Un uomo profondo – Nazzareno Carini: una vita per la fisarmonica (1° parte)

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Nel corso dell’intera settimana in cui l’ho conosciuto, assiduamente frequentato ed intervistato, sono stato tentato di chiedere a Nazzareno Carini come avrebbe definito sé stesso in un paio parole. Ma non l’ho fatto. Non volevo rinunciare all’idea – e alla definizione – che io, col passare dei giorni, mi stavo facendo di lui: quella di un uomo profondo.

Nazzareno Carini è davvero un uomo profondo. È profondo il suo sguardo, anche se la timidezza e la riservatezza gli rendono difficile incrociarlo con quello dell’interlocutore; è profondo il suo senso di appartenenza – e di solidarietà – alla piccola comunità di Castelfidardo e alla grande comunità degli esseri umani; è profondo il legame che ha con la propria famiglia; è profondo il valore che attribuisce alla parola data; è profondo l’approccio alle cose che lo incuriosiscono – e sono tante. È profonda, infine, la conoscenza degli oggetti che ha costruito, restaurato, collezionato ed amato – soprattutto amato – per tutta la vita: le fisarmoniche.

Dire “tutta la vita” non è affatto una forzatura. Nel 1933, la madre di Nazzareno, nonostante abbia appena partorito e nonostante l’usanza dell’epoca e del luogo di far restare in assoluto riposo le puerpere per una settimana, deve lavorare ai mantici per una spedizione urgente e lo fa stando a letto e tenendo accanto a sé il neonato. La prima culla di Nazzareno, insomma, è un mantice e il primo odore che percepisce è, assieme a quello del latte materno, quello delle colle per la lavorazione delle fisarmoniche. D’altronde, si tratta dell’attività di famiglia e ha bisogno del contributo di tutti. Il padre di Nazzareno, Carino Carini, classe 1908, ancora bambino è andato a bottega da un artigiano per imparare il mestiere. E lo ha imparato bene. Così bene che, ancora ragazzino, è già richiesto da numerose ditte. Da adulto, il primo incarico importante è alla Sivestrini di Mondolfo, marchio storico della fisarmonica. Poi, la svolta. Con l’aiuto del Comune, che gli offre delle agevolazioni, impianta la sua prima ditta per la costruzione delle fisarmoniche che, in seguito, trasferirà a Castelfidardo. Nazzareno cresce nel laboratorio paterno e con lui cresce la sua abilità manuale: aiuta il padre, ma costruisce anche giocattoli per sé e per i propri amici.02 Un uomo profondo Nazzareno Carini una vita per la fisarmonica (Nazzareno con il fratello minore) Nel 1939, Carino Carini vince una selezione per andare a dirigere la Hohner tedesca e vi rimane per 5 anni. Sono gli anni spietati durante i quali la guerra sconvolge e distrugge il mondo e le vite di milioni di persone. Carino riesce, fortunosamente, a rientrare in Italia e con il ritorno ad una normalità tanto agognata riprende la propria attività di sempre.03 Un uomo profondo Nazzareno Carini una vita per la fisarmonica (Nazzareno con Honer) Pochi anni dopo la fine della guerra, si affaccia una nuova occasione di lavoro all’estero per lui. Una grande azienda francese di strumenti musicali vuole avviare la produzione di fisarmoniche e lo chiama a coordinare l’impresa. È così che l’intera famiglia Carini si trasferisce a Parigi. Ed è così che Nazzareno, ancora adolescente, «sbarca» nella metropoli europea per eccellenza. È il 1948. Castelfidardo è ancora un paesino privo di attrattive – non c’è nemmeno un teatro – e arretrato anche nei costumi. La mamma, che a Mondolfo era abituata ad andare in bicicletta, a Castelfidardo non può farlo, sarebbe uno scandalo! “Per noi ragazzini” mi dice Nazzareno riferendosi anche ai propri fratelli più piccoli “trovarsi in una città come Parigi era una cosa indescrivibile”. Gli occhi celesti di Nazzareno si accendono al ricordo degli anni trascorsi nella «Ville Lumière». A cavallo tra gli anni ’40 e ’50 a Parigi c’è già tutto quel che ancora non è immaginabile non solo a Castelfidardo, ma nemmeno a Roma o a Milano. A Parigi, 04 Un uomo profondo Nazzareno Carini una vita per la fisarmonica (Parigi 1948)Nazzareno assiste alle prime trasmissioni televisive (che in Italia andranno in onda solamente a partire dal ’54), scopre ed utilizza le prime penne biro, è estasiato da una città talmente grande “che in 2 anni non siamo riusciti a scoprirla tutta. Mi sono trovato in un altro mondo. Una vita differente, uno stile di vita particolare”. Nella capitale francese Nazzareno ha anche l’opportunità di iscriversi ad un’importantissima scuola di fisarmonica, quella di Pierre Monichon. Anche Monichon è ancora giovane, è nato nel 1926, ma all’epoca ha già scritto un’importante pagina della storia della musica, essendosi battuto affinché la fisarmonica fosse inserita nel milieux degli strumenti classici e avendo depositato, nel 1948, un brevetto per l’Harmonéon, la Fisarmonica da Concerto. Nazzareno ambisce molto all’apprendimento dei bassi sciolti, dei bassi singoli, una cosa che lo ha sempre affascinato.

