Posso sentire un oceano di suoni (prima parte)

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“POSSO SENTIRE UN OCEANO DI SUONI”

Nin, Miller, Varèse e la musica del cosmo

(prima parte)

 

Lui si chiama Henry Miller ed opera una potente rottura con le forme letterarie del proprio tempo; lei si chiama Anaïs Nin02 Posso sentire un oceano di suoni - Anaïs Nin ed è una delle più discusse scrittrici del ‘900, soprattutto per il contenuto erotico dei propri racconti; l’altro è Edgar Varèse e s’impone nel mondo musicale come uno dei compositori più rivoluzionari, ricercatore e sperimentatore – ostinato ed instancabile – di inedite “sensazioni sonore”. Il loro non è un triangolo amoroso, ma culturale, non privo di una dimensione privata, di amicizia.03 Posso sentire un oceano di suoni - Edgar Varèse

Miller, Nin e Varèse nascono a distanza di circa dieci anni l’uno dagli altri e i loro percorsi – artistici, umani e “migratori” – si intersecano. Varèse è il più anziano dei tre. Nasce a Parigi nel 1883, da padre italiano e madre francese. Dieci anni dopo, la famiglia si trasferisce a Torino, dove Edgar inizia gli studi musicali. Nel 1904, in conflitto con il padre, torna a Parigi, dove continua lo studio della musica (pur senza conseguire un diploma) e dove inizia a comporre le prime partiture. Nel 1907, è a Berlino ed è nominato direttore del “Symphonischer Chor”. I suoi primi lavori ricevono gli elogi di Debussy, di Ferruccio Busoni e di Richard Strauss. Nella stessa città assiste, tra i primi, al Pierrot Lunaire di Arnold Schönberg e alla Sagra della primavera di Igor Strawinsky. Nel 1915, Varèse, all’età di 32 anni, parte per gli Stati Uniti d’America.

Proprio lì, a New York, nasce, invece, nel 1891, Henry Miller.04 Posso sentire un oceano di suoni - Henry Miller I suoi genitori sono immigrati dalla Germania. Lui, da giovanissimo, milita nel Partito Socialista e frequenta per brevissimo tempo il college. Al diploma preferisce il vagabondaggio per gli States, mantenendosi con i lavori più umili e disparati. Come per molti altri scrittori americani, sarà quella la sua scuola. Nel 1914, Henry torna a casa per aiutare il padre nella conduzione della sua sartoria. Nel 1917, il primo matrimonio e i primi scritti mentre dal 1919 al ‘24 è un improbabile vicedirettore del personale alla Western Union. È alla fine di questa esperienza che inventa dei fogli letterari, che distribuisce personalmente nei bar cittadini. Nello stesso anno, sposa in terze nozze June Mansfield, che lo incoraggia a scrivere. Nel 1928, partono insieme per Parigi dove resteranno un paio di anni. Poi, il ritorno a New York e, nel 1930, il trasferimento del solo Henry a Parigi, dove vivrà fino allo scoppio della II Guerra Mondiale. Qui scriverà i due libri che, in futuro, lo renderanno celebre: Tropico del Cancro (1934) e Tropico del Capricorno (1939), romanzi autobiografici incentrati soprattutto sulle esperienze sessuali dell’autore e sulla sua costante ricerca della libertà, e caratterizzati da un linguaggio travolgente, un ininterrotto flusso di coscienza, debitore del surrealismo.05 Posso sentire un oceano di suoni - Tropico Cancro e Capricorno

In quello stesso periodo (1928), Varèse è tornato a Parigi ed altrettanto fa, un anno dopo, Anaïs Nin. Lei in Francia c’è nata (1903), ma nel 1914 la madre – abbandonata dal marito – l’aveva portata con sé a New York. Come gli altri due artisti, oltre che “giramondo”, anche Anaïs è figlia di migranti e in conflitto con la figura paterna. I genitori sono cubani: il padre, pianista, è di origine spagnola, la madre, cantante, ha origini francesi e danesi. Nel 1931, Anaïs pubblica il suo primo libro, D.H. Lawrence. Uno studio non accademico, un saggio sull’autore di L’amante di Lady Chatterley, cui seguiranno, trai numerosi altri, La casa dell’incesto (1936), un testo sperimentale, in bilico (o, meglio, in equilibrio) tra naturalezza ed esperienza onirica, scritto sotto l’influenza della lettura di Rimbaud e di Breton;06 Posso sentire un oceano di suoni - House of incest La voce (1939), Scale di fuoco (1946), Una spia nella casa dell’amore (1954), il Romanzo del futuro (1968), in cui l’autrice esplora l’atto della creazione in ogni campo dell’arte, Il delta di Venere (1969), racconti erotici scritti su commissione di un ricco collezionista.

