Jure Tori: l’unione fra i popoli attraverso il linguaggio universale della musica (English version of this article)

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Jure Tori (foto di Bostjan Tacol)Jure Tori è un fisarmonicista profondo, sensibile, emozionalmente coinvolgente, il cui stile è intriso di spiritualità, un playing attraverso il quale lui racconta e descrive i suoi stati d’animo, l’amore per la sua terra, la Slovenia, così come quello per la natura. In questa intervista si mette artisticamente a nudo, parlando di sé liberamente, mostrando tutta la sua umanità.

Il tuo playing profuma delle tue radici culturali, è ispirato, denso di pathos e poeticità. Questo modo di suonare, come spesso accade, rispecchia il tuo carattere?

«Mi convince solo la musica che sgorga dal cuore. Suono quello che sono, ciò che sento. Con gruppi diversi, ogni volta c’è un’energia diversa. Mi adeguo alle tendenze soltanto nella misura in cui mi si addicono. Alcune volte sono triste, altre sono felice, altre ancora “simpaticamente cattivo”. Sono un amante della natura e amo le viste magnifiche, i bei panorami, il buon vino, i suoni piacevoli e le belle parole. Voglio essere me stesso, naturale, con i piedi per terra, ma in certe circostanze ho bisogno di un’analisi interiore più approfondita. Ecco perché tutti i miei dischi sono molto differenti fra loro e di facile ascolto. Cresco attraverso ogni nuovo album. Dicono che la mia musica sia associabile al vino, alla terra, alla poesia, alla danza. Ogni composizione ha una sua storia. I miei brani trasmettono la sensazione di desiderare il sole quando sono intrappolato nell’oscurità. Questo lo attribuisco ai miei genitori: la sensualità dalla parte di mia madre, la musicalità inculcatami da mio padre».

Jure Tori - foto Petra CvelbarLe tue composizioni sono state pubblicate in alcuni libri per fisarmonica e utilizzate per film e documentari in Slovenia e Austria. Quali sono le principali caratteristiche tecniche e interpretative dei tuoi brani originali?

«I miei lavori differiscono dagli altri principalmente per il fatto che non cerco di copiarne (appunto) altri. Quando ho in mente la melodia di base la sviluppo fino a padroneggiarla. Per me il centro di tutto è la passione, quella per la vita, per la musica. Prima ero un rocker, poi mi sono profondamente immerso nel blues. La gente, addirittura, mi vedeva come un fisarmonicista punk! Ecco perché non esistono schemi classici in quello che faccio, che invece si apprende (generalmente) nelle scuole di musica. Preferisco di gran lunga le emozioni e meno l’ostentazione della tecnica».

Nel corso della tua carriera hai calcato numerosissimi palchi in giro per il mondo. Dal punto di vista artistico, umano e sociale, quale messaggio intendi diffondere quando ti esibisci a tutte le latitudini imbracciando la tua amata fisarmonica?

«Prima di tutto voglio comunicare la mia umanità, non assomigliare a un robot che pigia i tasti sullo strumento. La musica unisce culture diverse e ci connette, perché è una lingua conosciuta in tutto il mondo, per cui la gente percepisce l’autenticità e l’amore che manifestiamo quando suoniamo».

Jure Tori (foto di Bostjan Tacol) (foto di Miro Podgorsek)A proposito di fisarmonica, sia in studio di registrazione che nei concerti, quale modello utilizzi?

«Ho fisarmoniche completamente diverse. Sono tutti marchi Brandoni. Ogni modello di fisarmonica caratterizza ciascuno dei miei gruppi. Gli ascoltatori riconoscono il mio stile in formazioni differenti anche se suono in maniera totalmente diversa, questo perchè pure il suono delle varie fisarmoniche cambia. Nel gruppo etno-rock Orlek utilizzo il modello “Brandoni W 68”, una fisa in legno senza cassotto. Il legno colora il suono e si addolcisce insieme al tremolo. Nelle band Tori Tango e Tori Trio, oltre che per i concerti da solista, uso la fisarmonica in celluloide “Infinity” a trentasette tasti, senza tremolo, ben disegnata, ma leggermente più piccola, e sono impressionato soprattutto dal suono, dalla reattività e dalla meccanica. Inoltre ho un modello jazz, sempre della Brandoni, che suono con il gruppo etno-pop jazz Flora & Paris. In questo caso, la fisarmonica ha un doppio basso, senza piccolo sulla tastiera. Ha un piccolo tremolo e caratterizza parecchio il sound della band».

