Roberto De Simone presenta lo Stabat Mater al Teatro San Carlo

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Teatro di San Carlo – Napoli – 3 Aprile 2015 ore 18.00 (Turno P)

ROBERTO DE SIMONE – STABAT MATER 
da Giovanni Sebastiano a Giovanni Battista
per Coro, Complesso di voci bianche, quartetto  vocale gospel, tre fisarmoniche e Orchestra del Teatro di San Carlo

Direttore: Maurizio Agostini

Maestro del Coro: Marco Faelli

Maestro del Coro di Voci Bianche: Stefania Rinaldi

Soprano: Stefanie Rice
Contralto: Leena Conquest
Tenore: Miles Griffith
Basso: Mervyn Griffith
Fisarmoniche: 1° Giuliana Soscia, 2° Ivano Battiston, 3° Francesco Gesualdi
Pianoforte e Fortepiano: Pino Jodice

Trascrizione per tre fisarmoniche di Giuliana Soscia

Elaborazione pianistica di Pino Jodice

Orchestra, Coro e Coro di Voci Bianche del Teatro di San Carlo

 

INTERVISTA A ROBERTO DE SIMONE

Roberto De Simone - Teatro San CarloDa dove nasce l’idea di questo Stabat Mater?

Nasce dal documento della trascrizione dello Stabat Mater di G.B. Pergolesi conservato in un manoscritto di J.S. Bach nella biblioteca Nazionale di Berlino. La trascrizione prevede due voci al canto e una al basso, in cui Bach sembra rinunciare a tutto in favore delle splendide linee melodiche.

Scelta singolare quella di inserire tre fisarmoniche al centro del progetto. A cosa è dovuta?

Giuliana Soscia - Stabat MaterLe scelte artistiche sono scelte motivate da esigenze di linguaggio. Facendo una composizione del genere non potevo trascrivere per una compagine di archi, perché avrei tradito l’idea di attivare un linguaggio strumentale completamente astratto rispetto alla prassi barocca. In virtù di ciò, oltre alle fisarmoniche, ho affidato al fortepiano, marimba e celesta dei richiami a frammenti dello Stabat Mater di Pergolesi, preferendoli così agli archi; tutti strumenti di “cristallo” in un certo senso. L’esigenza era quella di attivare voci con timbri particolari, tanto è vero che l’organico è arricchito da un coro di voci bianche, quartetto gospel e coro. La scelta è timbrica ed è anche aderente al pensiero di Bach che aveva pensato lo Stabat Mater per voci bianche, a differenza di oggi che si affida spesso a voci femminili.

Come ha conosciuto la fisarmonica? Che rapporto ha con questo strumento?

Ivano BattistonÈ uno strumento innanzitutto molto antico, più di quello che si sospetta. Fin dai tempi di Shakespeare erano conosciuti e suonati strumenti simili alla fisarmonica. È una specie di sostituzione di un organo piccolo da camera. In realtà a volte può ricordare il timbro degli organi positivi, assumendo così anche funzione appunto di organo.

Tra i fisarmonicisti dello Stabat Mater c’è Giuliana Soscia. Com’è nato il vostro rapporto?

È nato da una precedente esperienza, dove lei e il marito Pino Jodice avevano partecipato all’evento “Momento/Memento” in omaggio a Sergio Bruni e interpretato da Nino D’Angelo, al teatro San Carlo di Napoli. In quel concerto, da me diretto, Giuliana Soscia e Pino Jodice facevano parte della compagine orchestrale e io ho potuto apprezzare la loro personalità, talento e intelligenza nell’essere sensibili a nuovi linguaggi musicali.Gesualdi

Come vede la fisarmonica nel mondo attuale della musica?

Esistono esempi luminosi che possono rispondere a questo; ci sono delle scritture per fisarmonica di Hindemith e altri musicisti del ‘900 che ne danno un valore assoluto. È uno strumento che richiede una grande padronanza; io per questo motivo mi sono affidato all’esperienza di Giuliana Soscia, la quale è una “addetta ai lavori”. Lei ha trasportato la scrittura nelle giuste timbriche che la fisarmonica dispone. A mio giudizio è uno strumento che si sposa perfettamente con un coro di voci.