Presentata la prima di “Celestiana” del compositore Capogrosso

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Massimiliano PitoccoLo scorso 18 agosto, a Tagliacozzo, provincia dell’Aquila, il compositore Fabio Massimo Capogrosso – classe 1984, uno dei talenti più raffinati della nostra musica contemporanea – ha presentato in prima assoluta Celestiana, un concerto per due fisarmoniche bayan e orchestra che, per l’inusuale organico e la profondità della fattura, ha catturato l’attenzione degli ascoltatori. A interpretare il brano due solisti di eccezione, da sempre particolarmente attenti al repertorio moderno: Massimiliano Pitocco e Dario Flammini, affermati concertisti internazionali e rispettivi docenti presso il Conservatorio Santa Cecilia di Roma e Alfredo Casella dell’Aquila. La direzione dell’Orchestra sinfonica abruzzese è stata affidata al M° Vittorio Antonellini.

La prima esecuzione assoluta a Tagliacozzo, è stata ripetuta il 19 Agosto a Borrello (CH) e il 21 Agosto a L’Aquila.

Celestiana si presenta nella forma classica dei tre tempi. In particolare il secondo, un Adagio commosso e sentito, è ispirato a un dipinto di Luigi Rodio, dal quale il concerto prende il titolo. Dario FlamminiÈ forse questo secondo movimento la chiave di tutta l’opera: un vero gioiello lirico che appare incastonato tra due tempi enigmaticamente convulsi e mai pacificati, quasi a rappresentarne un’immaginaria pace lontana, un’evasione che proietta l’ascoltatore in una dimensione in cui i contrasti appaiono sanati e risolti. La bellezza timbrica dei due strumenti, in costante dialogo fra loro, è impiegata da Capogrosso in molteplici direzioni ed è percepibile una ricerca sonora profonda, che certamente ha impegnato l’autore nel sondare ogni possibile amalgama con gli strumenti dell’orchestra.

Capogrosso non dimentica la lezione del Novecento e accetta di incarnarne l’estrema propaggine: all’ascoltatore colto alcuni momenti possono ricordare certe pagine orchestrali di Ligeti. E tuttavia, la musica del giovane compositore perugino sembra non dimenticare mai l’esigenza di una comunicazione franca con chi ascolta: c’è in Capogrosso un’esigenza espressiva che mette in secondo piano l’artificio tecnico e che rappresenta una risposta positiva e vitale all’idea stessa di musica contemporanea. Non c’è dubbio che è da opere come questa che ci si aspetta una possibile via d’uscita dalla tormentata impasse in cui ci si è trovati in questi ultimi decenni, specie se pensiamo al rapporto con il pubblico e al costante rifiuto (del tutto giustificato in molti casi) che quest’ultimo esprime delle novità musicali.

Come ha scritto il compositore Paolo Coggiola, la musica di Capogrosso esprime “un ricco universo sonoro che si esprime con una solida padronanza dei mezzi tecnici sempre in dialogo con la tradizione, in ogni battuta si avverte forte la necessità di comunicare artisticamente un’esperienza umana, spesso sofferta, per mezzo di forme che con ogni evidenza non potrebbero esprimersi se non con il potente quanto pericoloso strumento dei suoni”. Celestiana è un’ulteriore conferma della sua qualità.

Marco Gatto