La tua nuova creatura discografica si intitola “Respirando”. Potresti descrivere in sintesi questo album sotto l’aspetto tecnico ed espressivo?

«Come per tutti i miei brani, narro storie attraverso le melodie. Oltre alla classica formazione di tango, abbiamo inserito un beatboxer, che apporta il suo contributo con un sound fresco, moderno. Quindi, abbiamo mantenuto gli strumenti naturali e il suono caldo, che si sono amalgamati con l’intero gruppo. Le composizioni ti cullano da un fotogramma all’altro. Molti ci associano a un progetto, in particolar modo dal punto di vista del suono, a cavallo tra Piazzolla e Gotan Project. Devo dire che ci divertiamo davvero tanto».

 

(foto in evidenza di Miro Podgoršek – foto sull’articolo di Bostjan Tacol – Petra Cvelbar)

 

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Jure Tori: unity among peoples through the universal language of music

 

Jure Tori (foto di Bostjan Tacol)Jure Tori is a sensitive and emotionally engaging accordionist whose style is steeped in inner spiritual experience. Through his playing he describes his moods, love for his land, Slovenia, as well as that for nature. In this interview he artistically exposes himself and speaks about himself freely, showing all his humanity.

Your playing unveils your cultural roots, it is inspired, full of pathos and poetry. Does this way of playing, as often happens, reflect your character?

Only the music that flows from the heart convinces me. I play what I am, what I hear. With different groups there is different energy each time. I adapt to trends only to the extent that they suit me. Sometimes I’m sad, sometimes I’m happy and sometimes I’m naughty. I am a nature lover, I love beautiful views, good wine, pleasant sounds and nice words. I want to be myself, intuitive, with my feet on the ground, sometimes I also need to go deep inside myself. That’s why all my records are very different from each other but always easy to listen to. I grow through each new album. They say that my music can be associated with wine, land, poetry and dance. Each composition has its own story. My songs convey the feeling of longing for the sun when I am trapped in the darkness. I attribute this to my parents: the sensuality on my mother’s side, the musicality instilled in me by my father.

Jure Tori - foto Petra CvelbarYour compositions have been published in sheet music collections and used for films and documentaries in Slovenia and Austria. What are the main characteristics of your original songs?

My work differs from other people’s mainly in the sense that I don’t try to copy anyone. When I have the basic melody in mind I develop it further. For me the center of everything is the passion for life, for music. First I was a rocker then I deeply immersed myself in the blues. People even saw me as a punk accordion player! Classic patterns that are generally learned in music schools don’t exist in what I do. I prefer emotions to technique.

In the course of your career you have been on many stages around the world. From an artistic, human and social point of view, what message do you like to spread when you perform with your beloved accordion in your arms?

First of all I want to communicate my humanity and not to look like a robot pressing the keys on the instrument. Music unites different cultures and connects us. It is a language known all over the world and people can perceive the authenticity and love we spread when we play.

Jure Tori (foto di Bostjan Tacol) (foto di Miro Podgorsek)Speaking of accordion, both in the recording studio and in concerts, which model do you use?

I have different accordions. They are all Brandoni brand. Each accordion model characterizes each of my groups. Listeners recognize my style in different formations even if I play in a totally different way. In the ethno-rock group Orlek I use the “Brandoni W 68” model, a wooden frame without a chamber. The wood colours the sound and softens with the tremolo. In the bands Tori Tango and Tori Trio as well as for solo concerts I use the celluloid accordion “Infinity” with thirty-seven keys, without tremolo, well designed but slightly smaller. I am impressed above all by its sound, dynamics and its mechanics. I also have a jazz model, also from Brandoni, which I play in the ethno-pop jazz group Flora & Paris. This accordion has a double bass, without piccolo. It has a little tremolo and characterizes the band’s sound a lot.

Your new record is called “Respirando” (Breathing). Could you briefly describe the album?

As with all my songs, I tell stories through melodies. In addition to the classic tango lineup we have included a beatboxer who adds a fresh, modern sound. In this way we kept the accoustic and warm sound which nicely blends with the whole group. Our compositions lull you from one frame to the next – they say our sound flows between Piazzolla and Gotan Project.

 

(featured photo by Miro Podgoršek – photo in the article by Bostjan Tacol – Petra Cvelbar)