Il Rubinstein del bandoneón

La lunghissima vita di Gabriel Clausi

Il mondo del tango rioplatense è ricchissimo di personaggi dalle storie incredibili. Uno di questi è senza dubbio Gabriel Clausi, classe 1911, bandoneonista molto apprezzato, che inizia lo studio della musica già all’età di tre anni. Tanto la sua famiglia era ricca di figli (Gabriel aveva undici fratelli), quanto povera economicamente. Nonostante le difficoltà, però, la passione per la musica era comunque una certezza in casa Clausi. Quando Gabriel ha undici anni, la sua famiglia riesce a ottenere un bandoneón in prestito, che, però, poco dopo, verrà rubato. Venuto meno quello strumento, la famiglia manda Gabriel a studiare da un insegnante di violino e flauto, coi quali la scintilla della passione non scocca. Nelle interviste in cui parla della propria vita, Gabriel Clausi racconta che nel mondo musicale non era così frequente trovare strumentisti con le mani piene di tagli come le aveva lui: già da adolescente – sempre a causa delle ristrettezze economiche – era andato a lavorare in una macelleria, dove si era praticato molte ferite a causa dell’inesperienza. La madre – inaspettatamente – riesce a racimolare del denaro e lo consegna a Gabriel per fargli finalmente avere lo strumento che desidera: il bandoneón. Così, a tredici anni, riesce a guadagnare i primi soldi grazie alla musica suonando nel quintetto di Andrés D’Aquila (l’insegnante dei primi rudimenti musicali del leggendario Astor Piazzolla, il genio riformatore del tango). A quindici anni, inizia la collaborazione con l’orchestra del pianista Francisco Pracánico – che ha due fratelli bandoneonisti che hanno di certo stimolato la crescita di Clausi – e con la quale effettua diverse registrazioni. Altre figure importanti che collaborano con Pracánico, e che così entrano in contatto con Clausi, sono il cantante Carlos Dante e, soprattutto, il bandoneonista e poi grande direttore d’orchestra Miguel Caló. Nel 1928, la vita musicale di Clausi fa un salto di qualità: diventa ricercato da nomi di primissimo piano (molto spesso anche per registrare in sala d’incisione). Infatti, in questo anno entra nell’orchestra di Juan Pacho Maglio e, sempre nel 1928, quando Maglio decide di dare vita al Pacho Trio, Clausi ne è una delle punte di diamante. Proprio nel trio conosce un altro bandoneonista, Ernesto Di Cicco, il fratello di Minotto. Ernesto diventa così punto di contatto tra Gabriel Clausi e Minotto, che gli fa una ghiotta offerta di denaro (seicento dollari al mese). Nel giro di poco tempo, il passaggio è fatto: il nostro Clausi entra a far parte dell’orchestra di Minotto Di Cicco per andare ad esibirsi nel noto locale Armenonville. Il suo nome è evidentemente in ascesa, e così viene contattato da Roberto Firpo. Anche se l’offerta di denaro è di poco inferiore a quella di Minotto, Clausi non disdegna di passare con Firpo. Dopo alcuni frenetici mesi in cui collabora con più orchestre in contemporanea, nel 1929, Clausi trova una certa stabilità nell’orchestra di un’altra grande stella del bandoneón: Pedro Maffia. Nei cinque anni che vanno dal 1929 al 1934, Maffia incide davvero molti dischi sia per Columbia sia per Brunswick, sempre con Clausi al fianco: queste incisioni costituiscono una preziosissima testimonianza delle capacità interpretative di Gabriel. Dopo Maffia, un altro periodo di relativa stabilità Clausi lo ha nell’orchestra di Julio De Caro, nella quale resta fino al 1940. Sono sufficienti i nomi di Miguel Caló, Juan Pacho Maglio, Minotto Di Cicco, Roberto Firpo, Pedro Maffia e Julio De Caro per collocare il nome di Gabriel Clausi nell’Olimpo del tango. Eppure, Clausi aveva un legame del tutto particolare con un