Semionov presenta “Sonata № 3 Reminiscence of the Future” – 3° parte

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Viatcheslav SemionovPotresti, cortesemente, raccontarci le immagini di questa composizione? Quali flash si riflettono nei tre movimenti della Sonata? Ad esempio, il primo movimento è Passacaglia…

Sì, è una domanda molto interessante. In realtà, mi piace molto la forma Passacaglia, sai perché? A volte pensiamo a qualcosa e quella stessa idea principale rimane ferma lì mentre tutti gli altri contenuti si accumulano intorno, a suo corollario… Tema principale, contenuti, sono solo dei particolari, degli abbellimenti dell’idea, il motivo che scatena la creatività.

Il primo movimento si apre con una Corale – che è il tema principale di tutta la Sonata. E poi, come nella vita, gli eventi più diversi cominciano ad accadere – a volte più importanti, a volte meno, a volte soggetto, a volte oggetto, a volte irreversibili.

Il fulcro della Sonata è il secondo movimento. Tanta gente mi ha detto che i secondi movimenti delle mie composizioni hanno sempre un qualcosa di speciale, ed è vero, li amo tutti, proprio per il loro carattere singolare. È bello sentirselo dire. Tornando alla Sonata N.3, il secondo movimento non è semplice. Per quanto riguarda la forma musicale, diciamo che non c’è, io non la voglio. Piuttosto c’è una sintesi di pensieri, sentimenti, qualcosa di molto personale, che non è per gli altri. È come una meditazione. Ho già composto Two meditations e In the land of dreams. Il secondo movimento della Sonata è una meditazione successiva con le stesse immagini. Ha due temi principali. Il primo è la ricerca della felicità ed è il refrain di tutta la Sonata e il secondo… Questo è una sorta di tristezza che non ha fine, solo un fondo e se l’esecutore non riesce a sentirlo è meglio non suoni questa Sonata. Queste intonazioni appaiono diverse volte, ad esempio nel primo movimento si ripetono spesso, non per niente si intitola “Reminiscence of the Future“.

Il terzo movimento è ricco di figure e pensieri differenti. Il tema dell’amore, ispirato dal pensiero di Heinrich Heine – è il risultato di quanto detto prima, sei d’accordo?

Sì, ci sono tante cose dentro. Se si fa l’analisi in termini di forma, sarà una storia, ma in termini di immagini è tutt’altro. Penso che sia stata una vera fortuna che nel finale della Sonata io abbia potuto continuare l’idea che avevo iniziato in Caprice “SOS”. Ci sono solo tre lettere in Caprice, ma significano molto, io non ho spiegato le parole cifrate, ma il pubblico le ha ugualmente captate, comprendendo a pieno l’aspirazione all’infinito; questa citazione funziona anche quando non viene annunciata. Ad ogni modo, in edizione, ho messo tutte le lettere nello spartito, così gli artisti non si limitano a riprodurre il ritmo, ma a dare espressività all’opera e il pubblico può cogliere il significato di questo ritmo. E aiuta molto! In realtà quando si ascolta solo il ritmo formale, dopo un po’ ci si annoia, ma quando il ritmo è ricco di significati, anche se è utilizzato il codice Morse (sconosciuto al pubblico – n.d.t.), che solo pochi intuiscono, si riconosce subito la freschezza e la profondità dell’opera e ne giova anche l’ascolto che diventa più piacevole.

Dopo questa citazione combinata con il tema del primo movimento Corale, vi è un caleidoscopio di immagini ed iniziano le variazioni. Si possono sentire gli echi del tema del secondo movimento con l’aspirazione verso l’alto, perché l’uomo è sempre impegnato nell’ascesa verso la luce e la gioia. A seguire arrivano, poi, altre immagini che riportano l’uomo alla realtà e tutte le cose ritornano al loro posto, sfortunatamente…

Naturalmente, per filosofeggiare, è necessario toccare alcune questioni, qualcosa che dobbiamo affrontare. Per esempio l’episodio che si presenta nel mezzo del movimento – una sorta di danza sarcastica con intonazioni della musica ebraica. Non è folklore, questo è il mio tema. Penso che gli Ebrei siano stati dei protagonisti indiscussi della storia, ovviamente sia in positivo che in negativo e occupano, di certo, un posto significativo nella gerarchia delle conquiste umane.

