SAPORI BLU, SUONI GIALLI
Kandinsky, Schönberg e la fonte ancestrale dell’arte
(prima parte)
Egregio Professore!
Mi scusi se Le scrivo pur non avendo il piacere di conoscerLa personalmente. Ho appena ascoltato il Suo concerto, ed è stata per me un’autentica gioia. Certamente Lei non mi conosce, ossia non conosce i miei lavori, perché di solito non espongo molto […].
Nelle sue opere Lei ha realizzato ciò che io, in forma naturalmente indeterminata, desideravo trovare nella musica. Il cammino autonomo lungo le vie del proprio destino, la vita intrinseca di ogni singola voce nelle Sue composizioni, sono esattamente ciò che io tento di esprimere in forma pittorica. […]
Penso […] che l’armonia del nostro tempo non debba essere ricercata attraverso una via «geometrica», bensì attraverso una via rigorosamente antigeometrica, antilogica. Questa via è quella delle «dissonanze nell’arte», dunque anche nella pittura, come nella musica. E la dissonanza pittorica e musicale «di oggi» non è altro che la consonanza di «domani». […]
Mi ha fatto infinitamente piacere ritrovare in Lei il medesimo concetto. […]
Mi permetto di mandarLe una mia cartella […] e a questa lettera allego alcune fotografie dei miei ultimi quadri. […] Sarei molto lieto se queste cose La interessassero.
Con viva simpatia e sincera stima.
Kandinsky[1]
24. 1. 1911
Egregio Signore. La ringrazio molto per la Sua lettera. Mi ha fatto enormemente piacere. Alle mie opere è negato per il momento il successo presso il grande pubblico. Riescono invece a conquistare senza grande difficoltà l’interesse di singole persone: quelle persone veramente di valore di cui solo mi importa. Mi fa enormemente piacere che sia un artista che opera in un campo diverso dal mio a trovare punti di contatto con me. […]
Ma anzitutto mille grazie per i quadri. La cartella mi è piaciuta moltissimo. Mi è tutto perfettamente chiaro e sono sicuro che ci intenderemo sui punti più importanti. Ad esempio, su ciò che Lei chiama l’«illogico» e io chiamo l’«esclusione della volontà cosciente dall’arte». […] Ogni attività creativa che voglia raggiungere gli effetti tradizionali non è del tutto priva di atti coscienti. Ma l’arte appartiene all’inconscio! Bisogna esprimere se stessi! Esprimersi con immediatezza! Non si deve però esprimere il proprio gusto, la propria educazione, la propria intelligenza, il proprio sapere o la propria abilità. Nessuna di queste qualità acquisite, bensì quelle innate, istintive. Ogni creazione, ogni creazione consapevole si basa su un principio matematico o geometrico, sulla sezione aurea e su qualcosa di simile. Solo la creazione inconscia […] crea forme vere, essa soltanto produce quei modelli che le persone prive di originalità imitano, trasformandoli in «formule». […]
Per ora La saluto molto cordialmente.
Arnold Schönberg[2]
Kandinsky afferma che il colore genera sensazioni intersensoriali sugli spiriti più sensibili: esistono sapori blu e suoni gialli, colori ruvidi o lisci[4]. Nel 1896, assistendo ad una rappresentazione del Lohengrin al Bolshoi, ha l’impressione di vedere la sua Mosca dipinta musicalmente da Wagner. È colpito, soprattutto, da suoni che fino ad allora gli erano stati sconosciuti: “I violini, i bassi gravi, e soprattutto gli strumenti a fiato materializzavano per me tutta la forza di quell’ora vespertina. Vedevo tutti questi colori nel mio spirito, li avevo davanti agli occhi. Davanti a me si formavano linee disordinate, quasi folli. Non osavo dire che Wagner aveva dipinto musicalmente la mia ora”[5].
Degli artisti del “Cavaliere Azzurro”, George Grosz, uno dei protagonisti del cosiddetto «realismo espressionista» scriverà: “L’anima doveva mettersi in gara. Questo fu il punto di partenza di molti espressionisti. Si trattava di signori molto onorabili, un po’ troppo meditativi”[12].