altro grande nome: Eduardo Arolas. Ma come?, viene da chiedersi, Arolas muore nel 1924 quando Clausi ha solamente tredici anni? Com’è possibile? Ecco: le notizie a noi arrivate, non riportano di particolari studi letterari da parte di Gabriel Clausi; ciò fa pensare che la capacità di scrivere testi per i tanghi cantati si sia sviluppata, evidentemente, con le proprie esperienze di vita professionale all’interno delle varie orchestre di tango. Fatto sta, che, per quanto la cosa possa risultare “singolare”, Gabriel Clausi è colui che ha scritto i testi dei principali tanghi di Arolas, tanghi che sono rimasti evergreen arrivando fino a noi oggi. Anzi, come spesso accadeva, il brano usciva in versione strumentale e – per prolungarne l’onda del successo – il testo veniva aggiunto in un secondo tempo. Questi sono i testi che Clausi ha scritto su musiche di Arolas: Viborita, La guitarrita, Rawson, Una noche de garufa, Araca, Alice, Maipo, Comme il faut, Retintín e il notissimo Derecho viejo. L’altro dato di grande importanza è che, a seguito dell’aggiunta del testo da parte di Gabriel Clausi, i brani venivano registrati da diverse orchestre e riportati in auge: un esempio ne è Maipo inciso nel 1962 dall’orchestra Aníbal Troilo con la voce di Roberto Grela. Una storia tutta a sé è quella di un altro grande successo di Arolas: Derecho viejo. Il brano aveva già avuto un grande successo nella sua versione strumentale iniziale e in seguito fu Andrés Baldesari ad aggiungervi un testo. L’intervento letterario di Gabriel Clausi su questo brano arriverà molto tardivamente e con una genesi assai curiosa. Per come era strutturata la legge del diritto d’autore in Argentina, la tutela era fino ai cinquant’anni successivi alla morte del compositore. Se all’opera veniva aggiunto un testo da parte di un soggetto che ne richiedeva i diritti, questi, oltre a vedersi tutelata la componente letteraria, prolungava in automatico la tutela anche della parte musicale. Questo ci lascia pensare che furono gli eredi di Eduardo Arolas a spingere, a ridosso del 1974, Gabriel Clausi a scrivere un secondo testo per Derecho viejo. Sarà, poi, nel 1979, la cantante Nelly Omar a incidere il brano accompagnata alla chitarra da José Canet. L’elenco di questi titoli rende Gabriel Clausi il principale poeta di riferimento in rapporto all’opera compositiva di Eduardo Arolas e questo aspetto va sottolineato poiché si tende a parlare solo della sua figura di interprete al bandoneón. Agli inizi degli anni Quaranta, Clausi si esibisce in alcune tournée in Centro-America. Dal 1944, per un decennio, il suo raggio di azione si sposta in Cile, paese in cui porta il fascino del tango rioplatense grazie anche ai centocinquanta dischi che incide lì. Nella seconda fase della sua vita, Clausi si dimostra un personaggio capace di reinventarsi: si dedica più assiduamente alla composizione scrivendo oltre cinquecento brani, e diventa direttore di un Conservatorio di musica (tra i suoi professori c’era persino Osvaldo Pugliese). Negli anni 2000 (quindi ultranovantenne), è ancora super attivo: nel 2002, esce il suo album intitolato Madre (che contiene un brano dedicato al grande costruttore di bandoneón Alfred Arnold); nel 2003, affianca il gruppo rock Los Piojos in un concerto tenutosi allo Stadio Monumentale del River Plate a Buenos Aires, davanti a oltre settantamila persone; nel 2008, partecipa a un film sull’epoca d’oro del tango intitolato Café de los Maestros; nel 2009 (quindi a novantasette anni) tiene la sua ultima tournée in Brasile. Una polmonite pone fine, nel 2010, alla sua carriera e a una vita davvero unica quanto a intensità e ricchezza.

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