Un altro esempio presente nell’opera è l’idea della guerra. Esiste sin dalle origini dell’umanità, sin da quando le persone vivono sulla Terra; lottano per conquistare una donna, per un posto migliore in cui vivere… Credo sia questo ciò che chiamano sopravvivenza del più forte. Pertanto, appare così l’idea del militarismo. Militarismo, sì, ma fino a che punto? Militarismo, per esempio, nel Medioevo o prima, o addirittura nella preistoria, quando la gente ha appena iniziato ad esplorare il mondo? In tempi diversi la questione è considerata diversa e diversamente stimata, anche se si tratta dello stesso evento. I tempi, le circostanze e i protagonisti danno agli eventi immagini diverse.

C’è “Rakoczi March” in questo episodio. Nelle tue composizioni, raramente usi materiale non folkloristico. Le sole eccezioni sono, forse, Brahms nel secondo movimento della “Bramsiana” e “Kalina Krasnaya” di Frenkel. Se si ascolta questa Sonata con attenzione si possono trovare facilmente citazioni dal “Preludio in do minore per clavicembalo ben temperato Volume I” di J.S. Bach e da Rákóczi March. Perché hai sentito il bisogno di usare questi spunti?

Hai assolutamente ragione. Queste allusioni mostrano di essere interconnesse tra loro. Ce ne dovrebbero essere anche di più, ma la storia della musica è incomparabilmente più breve anche della nostra civiltà.

E perché hai scelto queste citazioni?

Bach è un simbolo di saggezza, incomprensibilità. Il materiale della mano destra è facilmente riconoscibile e associabile a Bach. Certo, non è vero tema, è solo un’allusione. Il Barocco per me è un simbolo dell’inizio della fiorente arte musicale. Beh, Rákóczi March è, invece, un simbolo di guerra infinita…

L’umanità non ha mai avuto vita facile, e apparentemente non l’avrà mai. Ci sarà sempre qualche problema collegato con lo scontro di interessi di persone e gruppi di persone.

C’è un altro episodio, il mio preferito, tra le due parti del Finale. È come un gemito di un’anima, non so come meglio chiamarlo. Sai, è come l’eco del passato, quando è successo qualcosa e il dolore rimane per sempre. Quando la melodia si interrompe scompare la musica, ma suona ancora nella mano sinistra. Questo è, da un lato, dialettica di frammenti e allo stesso tempo, un profondo stato continuo dell’anima. Io, non sono arrivato a questo punto con il ragionamento, è semplicemente successo così.

E comunque, tutto va all’infinito. È come un messaggio di eternità per gli altri mondi. Anche quando non saremo più qui, le nostre idee, i nostri discendenti, i nostri pensieri rimarranno per sempre. È impossibile che tutto ciò appaia dal nulla e scompaia nel nulla.

In generale il problema del Finale è molto importante per ogni compositore. Ci sono interessanti opere di autori contemporanei (non dirò i loro nomi), ma alcune di queste non vivranno a lungo, perché hanno fallito il finale. La fine dovrebbe essere una sintesi di tutto quello detto precedentemente e il pubblico non dovrebbe conoscere tutte le conclusioni, ma le dovrebbe costruire da sé, utilizzando ciò che ha ascoltato nei movimenti precedenti.

Io, in questa Sonata, ho raccolto e combattuto la sfida. Mi ricordo, era successo già con il finale nel mio Concerto, quando le tre note conclusive mostravano nell’intero l’ascesa dell’anima. Ecco, in questa Sonata c’è la stessa idea e lo stesso ritmo di citazione, criptati all’inizio, ma percepiti diversamente nella parte finale. Probabilmente questo è tutto. È difficile dire qualcosa di più.Viatcheslav Semionov

Ci puoi dire qualche parola circa la forma della composizione e delle singole parti?

