La Fenice festeggia il decennale della ricostruzione con… Beethoven

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Lorin Maazel dirige la Nona di Beethoven per il decennale dell’inaugurazione della Fenice ricostruita

Lorin MaazelSabato 14 dicembre 2013 alle ore 20.00 Lorin Maazel dirigerà al Teatro La Fenice un concerto straordinario per il decennale della reinaugurazione del Teatro dopo la ricostruzione seguita al devastante incendio del gennaio 1996.

Il 14 dicembre 2003 si aprì infatti con un memorabile concerto dell’Orchestra e Coro del Teatro La Fenice diretti da Riccardo Muti la settimana inaugurale della sala ricostruita, nella corso della quale si avvicendarono sul podio di alcune delle maggiori orchestre del mondo direttori quali Christian Thielemann, Myung-Whun Chung, Marcello Viotti, Mariss Jansons e Yuri Temirkanov. Dopo il Concerto di Capodanno 2004 diretto da Lorin Maazel, lo stesso Maazel fu poi protagonista il 12 novembre 2004 della nuova produzione della Traviata verdiana con la regia di Robert Carsen, che inaugurò la prima stagione lirica del Teatro ricostruito, tornato così alla piena operatività nella nuova struttura ideata dall’architetto Aldo Rossi nel pieno rispetto delle antiche forme dell’edificio.

Esibitosi per la prima volta alla Fenice venticinquenne nel novembre 1955, Lorin Maazel torna quest’anno alla testa dell’Orchestra e del Coro del Teatro veneziano per un lavoro di grande impegno e valore simbolico, la Nona sinfonia in re minore op. 125 di Ludwig van Beethoven, con il grande Inno alla gioia finale su testo di Schiller interpretato dal soprano Ekaterina Metlova, dal mezzosoprano Kate Allen, dal tenore Jonathan Burton e dal basso Luca Tittoto.

Il concerto, i cui biglietti sono in vendita a prezzi compresi tra i 30 e i 250 euro presso i punti vendita Hellovenezia, le filiali della Banca Popolare di Vicenza e tramite biglietteria telefonica (041.2424) e biglietteria on line (www.teatrolafenice.it), coronerà un decennio di grande dinamismo nella vita del Teatro, entrato da protagonista nel XXI secolo. Il bilancio in attivo nonostante i drastici tagli dei contributi statali, un numero di recite d’opera pressoché raddoppiato (120 nella stagione 2012-2013, ovvero un giorno su tre), un rapporto di produttività al primo posto in Italia, una qualità testimoniata dall’affluenza del pubblico e dall’apprezzamento della critica, oltre che dalla vittoria di quattro Premi Abbiati negli ultimi quattro anni: questi i principali risultati di un progetto culturale e organizzativo che ha i suoi punti di forza nella valorizzazione e consolidamento del grande repertorio melodrammatico attraverso letture innovative di grande qualità e impatto sul pubblico, nell’attenzione alla produzione contemporanea e alle proposte dei giovani autori ed interpreti emergenti, nella sinergia con altri teatri nazionali e internazionali di pari livello e nel coinvolgimento delle forze e potenzialità presenti sul territorio, unite ad innovative strategie di marketing e fundraising, in un’ottica globale volta a fare della Fenice un punto di riferimento per le dinamiche economico-culturali della città e della regione.

Terminata nel 1824 ed eseguita per la prima volta il 7 maggio presso il Teatro di Porta Carinzia di Vienna sotto la direzione dell’autore, la Nona ed ultima sinfonia di Beethoven ha radici lontane: già nel 1793 il giovane compositore aveva espresso il desiderio di musicare l’ode An die Freude (Alla gioia) di Friedrich von Schiller, desiderio confermato da numerosi abbozzi degli anni 1798-1815. Più di dieci anni però la separano dall’Ottava, terminata nel 1812. Nell’ottobre 1823 sono ultimati i primi tre movimenti, per orchestra; nel febbraio del 1824, con l’inserimento del coro e dei solisti nel Finale, basato sull’ode schilleriana, la sinfonia è completata e viene pubblicata nel 1826 con dedica a Federico Guglielmo III di Prussia.

La sinfonia, capolavoro dell’autore gravido di conseguenze per la storia della musica, è basata su un grandioso arco drammatico in cui la sete di comunicazione dei primi tre movimenti esplode nell’uso della voce umana e della parola. All’inizio del Finale si assiste a una sorta di pantomima nella quale i bruschi recitativi di violoncelli e contrabbassi respingono, con evidenza quasi parlante, l’idea di continuare il discorso musicale sui temi dei tre precedenti movimenti e propongono loro stessi un melodia semplice, quasi un corale ‘illuminista’ con il quale il musicista realizza completamente la propria aspirazione universalistica in un potente monito filosofico-morale, additando all’umanità la «Gioia» come bene supremo.

 

Francesco Pocchi