Varèse lascia, dunque, l’Europa per l’America ed è nel nuovo continente che conosce e frequenta alcuni dei protagonisti delle avanguardie artistiche, che lì si erano trasferiti in diversi momenti. Miller e Nin fanno il percorso inverso ed è in Europa, in altri anni, che s’innamorano delle stesse correnti artistiche e letterarie, Dada e Surrealismo prime fra tutte, e ne sono influenzati. Intellettuali come Francis Picabia, Marcel Duchamp, André Breton, Pablo Picasso, Joan Mirò, Tristan Tzara, Antonin Artaud e Jean Cocteau fanno parte degli “album di famiglia” di tutti e tre.07 Posso sentire un oceano di suoni - Antonin Artaud

Negli Stati Uniti Varèse si dedica sia alla direzione d’orchestra che alla composizione. Nel 1921, dopo tre anni di lavoro, termina Amériques, che non passa inosservata nel mondo culturale dell’epoca. È un’opera nella quale sono ancora presenti suggestioni impressioniste e stravinskiane, ma che già prelude al suo stile futuro per “l’asciuttezza timbrica, l’uso estensivo dei glissando, la riduzione quasi al grado zero delle figure musicali e dei motivi, il fitto brulicare delle percussioni, un’intrinseca tendenza a dissolvere la distinzione fra suono e rumore”[I]. Nello stesso anno, compone Offrandes (per soprano e orchestra da camera) in cui trovano espressione i suoi nuovi principi costruttivi come l’uso “sistematico di intervalli dissonanti e l’assenza di ogni figuratività musicale [che] fanno emergere il timbro come la componente cui è prevalentemente affidato il senso del movimento sonoro nello spazio e nel tempo”[II]. In particolar modo con Hyperprism (1922-23) avvia una ricerca metodica sulle tensioni fisico-acustiche della materia sonora in movimento, traendone nuove rappresentazioni poetiche e nuovi presupposti organizzativi del suo lessico musicale.08 Posso sentire un oceano di suoni - Edgar Varèse Il 1923 è l’anno di Octandre e il 1925 quello di Intégrales e di Arcana, portata a termine nel 1927, anno in cui Varèse prende la cittadinanza americana e inizia ad adoperarsi per la fondazione di istituzioni musicali che diffondano la conoscenza della musica contemporanea. Il 1929 registra il superamento di un ulteriore limite: suono e rumore quasi non si distinguono più in Ionisation, per 13 esecutori, con 41 strumenti a percussione e un pianoforte usato con modalità percussive. Qualche anno dopo (1932-1934), è la volta di Ecuatorial (per basso, ottoni, pianoforte, organo e percussioni) e Density 21,5, per flauto di platino (metallo il cui peso specifico è, per l’appunto, 21,5) in cui “il flusso melodico, nel suo continuo cangiarsi, sembra scaturire direttamente dalle tensioni della materia acustica”[III].

Il successo tarda ad arrivare e tra il 1934 (dopo un nuovo soggiorno di circa cinque anni in Francia) e il 1940, Varèse viaggia quasi ininterrottamente per gli Stati Uniti, componendo solamente qualche brano per il cinema. È quando, finalmente, si stabilisce a New York, che conosce Henry Miller e Anaïs Nin. Ecco le impressioni su Varèse, che quest’ultima riporta sul proprio diario (dicembre 1940), dopo uno dei loro primi incontri: “Lo sguardo di Varèse è folgorante. Le sue sopracciglia cespugliose fanno pensare alla vegetazione della giungla.09 Posso sentire un oceano di suoni - Edgar e Louise Varèse Louise Varèse è bella, di una bellezza anglo-americana, snella, alta, con gli occhi azzurri, e l’aspetto delle eroine di Edith Wharton e Henry James. […] lui è alto, severo. È feroce, rivoluzionario, colpisce per la sua intransigenza, il suo spirito, i suoi commenti taglienti sui compositori di vecchio stampo. Le sue opinioni sono acute, senza un’ombra di dubbio, i suoi giudizi definitivi, assoluti. Le sue valutazioni sono quelle che i surrealisti chiamavano une entreprise de démolition. L’impresa demolizioni. Il terreno viene livellato. Crea spazio per una musica nuova in termini niente affatto vaghi. Cerca nuovi toni, nuovi timbri. Non crede nell’orchestra tradizionale. Ha creato sonorità nuove. I suoni che escono dal suo laboratorio sono nuovi; sembrano venire da altri pianeti. […] nel suo studio […] ci si ritrova in una cava di suoni, che arrivano da campane, registrazioni, gong; e la musica sembra fatta di frammenti di musica tagliati e ricomposti come un collage. Varèse è satirico, sarcastico, focoso, come un vulcano in eruzione, e quello che suona è assordante, come dentro a un vulcano stesso. La sua potenza si addice al livello del mondo moderno. Solo lui può suonare una musica che si fa sentire al di sopra del suono del traffico, dei macchinari, delle fabbriche. Lui solo ha questa proporzione che gli permette di non venir sconfitto nel vasto continente che è l’America. Ha vigore, visione, e potenza. […] è uno dei giganti della musica”[IV].10 Posso sentire un oceano di suoni - Anaïs Nin

Miller, appena tornato negli Stati Uniti dalla sua permanenza decennale in Francia, rievoca, invece, il primo incontro con la musica di Varèse: “Ricordo perfettamente la prima volta che udii la musica di Varèse, su un magnifico registratore. Restai sbalordito. Fu come se mi avessero messo fuori combattimento. Quando mi ripresi la riascoltai da capo. Stavolta riconobbi emozioni che avevo provato alla prima audizione ma che, per la novità, per il continuo, ininterrotto susseguirsi di novità, non ero stato capace d’identificare. Le mie emozioni s’erano accatastate in un crescendo il cui impeto mi colpì come un pugno alla mascella”[V].