Prima di tutto, c’è, come nell’opera, o in qualsiasi sinfonia più o meno significativa, qualcosa legato al tema principale. Quindi possiamo dire che c’è un momento monotematico in questa Sonata. Per tutto il primo movimento, dalla prima all’ultima nota, il tema del primo Corale si presenta costantemente. Potrebbe essere in parte suonato con i bassi oppure no, potrebbe essere un’inversione o qualcos’altro, ma esiste sempre. E sono sicuro che non tutti i teorici lo troveranno, ma vi assicuro che c’è. Allo stesso tempo ci sono un sacco di altre cose, a volte contrasti e sembra che ci siano episodi completamente separati, che non sono legati al materiale precedente. Direi che il primo movimento non è Passacaglia, ma Corale e Variazioni. Passacaglia era in Concerto, c’era il tema costante dei bassi, qui è un po’ diverso.

Ad esempio, la parte veloce inizia dopo il Corale e poi, improvvisamente, l’episodio rallenta. Ma c’è lo stesso tema Corale nella sezione dei bassi! Semplicemente non si distingue un primo e un secondo movimento, ma il tutto viene combinato insieme. Quindi si percepisce la Sonata, nonostante la sua lunga stesura (non ho mai pensato che sarebbe durata 25 minuti), come un complesso unitario. E, soprattutto, nel Finale, dove appare in scena la citazione di Heine, quest’ultima ricomincia a suonare utilizzando il tema Corale! L’armonia e il ritmo sono sempre diversi, anche se il tema è lo stesso e il risultato è un arco gigante dal primo al terzo movimento.

Ad ogni modo in Sonata N.3 ho inserito movimenti doppi, come in Concerto. Non era un’idea speciale, forse questa è una mia caratteristica. Il secondo movimento è doppio e lo è anche il Finale. Generalmente la Sonata è “triforme”, ma in realtà, in Sonata N.3, sono cinque. Vi è lo stesso in Concerto. Ci sono doppi primi movimenti (ride) e doppi finali – Inferno e Ascensione.

Che cosa si può dire sul linguaggio musicale della Sonata? Quali metodi di presentazione e sviluppo hai utilizzato?

A volte scherzo con i miei studenti affermando che non ci sono troppi soggetti nel mondo. Non è nemmeno la mia idea, non mi ricordo neanche dove lo abbia letto. Ma, se si prendono alcune delle migliori composizioni, non ci troverete così tanti argomenti: amore, gelosia, conflitti… Forse si può trovare dieci o quindici immagini, ma in generale tutti noi – compositori, esecutori – parliamo delle stesse cose, ma in modi diversi. A questo punto, qual è la differenza, se parlo di amore in Cinese, o in Russo o in Inglese? L’amore è amore, quindi, perché dovrei seguire la moda? È necessario comporre solo dissonanze, per esempio dodecafonia? Per me la dodecafonia è ormai uno stile fuori moda. I Tedeschi hanno iniziato ad usarla nel tentativo di aggiornare la lingua tonale al ritmo. Tuttavia, l’opera più famosa di Schoenberg non è Dodekafonia, ma Verklärte Nacht (Notte trasfigurata). Questo significherà qualcosa?

Io uso molteplici strutture, comprese quelle moderne. Non parlo, ovviamente, di cose come gettare una bottiglia sul pianoforte e robe simili, credo che non dovremmo fare cose volgari.

Nel mio concerto Frescos ho sentito il bisogno di esprimere l’inferno. Non tutte le moderne tendenze dei compositori sono pertinenti a un linguaggio musicale complicato. Anche se io non ritengo che ci sia un linguaggio molto difficile in Concerto, sono utilizzati sia intervalli assai più complessi e accordi, i cluster, ma non necessariamente di 12 suoni. Ma non ho davvero usato tutti questi metodi da compositore. Allo stesso tempo, se è necessario mostrare chiaramente il carattere puro di un’opera, penso che la musica dovrebbe essere sempre se stessa. Non voglio presentare un bellissimo tema con la settima o la nona. Quando ho bisogno di un linguaggio moderno uso metodi moderni, quando ho bisogno di pura bellezza utilizzo, naturalmente, l’armonia e tutto il resto. Amo la bella armonia.

