Opera lirica allo scanner: Musica o Teatro?

94

Filippo Arlia - Direttore d'OrchestraTra le tante bellezze con cui il “bel paese” ha da sempre deliziato il mondo intero, c’è fuor di dubbio l’opera lirica, intramontabile baluardo della tradizione musicale italiana.
L’opera lirica, soprattutto il melodramma romantico e il verismo di fine ottocento, è un genere musicale che, per potersi realizzare con completezza, ha assoluto bisogno della ricchezza e dell’abbondanza di suono che solo una vera orchestra sinfonica può dare. Eppure, il mondo della musica sinfonica è diametralmente opposto a quello dell’opera, tanto che spesso diventa quasi impossibile trovare anche solo un “minimo comune multiplo” che sia condiviso da ambedue i generi. Storicamente, per esempio, i direttori d’orchestra che sanno concertare bene la lirica sono merce rara, e merce ancor più rara sono quelle bacchette che oltre a saper concertare l’opera sono capaci di dirigere anche la musica sinfonica.
Ma perché tutta questa differenza? Se è vero anche solo in parte che la musica è un linguaggio universale che può essere capito da tutti allo stesso modo, non dovrebbero esistere generi così distanti tra loro, dal momento che la “materia prima” di cui sono fatti è alla fine sempre una sola, la musica classica. È pur vero che la lirica, per completare il suo linguaggio, si serve delle parole come mezzo di comunicazione con l’ascoltatore, e grazie alle parole ogni opera lirica ha il suo libretto. Mendelssohn, invece, ai suoi tempi noto e stimatissimo direttore d’orchestra, con le sue “Romanze senza parole” voleva dimostrare che la musica può esprimere significati completi anche senza l’ausilio del verbo. Ma, ahimé, non ce ne voglia il buon vecchio Felix, il suo ragionamento ha ben poco a che fare con la lirica, dato che lo studio del libretto è comunque musica a tutti gli effetti, e nelle scuole di tutto il mondo viene chiamato canto lirico: si tratta, insomma, dello studio della parola associato alla tecnica vocale, imparando a concepire la voce come uno strumento musicale.
Il dilemma sembra a questo punto più che risolto! Il libretto è soltanto un mezzo in più di cui la musica dispone, grazie alla voce, per poter comunicare con più semplicità. Questo spiegherebbe anche perché, spesso, è molto più facile vedere un teatro pieno con la Traviata piuttosto che con le Sinfonie di Brahms. Per l’ascoltatore, la lirica è più semplice da capire, e, diciamocelo con franchezza, l’uomo è mediamente un essere pigro che spesso non ama molto imparare ciò che non comprende.
Eppure non basta. C’è un ulteriore elemento che interviene in modo decisivo a far sì che il pianeta della musica Sinfonica e quello della lirica siano vicini piú o meno quanto Donald Trump e Kim Jong-un: la scena! Ebbene sì, la lirica, per comunicare ancora con maggiore semplicità, non si serve solo del libretto, ma anche della scena. Musica, parole e scene, tutte insieme appassionatamente. A questo punto, però, per completare l’idillio, interviene una figura ulteriore: il regista! Lui, il regista, si occupa della scena, e quindi della parte “teatrale” dell’opera lirica.
Ma quale deve essere l’elemento predominante nella realizzazione di un’opera lirica? La musica, o la scena? Le due, purtroppo, non convivono sempre d’amore e d’accordo: non c’è dubbio che se Violetta sta morendo non può stare in piedi, ma è pur vero che supina per un intero atto non può cantare come si deve. Per dirlo in soldoni, chi comanda? Il direttore d’orchestra o il regista?
Per capire questo, dobbiamo fare un passo indietro e spendere qualche parola sul lavoro del regista. Per noi musicisti, una nota sul quarto spazio in chiave di violino si chiama Mi, perché il pentagramma è una scienza esatta che si studia allo stesso modo in tutto il mondo. Per i registi invece, una scienza esatta non esiste: libero sfogo all’interpretazione! E così mi è capitato, una volta, durante una tournée nell’estremo Oriente, di vedere Nedda coprirsi con una bella coperta di lana. Ora, se la geografia non mi inganna, Montalto Uffugo si trova in Calabria, ed è proprio lì che la trama di “Pagliacci” si consuma.  Perciò presumo che Nedda, mentre canta “oh che bel sole di mezzagosto” a Montalto Uffugo, non può coprirsi con una coperta di lana.
Il Teatro e la Musica, insomma, sono due cose profondamente differenti. Ma per il Maestro Verdi, l’opera lirica era Teatro o Musica?

 

Filippo Arlia Libero Pensatore

 

(Filippo Arlia è Direttore del Conservatorio “P. I. Tchaikovsky” di Nocera Terinese, Direttore stabile dell’Orchestra Filarmonica della Calabria e, dal 2018, è Direttore Musicale al Teatro Greco di Taormina per “Mythos Opera Festival”)

Per info: www.filippoarlia.net