pittura. È un attento osservatore ed estimatore delle avanguardie del proprio tempo e crea numerose occasioni di scambio culturale tra la Russia e l’Europa occidentale.
È dunque Sergej Djaghilev che, nel 1917, scrittura Pablo Picasso
Erik Satie (1866-1925) è unanimemente riconosciuto dalla critica come uno dei principali precursori dell’avanguardia musicale parigina. Allievo del Conservatorio negli stessi anni di Debussy, abbandona gli studi per arruolarsi nell’esercito. La vita militare, però, non fa per lui e, per farsi congedare, si procura una polmonite! Per «sbarcare il lunario», suona il piano a Le chat noir, il celebre cabaret e teatro d’ombre di Montmartre. In quello stesso periodo (anni ’80 del XIX secolo), comincia a comporre: prima le Trois Sarabandes e le Gymnopédies, per pianoforte, poi le Trois Gnossiennes. Sono titoli eccentrici, come lo è la personalità del loro autore, che, come racconta Cocteau, con l’anticipo ricevuto da Djaghilev per Parade compra un ombrello al giorno, e come lo sono le annotazioni a margine dei suoi spartiti: «con stupore», «non andar via».
NOTE
[1] Igor Stravinsky, Robert Craft, Colloqui con Stravinsky, Torino, Einaudi, 1997, p. 74.
[2] Ambroise Vollard (1865-1939), celebre mercante d’arte parigino.
[3] Igor Stravinsky, Robert Craft, op. cit., p. 73.
[4] Sarah Woodcock, “Stravinskij, Picasso e i pittori a teatro”, in Olivier Berggruen (a cura di), Picasso. Tra Cubismo e Classicismo 1915-1925, Milano, Skira, 2017, p. 73. Catalogo della mostra omonima, Roma, Scuderie del Quirinale, 22 settembre 2017 – 21 gennaio 2018.
[5] Misia Sert, Misia, Milano, Adelphi, 2012, p. 116.
[6] Idem.
[7] Igor Stravinsky, Robert Craft, op. cit., pp. 123-125.
[8] Cit. in Misia Sert, op. cit., p. 121.
PER APPROFONDIRE
BIBLIOGRAFIA
FRANCK, Dan, Montmartre e Montparnasse. La favolosa Parigi d’inizio secolo, Milano, Garzanti, 2010.
GOLDING, John, Storia del Cubismo 1907-1914, Milano, Mondadori, 1973.
NICOSIA Alessandro, MATTARELLA Lea (a cura di), La Roma di Picasso. Un grande palcoscenico. 17 febbraio-2 maggio 1917, Milano, Skira, 2008.
TESTA, Alberto, Storia della danza e del balletto, Roma, Gremese, 2005.
VALLENTIN, Antonina, Storia di Picasso, Torino, Einaudi, 1961.
VINAY, Gianfranco, Il Novecento nell’Europa Orientale e negli Stati Uniti (Storia della musica a cura della Società Italiana di Musicologia), Torino, EDT, 1991.
VOLLARD, Ambroise, Ricordi di un mercante di quadri, Torino, Einaudi, 1978.
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