A proposito, diamo uno sguardo ad alcuni generi di musica classica. Tutto ciò che è stato composto e alcune variazioni di un determinato piano armonico sono generalmente considerati forma musicale, anche il contenuto. Quelli o altre armonie – consonanza o dissonanza, la leggerezza o le ripetizioni, tutte sono parte della mia arte di comporre.

Se parliamo di tonalità, posso dire che la mia musica in Sonata N.3 è spesso tonale. Voglio dire alcuni episodi suonano piuttosto tonali nel lungo periodo, ma non posso dire che la sonata ha esattamente tonalità. Non ne avevo bisogno! In generale, ritengo che il linguaggio musicale della Sonata è abbastanza moderno, sofisticato e ho usato diversi metodi di composizioni a seconda delle immagini e dei personaggi. Tali metodi che ho imparato dai grandi compositori sono stati poi, però, resi originali dalla mia interpretazione.

Sonata “Reminiscence of the Future” è diventata la terza composizione per importanza fra le tue opere. È possibile fare dei parallelismi con le Sonate precedenti secondo l’idea, le immagini e il tuo processo creativo?

È possibile confrontare questa composizione con la Prima Sonata, credo… Ho scritto Sonata N.1 nel 1984, quando sono diventato vecchio, non solo in termini di età, ma soprattutto in termini di percezione della vita e dell’intelligenza. L’uomo e la società – queste erano le domande che ho posto nella prima Sonata, che è tuttora nel repertorio di molti musicisti. Non voglio dire che ho opposto me stesso agli altri, anche se spesso l’ho fatto. Pertanto, Sonata N.1 racconta di me e degli altri – il conflitto, la mia protesta interiore. Quando sei da solo contro il vento per tutto il tempo, lo sai, per quanto tu possa essere forte, è difficile ed a volte è faticoso continuare sui proprio passi.

Sonata N.1 è una sorta di confessione di un uomo che ha raggiunto 37-38 anni. Questa è un’età tale in cui un sacco di gente comincia a rendersi conto e a capire qualcosa nella vita… Questa età è una tappa per tutti gli uomini! Beh, io per esempio ho capito che era il momento di esprimermi in modo serio e l’ho fatto ricordando i nostri grandi poeti e attori, ma non solo…

Tra l’altro, durante i miei tour di concerti, ho notato che se si suona con tutta la tua passione e con tutto il cuore, lo strumento ti toglie tutto il tuo potere e l’energia, quindi è molto difficile eseguire qualcos’altro dopo. Fisicamente, è anche abbastanza difficile, ma questo non è così importante.

Può essere questo un motivo per cui non hai fatto molti concerti…

Certo! Ho solo cercato di risparmiare me stesso, non ho potuto suonare spesso. Il programma del tour era pieno di concerti e ogni volta avevo bisogno di tutta la mia energia per suonare, questo lo capivano anche le persone che mi sentivano per la prima volta.

Dopo uno dei concerti uno spettatore mi ha detto: “è come se avessi vissuto tutta la mia vita”. E lo capisco… Anche io ho vissuto tutta la mia vita in quel momento!

In questo senso, penso che si possano davvero trovare momenti paralleli con “Sonata N.3”. “Sonata N.2” è un po’ diversa. È un ritorno allo stile folklore.

Sì, Sonata N.2 è come l’opera di Pyotr Tchaikovsky, in cui è presente il folk nella Quarta sinfonia. Nella mia seconda Sonata ho presentato la mia impressione sul popolo basco e sulla musica basca. Sebbene sia basata sul folklore, c’è un fugato nel secondo movimento. È unico! Non conosco nessun fugato del genere… Questo è anche il mio know-how, se si vuole. C’è una sezione polifonica e il tema va in voci differenti in una tonalità, ma suona atonale. Dopo 2 battute arriva la seconda voce, e la prima si sviluppa in molteplici modi. Questo è un momento molto interessante.

