Beniamino Bugiolacchi: dagli accessori in pelle al Museo della Fisarmonica

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Cultura e lavoro per aprire la mente

 

È risaputo. Se vuoi che ti sia raccontata una storia sulla fisarmonica, devi recarti nelle Marche, a Castelfidardo. Così ho fatto, di nuovo, sempre con grande entusiasmo, per incontrare Beniamino Bugiolacchi, classe 1944. Ci sediamo nel suo negozio di cinte e accessori per strumenti musicali (Italcinte), mentre fuori è iniziato a piovere.
Gli chiedo subito se abbia voglia di introdurmi al suo lavoro. D’impatto, crede che ci vorranno pochi minuti, invece l’intervista durerà un paio d’ore. “Sto dirigendo un’azienda sorta nel 1906”, inizia, “era partita con una piccola ditta artigianale di calzature e, successivamente, visto che a Castelfidardo la produzione era orientata verso lo strumento musicale, si è specializzata nel settore. Io l’ho ‘presa’ nel 1967. Prima era condotta da mio nonno, da mio padre e da mio fratello”.
Gli chiedo chi fu a capire che era il momento di cambiare: dal negozio di calzature agli accessori per strumenti musicali. “È stato mio padre. Mio padre, nell’immediato dopoguerra, nel ’46, si è staccato dai cugini, ché l’azienda era dei fratelli Bugiolacchi; si è messo in proprio e lì ha capito che poteva sbarcare il lunario”. E ci ha visto bene… “Sì, perché poi lui e mio fratello – eh anche lui aveva il pallino del cambiare un po’ le cose – sono riusciti, con le amicizie di molti rivenditori di strumenti musicali e anche dei nostri prodotti, a contattare il vero mondo della musica. Per esempio, i nostri prodotti sono stati acquistati da grandi musicisti. Non so… i Beatles c’avevano le cinghie a tre cinte, Jimi Hendrix le cinte per chitarra su suo disegno” ricorda. L’azienda resiste malgrado la concorrenza e, cosa più importante, continua ad attrarre acquirenti che apprezzano la manifattura del pellame e l’intero carattere artigianale espresso dal piccolo laboratorio dietro la bottega.
Una vita piena, per la musica, senz’altro, sebbene Beniamino Bugiolacchi nasca perito agrario e frequenti il Centro sperimentale di cinematografia a Roma per poter fondare, nella sua città, un circolo di cinema e realizzare qualche film. Guardando i suoi genitori lavorare tutto il giorno, però, inizia a seguire e a conoscere tutta la filiera di produzione, rilevando, poi, l’azienda. “Il lavoro porta anche ad un’apertura mentale non indifferente e si cerca di trasmetterlo. Mia figlia, dal primo gennaio, ha preso le redini dell’azienda, perciò ci sono riuscito ed è una discreta soddisfazione” riprende fiero. Racconta anche il periodo passato in politica: “Per dieci anni, ho collaborato come amministratore qui a Castelfidardo, poi ho collaborato moltissimo sia con Regione Marche, sia con l’Istituto per il Commercio con l’Estero e con la Camera di Commercio di Ancona, con il compito dell’internazionalizzazione; cose che mi hanno dato l’opportunità di visitare un po’ tutto il mondo, partecipando a fiere, organizzando eventi, sempre nell’ambito dello strumento musicale”.
Beniamino Bugiolacchi e Tonino GuerraD’un tratto udiamo un rumore di nocche sbattere sul vetro: alla porta, il suo amico Vincenzo Canali, che entra. Insieme ne hanno passate tante, come quando, neanche ventenni, si erano messi in testa di voler far pubblicare alla Ricordi le partiture per fisarmonica. “Noi avevamo capito che per arrivare lontano bisognava volare alto, tutto lì” semplifica l’amico di Bugiolacchi. Riuscirono a portare la fisarmonica in televisione, in Conservatorio e, poi, crearono il premio Città di Castelfidardo: basta con il solito concerto paesano, la fisarmonica doveva diventare strumento della “musica del futuro” e patrimonio comune. Lo hanno fatto. “Abbiamo girato tutte le parti del mondo per vedere gli altri concerti, per imparare, per renderci conto. Sembra che ci sia un movimento fecondo, però deve essere rinnovato giorno per giorno, bisogna starci dietro e non deve essere condotto dal politico d’occasione”. Finché, anche per far da traino al turismo della città, nel 1981, nasce il Museo Internazionale della Fisarmonica, attualmente chiuso per ristrutturazione. Per lungo tempo, Beniamino Bugiolacchi ne è stato il direttore. Recentemente, il sindaco Roberto Ascani ha chiesto il suo aiuto per il nuovo allestimento. Lui, però, non se la sente “Ho una mentalità di settant’anni, io la vedo in un certo modo” spiega “vedo il museo non come raccolta, c’è una grossa differenza: museo significa esporre magari qualche pezzo in meno, che comprenda tutta una storia, però, perché nella storia di questo strumento c’è anche un «accessoriame»; significa che il pittore che ha fatto un quadro dove c’era la fisarmonica, tu bisogna che, se è apprezzato, lo inserisci dentro un contesto; la partitura musicale è importantissima, tu, la partitura di Piazzolla bisogna che la metti in evidenza, non la puoi mettere dentro una bacheca”.
Non è facile immaginare Beniamino Bugiolacchi in pensione, magari mentre sfoglia la sua collezione di cartoline dei teatri. Infatti, mi dice prima di congedarci, “ho tante cose, tante idee in testa, quelle ci sono sempre anche se ultimamente ho dovuto un po’ abbandonare per motivi di salute, però ancora vado avanti, io guardo sempre al futuro, indietro ci guardo poco”.