Gabriele Vanoni – Corde di recita (2011) per fisarmonica da concerto

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Gabriele VanoniGabriele Vanoni è nato a Milano nel 1980. Dopo alcune esperienze come giovanissimo compositore con le metodologie Yamaha, ha cominciato gli studi musicali presso il Conservatorio di Milano, dove si è diplomato in pianoforte con Maria Isabella De Carli e in composizione con Giuseppe Giuliano. In seguito agli studi milanesi ha conseguito un dottorato presso la Harvard University, grazie al quale ha conosciuto da vicino la scena musicale degli Stati Uniti, specialmente la costa est, e dove ha avuto la possibilità di conoscere e lavorare con alcuni dei compositori più interessanti di oggi, come Helmut Lachenmann, Julian Anderson, Brian Ferneyhough, Tristan Murail, Hans Tutschku e Chaya Czernowin. In aggiunta agli studi accademici, la sua formazione musicale si è arricchita ulteriormente grazie a diverse esperienze in corsi e master class di composizione e musica elettronica tenuti da vari compositori, tra i quali figurano Salvatore Sciarrino (Acanthes), Alessandro Solbiati, Luca Francesconi (Stresa EarLab), Denys Bouliane (Domaine Forget) e Michele Tadini.

Grazie a questo ampio spettro di esperienze ed incontri, la musica di Vanoni si è nel tempo diffusa a livello internazionale e ad oggi è stata eseguita in Europa (Italia, Francia, Norvegia, Inghilterra, Russia) e nelle Americhe (Stati Uniti, Canada, Messico), in festival ed istituzioni come la Carnegie Hall, la Biennale di Venezia, il Conservatorio di Mosca, la Fondazione Royaumont, l’IRCAM, l’Università degli Studi di Milano, l’Herbst Theater di San Francisco, NYU, BIT Teatergarasjen di Bergen e l’Accademia Chigiana. Analogamente, diversi solisti e gruppi sono stati coinvolti nelle varie esecuzioni, tra i quali il Moscow Studio for New Music Ensemble, Mario Caroli, il Quartetto Diotima, i solisti dell’Ensemble Intercontemporain, il Nouvel Ensemble Moderne e Lorraine Vaillancourt, Les Cris de Paris, Gustav Kuhn, Barrie Webb, il Lost Cloud Quartet, i San Francisco Contemporary Music Players e l’Ensemble Fa. Suoi lavori sono stati segnalati e premiati anche in diversi concorsi locali ed internazionali (tra gli altri: Jurgenson Competition, Concorso Internazionale del Conservatorio di Milano, Concorso A.Gi.Mus, Previsioni Musica, Concorso Filarmonica, Harvard Bohemians Prize, IBLA Grand Prize New York, North/South Consonance).

Parallelamente agli studi di composizione, Gabriele Vanoni si è laureato in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione presso l’università Bocconi. Inoltre, è il direttore artistico di Suggestioni, un festival di musica italiana in America.

Progetti attuali e recenti includono un pezzo per l’Expo di Milano e un progetto multimediale per il Cursus 2 all’Ircam di Parigi. Ha pubblicato alcuni lavori presso Carisch ed Edizioni Sconfinarte. Vive attualmente negli Stati Uniti, ed è Visiting Faculty a Dartmouth College.

 

 

Come descriverebbe il panorama della musica contemporanea del momento e il suo sviluppo negli ultimi decenni?

Il vantaggio di essere in America è che, volenti o nolenti, si ha una visione d’insieme più ampia (cosa che, ovviamente, ha i suoi pro e i suoi contro). Quello che vedo da qui è in effetti una grande varietà di generi ed interessi, con personalità e risultati che spiccano per qualità in molti di questi generi musicali. Vedo anche, per alcuni di questi generi, un risveglio di interesse nel pubblico.

Come vede il proprio operato compositivo all’interno di esso?

Personalmente cerco di non preoccuparmi troppo di come la mia musica possa essere inquadrata da un punto di vista estetico. Scrivo quello che piace a me, il resto (genere, stile, etc.) viene probabilmente dopo, frutto quasi inconscio di chi sono e cosa mi interessa. Ovviamente sono un compositore nato e formato prevalentemente in Europa e arrivato solo dopo in America. Quindi, la mia musica ha sicuramente molto di europeo, per quanto anche questa sia una categorizzazione molto generica. In ogni caso, credo di poter dire che in America, dove gli stili musicali si mescolano molto, ho sicuramente imparato ad usare fino in fondo la mia libertà e, per certi versi, a “rischiare” di più, mentre in Italia e in Francia ho imparato ad andare fino in fondo ai problemi compositivi, migliorando la mia capacità di astrazione, di gestione formale, e di analisi.

Può descriverci Corde di recita?

Corde di recita è liberamente ispirato alla prassi del canto sacro del primo Cristianesimo: la corda di recita era infatti la nota perno del canto, intorno cui veniva sviluppato il profilo della melodia del canto. Il mio pezzo parte anch’esso da note perno e sviluppa liberamente verso diverse direzioni. È nella forma plurale sia perché è diviso in diverse parti, dove diverse corde di recita appaiono, sia per il fatto che alcune di queste “corde” sono prettamente polifoniche, dei quasi accordi che si ripetono.

Potrebbe illustrarci alcuni tratti di compositori con cui ha studiato presenti in esso, se pensa ci siano?

Sicuramente c’è un controllo della forma che ho imparato lavorando con Julian Anderson. C’e’ contemporaneamente una grande attenzione al suono come risultato, frutto sia del mio lavoro con Giuseppe Giuliano che dalla grande attenzione della mia ultima insegnante, Chaya Czernowin.

Potrebbe, a grandi linee, darcene un’interpretazione analitica? Oppure: potrebbe accennare ad un’analisi di Corde di recita?

Il pezzo è strutturato in due parti più una coda, che dal punto di vista formale rappresenta in realtà una terza parte a tutti gli effetti. La prima parte è una sorta di gioco sul tempo: due “corde di recita” (qui intesi in senso veramente lato), una melodica e una ritmica si ripetono, ma mentre la prima si evolve, la seconda resta sempre fissa, uguale a se stesso, intaccata dal tempo. Quando poi anche la corda melodica sembra fossilizzarsi, ecco arrivare la trasformazione: un accordo primordiale (lo spettro di do) rompe e porta ad un climax che chiude la prima parte. Nella seconda, la corda di recita “ritmica”, immobile, fa capolino ogni tanto, ma il pezzo si sviluppa in modo quasi circolare.

Che ne pensa dello strumento fisarmonica?

È uno strumento molto affascinante, e scriverci un pezzo è stata un’esperienza indimenticabile. Sono sicuro che prima o poi tornerò a lavorare con la fisa, probabilmente per progetti con altri strumenti, oppure con elettronica.

Quali altri suoi pezzi sono legati alla fisarmonica?

Per ora, nessuno.

Ha altri progetti legati alla fisarmonica?

Niente di concreto, sono aperto a suggerimenti.