Ancora, qualche mese dopo (aprile 1941), Anaïs Nin, sempre sul proprio diario annota il senso di insoddisfazione che l’accomuna all’amico musicista: “Egli pensa che l’America non voglia la sua musica e gliene deriva un senso di frustrazione e di ribellione. Vuole esplodere in modo rivoluzionario per affermare quella musica che nessuno vuole udire. […] Poiché lui e Louise ammirano il mio House of Incest gli confessai che anch’io avevo le stesse sensazioni, sentivo che l’America non voleva la mia prosa”[VI].

Se Anaïs Nin è affascinata da Varèse e non esita a metterne in luce, prima di molti altri, la grandezza artistica, Henry Miller – lo abbiamo visto – non è da meno.11 Posso sentire un oceano di suoni - L'incubo ad aria condizionata In L’incubo ad aria condizionata, una sorta di pamphlet del 1939 che denuncia la deriva consumistica e l’imbarbarimento del proprio Paese, tratteggia un indimenticabile ritratto del musicista: “Chi diavolo è questo Edgar Varèse? Oggi, milioni d’ottenebrati americani sono capaci di snocciolare speditamente nomi come Picasso, Strawinsky, Joyce, Freud, Einstein, […], eccetera. Tutti sanno chi è Shirley Temple, naturalmente. […] probabilmente non ce n’è uno su centomila che abbia mai sentito questo nome, ed è facile che non ne abbiano l’occasione fin che vivono: sempre che questo libro non diventi per caso un best-seller, cosa di cui dubito. Ciò che m’interessa di Varèse è il fatto che sembra non riesca ad avere un pubblico. […]. La situazione di Varèse è tanto più incomprensibile perché la sua musica è decisamente la musica del futuro. E il futuro è già qui, dato che anche Varèse è qui e ha fatto conoscere la sua musica a un ristretto numero di persone. […] Nessuno ti chiede di buttare Mozart dalla finestra. Conservalo, Mozart. Tienilo caro. Conserva anche Mose, e Buddha e Laotsè e Cristo. Tienteli in cuore. Ma fa’ posto agli altri, quelli in arrivo, quelli che stanno già grattando sui vetri delle finestre. […] Essi ci svelano porzioni della realtà, tolgono il saliscendi alle porte che abitualmente teniamo chiuse. […] Essi portano la luce che non solo illumina, ma uccide. Ci sono figure solitarie armate soltanto di idee, talora d’una sola idea, che mandano in frantumi intere epoche nelle quali ci avvolgiamo come mummie. Alcuni sono abbastanza potenti da far resuscitare i morti. Altri ci colgono di sorpresa e ci colpiscono con un incantesimo di cui per secoli non riusciamo a liberarci. […]”[VII].

 

NOTE

[I] Voce” Varèse,Edgar” in Enciclopedia della musica, Milano, Garzanti, 1999, p. 930.
[II] Idem.
[III] Idem.
[IV] Anaïs Nin, Diario III, Milano, Bompiani, 2016, pp. 94-95.
[V] Henry Miller, L’incubo ad aria condizionata, Torino, Einaudi, 1962, p. 172.
[VI] Ibidem, p. 165.
[VII] H. Miller, op. cit., pp. 164-169.

 

PER APPROFONDIRE

BIBLIOGRAFIA

BARONI, M., FUBINI, E., et al., Storia della musica, Torino, Einaudi, 1999.

MILA, Massimo, Breve storia della musica, Torino, Einaudi, 1977.

MILLER, Henry, Parigi-New York andata e ritorno, Roma, Minimum Fax, 2009.

MILLER, Henry, Tropico del Cancro e Tropico del Capricorno, Milano, Feltrinelli, 1962.

NIN, Anaïs, La casa dell’incesto, Milano, SE, 1990.

NIN, Anaïs, MILLER, Henry, Storia di una passione. Lettere 1932-1953, Milano, Bompiani, 2000.

TOSCANI, C. “L’esperienza creativa di E. Varèse: rottura e continuità con la tradizione europea”, in Sonus – Materiali per la musica moderna e contemporanea, Fascicolo 11, Anno V, N. 3-4 1993, pp. 33-42.

VARÈSE, Edgar, Il suono organizzato. Scritti sulla musica, Milano, Ricordi-Unicopli, 1985.

VARÈSE, Louise, A Looking-glass Diary. 1883-1928, New York, W.W. Norton and Company, Inc., 1972

 

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