Schönberg e Kandinsky si dedicano al lavoro teorico con grande impegno. E le loro prime opere di questo segno, il Manuale di armonia di Schönberg e Lo spirituale nell’arte di Kandinsky, sono concluse prima che inizi il loro rapporto epistolare. Entrambi rifiutano a lungo la tradizione, ma non la sostituiscono immediatamente con un insieme alternativo di norme. Soltanto con il Metodo per comporre con dodici suoni in rapporto reciproco, Schönberg teorizza sistematicamente un nuovo ordine costruttivo e una cosciente rivoluzione dei mezzi: il Principio ordinatore di una composizione è costituito dalla serie formata dalle dodici note dell’ottava (dodecafonia), che egli usa per la prima volta nella Suite per pianoforte op. 25, composta nel 1921. Nello stesso anno, in Russia, il linguaggio pittorico di Kandinsky evolve verso forme geometriche più rigorose, fino a ridurlo alle forme fondamentali e, spesso, ai colori primari[13].
“L’uom, che in sé stesso musica non ha,
Cui non commuove l’armonia dei suoni,
È incline a fellonia, al furto o malizia;
L’animo suo come la notte è scuro,
Come l’Erebo è fosco il suo pensiero;
Diffidane – alla musica da’ ascolto
NOTE
[1] Arnold Schönberg, Wassily Kandinsky, Musica e pittura, Milano, SE, 2002, pp. 17-18.
[2] Ibidem, pp. 18-20.
[3] A. Schönberg, W. Kandinsky, op. cit., p. 231.
[4] W. Kandinsky, op. cit.
[5] W. Kandinsky, Sguardi sul passato, Milano, SE, 2006, p. 20.
[6] Voce “Kandinskij” in La nuova enciclopedia dell’arte, Milano, Garzanti, 1986.
[7] J. Rufer, Schönberg-Kandinsky. “Zur Funktion der Farbe in Musik und Malerei”, nel catalogo per la mostra Hommage à Schönberg, Berlin, 1974.
[8] Jelena Hahl Boch, “Kandinsky e Schönberg. Documentazione di un’amicizia artistica”, in A. Schönberg, W. Kandinsky, op. cit., pp. 195-239.
[9] A. Schönberg, Manuale di armonia, Milano, Il Saggiatore, 2008.
[10] Prefazione all’esecuzione dei Gurrelieder, dei Lieder su testo di George e dei Klavierstücke del 1908, citazione tratta da da E. Wellesz, Schönberg, Leipzig-Wien-Zürich, 1921, p. 35
[11] Sergio Franzese, «Il bello è brutto, il brutto è bello»: Schönberg e il Blaue Reiter. un problema di estetica della ricezione, in http://siba-ese.unisalento.it/index.php/segnicompr/article/download/4726/4097.
[12] Ferdinando Ballo (a cura di), Gerge Grosz, Milano, Rosa e Ballo, 1946, p. 9.
[13] J. Hahl Boch, op. cit.
[14] Cit. in Mario De Micheli, Le avanguardie artistiche del Novecento, Milano, Feltrinelli, 1976, p. 106.
[15] Ibidem, p. 114.
[16] B, vi, “Linguaggio delle forme e dei colori”. [17] William Shakespeare, Il mercante di Venezia, atto V, scena I.
PER APPROFONDIRE
BIBLIOGRAFIA
ADORNO, Theodor W., Introduzione alla sociologia della musica, Torino, Einaudi, 1971.
FUBINI, Enrico, L’estetica musicale dal Settecento a oggi, Torino, Einaudi, 1968.
KANDINSKY, Vassily, Il problema delle forme e l’almanacco del cavaliere azzurro, Milano, Abscondita, 2011.
KANDINSKY, Vassily, MARC, Franz, Il cavaliere azzurro, Milano, SE, 1988.
KANDINSKY, Vassily, Lo spirituale nell’arte, Milano, SE, 2005.
KANDINSKY, Vassily, LASKER SCHÜLER, Else, MARC, Franz, Der Blaue Reiter. Il cavaliere azzurro: affinità spirituali e poetiche, Milano, Castelvecchi, 2014
MILA, Massimo, Breve storia della musica, Torino, Einaudi, 1977.
ROGNONI, Luigi, La scuola musicale di Vienna. Espressionismo e dodecafonia, Torino, Einaudi, 1966.
SCHÖNBERG, Arnold, Stile e idea. Saggi critici di musicologia, Milano, Pgreco, 2012.
VLAD, Roman, Storia della dodecafonia, Milano, Suvini Zerboni, 1958.
WEITZ, Eric D., La Germania di Weimar. Utopia e tragedia, Torino, Einaudi, 2008.
LINK AUDIOVISIVI
https://www.youtube.com/watch?v=cT0bLbwWcj0
https://www.youtube.com/watch?v=ZMOD3-jAkKk