Ma se parliamo dell’intenzione con cui ho composto, la prima, la terza Sonata e Frescos, si possono fare dei confronti, dei parallelismi. Se la Sonata N.1 racconta del conflitto tra uomo e società, se Frescos ci mostra la formazione dell’umanità attraverso le idee cristiane, Sonata N.3 esprime un concetto molto globale. Probabilmente ho bisogno di smettere di comporre le sonate.

Quindi possiamo dire che è sempre possibile trovare un arco semantico tra il primo e il terzo movimento nelle Sonate Triform, e anche questo arco può essere trovato tra la prima e terza Sonata – è un tentativo di comprendere il mondo?

Sì, è un’idea tra l’altro… (ride).

Come giudichi la posizione di “Sonata N.3” tra le tue opere? Sei soddisfatto del risultato del tuo lavoro?

Ti sono molto grato per aver dedicato delle pagine del magazine Strumenti&Musica alla mia Sonata. Credo che nessuno lo avrebbe fatto meglio di te che hai seguito tutto il processo creativo, dall’inizio alla prima a teatro. Mi hai dato molto, perché so come ascoltare le critiche di chi è ben intenzionato. Se così non fosse, probabilmente, Sonata N.3 non sarebbe così perfetta. È tutto perfetto, credo… Non vedo eventuali note aggiuntive da dover implementare. Quando ho finito di scrivere l’opera e l’ho mostrata a un compositore, a lui sembrava che il codice fosse leggermente corto e così ho scritto ancora una pagina, ed è stato giusto così. Quando si crea qualcosa, la si ripete molte volte e l’ascolto è sufficiente, ma per quelle persone, che ascoltano per la prima volta o non molto, spesso non lo è. Se si dà un’occhiata alla musica rock e pop si vedrà sempre ripetere lo stesso motivo più e più volte. Non è perché non ci sono parole chiare, ma perché quando si ascolta lo stesso pensiero ripetutamente, lo si percepisce in modo diverso.

Oggi sono entrato in conservatorio dopo il concerto in calendario e ho sentito qualcuno che suonava l’episodio ebraico dal finale della mia Sonata. Ho chiesto al mio studente, che cosa avesse imparato da questa Sonata. “Allora… – ha detto – la metà degli studenti già suona questo episodio a orecchio”. Ho subito ricordato come le persone, da sempre, con estrema facilità, “canticchiano” le arie di Verdi o di Mozart. Certo, si tratta di tutt’altro, ma il fatto che la gente “canticchi” i temi della mia Sonata è interessante, sì! Questo significa che l’hanno ormai fatta propria.

Suonano a orecchio, lo so, gli spartiti sono stati stampati da poco e loro già intonano il brano (sorride).

Sono soddisfatto, ma ho già detto, l’intenzione è buona e, naturalmente, una fisarmonica non è sufficiente. Inizialmente, l’idea era di comporre per fisarmonica e orchestra, ma per la versione sinfonica una fisarmonica può non essere necessaria. Non lo so… D’altra parte, vi è del materiale che è strettamente indispensabile: esattamente una fisarmonica.

Può essere possibile utilizzare la fisarmonica non come strumento solista accompagnato dall’orchestra, ma come parte di un’orchestra?

Sì, credo di sì… Quando sarà necessario succederà. Non voglio chiamarlo concerto, non lo è.

Per riassumere, cosa si può dire di questa Sonata?

Beh, molte persone dicono che è l’apice. Non lo so, forse avrei detto la stessa cosa, ma io non voglio sminuire le mie composizioni precedenti. C’è anche nelle altre qualcosa di unico…

Sei d’accordo con il mio pensiero che precede l’intervista che la “Sonata N.3”, con la sua intensità di immagini, di idee, di energia sia il simbolo di una nuova fase della tua opera?

Naturalmente… Sì, sì, sì!

Ti ringrazio molto per aver trovato il tempo di rispondere alle mie domande e di aver condiviso i tuoi pensieri e le tue idee con i nostri lettori e futuri esecutori delle tue composizioni.