In età matura si rivedranno, Nazzareno e Monichon. A Castelfidardo, il Maestro sarà ospite dell’allievo di un tempo che lo ha invitato a far parte della giuria del Premio Internazionale della Fisarmonica.05 Un uomo profondo Nazzareno Carini una vita per la fisarmonica (Pierre Monichon)

La scuola di Parigi ha un complesso musicale, quello dei 12 Organola, e Nazzareno è chiamato a farne parte assieme ad altri ragazzi che, in seguito, si faranno strada, alcuni anche come direttori di Conservatorio. Già allora, quei giovani musicisti ottengono importanti riconoscimenti: vincono i maggiori premi, sono chiamati ad esibirsi in grandi teatri anche una volta alla settimana e hanno la possibilità di stare a contatto con i grandi suonatori del tempo:06 Un uomo profondo Nazzareno Carini una vita per la fisarmonica (Freddy Balta) Freddy Balta “con la sua enorme fisarmonica, che sembrava di sentir suonare un organo della chiesa” ricorda sorridendo Nazzareno. E poi Yvette Horner e, ancora, Barimar (all’anagrafe Mario Barigazzi) a rappresentare, in tanti festival e spettacoli francesi, l’Italia. “Bravissimo, per primo ha suonato tutta la Traviata di Verdi”. Quanti aneddoti ha da raccontare Nazzareno! Ancora a Parigi, il padre lo chiama ad esibirsi per mostrare ai propri clienti le performance di cui sono capaci le fisarmoniche che costruisce. Una volta, un giovane ma già affermato musicista si rivolge a Carino per una riparazione.07 Un uomo profondo Nazzareno Carini una vita per la fisarmonica (Yvette Horner) Ha un modello Murrino, una fisarmonica molto grande. Desidera un controllo preciso, bilanciato, fra manuale destro e sinistro. Carino, insomma, deve controllare bene la tastatura di questa fisarmonica. Il giovane musicista non vuole che la parte sinistra, pigiandola, risulti molto più dura di quella destra. Nazzareno è ansioso di conoscere questo fisarmonicista, di sentirlo suonare, e chiede al padre di chiamarlo quando verrà a ritirare lo strumento. Il giorno arriva. Il musicista suona prima un piccolo brano organistico lento, poi, con grande sorpresa di tutti, anche degli operai che, nel frattempo, si sono radunati per ascoltarlo, attacca un pezzo velocissimo, una polka, Perle di cristallo. L’esecuzione è sorprendente: il giovane “suona non solo con la tastiera, ma anche con il manuale sinistro. Una cosa pazzesca!” esclama Nazzareno mentre mi racconta l’episodio. Al termine, il musicista si rivolge a Carino: “Perfetta. Solamente… c’è un tasto del manuale destro” – e cita la nota – che ha la molla un po’ troppo leggera”. “Una cosa pazzesca!” – ripete Nazzareno – “per un suonatore è quasi impossibile riuscire a percepire una cosa del genere, suonando a quella velocità”. Ma Carino confermerà la diagnosi. E Nazzareno mi confessa che ancora oggi rimane “sorpreso da tanta bravura”.08 Un uomo profondo Nazzareno Carini una vita per la fisarmonica (Barimar)

Un altro aneddoto degli anni parigini, che Nazzareno desidera raccontarmi, è legato ancora alla Fisorchestra dei 12 Organola. Dietro le quinte di un teatro, i musicisti provano i propri strumenti. Ci sono grandi fisarmonicisti provenienti da diversi paesi d’Europa e, tra loro, un bravissimo concertista e compositore, Francesco Caputi. Poco prima di andare in scena, Caputi esclama “una brutta parola in francese che non voglio ripetere” ricorda Nazzareno. Certo, motivo di imprecare ne ha, Caputi, perché ad un tasto della sua fisarmonica a pianoforte è accaduto qualcosa e non suona più bene. Nazzareno si fa avanti: “In sala c’è mio padre, un bravissimo riparatore”. Caputi capisce che il giovane che gli sta davanti è italiano come lui e accetta volentieri l’aiuto.09 Un uomo profondo Nazzareno Carini una vita per la fisarmonica (copertina di 45 giri) Carino arriva e si rende subito conto che una molla del tasto si è rotta. Con gli attrezzi dell’elettricista di sala smonta il coprispilla e sfila la spilla. Avrebbe bisogno di un piccolo attrezzo per proseguire nel suo intervento… una spilla da balia… ma come si chiamerà in francese? Nessuno lo capisce. Allora, Carino ha un’intuizione felice: toglie una molla sana dell’ultimo tasto, che si usa molto raramente, e la mette al posto di quella centrale, quella che si è rotta. Poi chiama la moglie e i due si appartano in un angolo della sala, quello meno illuminato. Carino prende un paio di forbici, cala un po’ – solo un po’ – i pantaloni e con le forbici sfila l’elastico delle mutande. Nazzareno, che è un uomo di rara educazione, si scusa con me per l’uso del termine, ne è addirittura imbarazzato. Poi riprende il racconto. Il padre prende l’elastico e con una vite, che ha posizionato sulla fiancata della tastiera, avvolge il tasto. La fisarmonica funziona. Francesco Caputi è stupito: “Non avrei mai immaginato tanta fantasia in un riparatore”. Nazzareno ripete un paio di volte la frase: “Non avrei mai immaginato tanta fantasia in un riparatore”, e nel farlo, al ricordo del padre tanto amato e dal quale ha tanto imparato, si commuove. Si commuove davvero, Nazzareno, e la sua commozione è pericolosamente contagiosa…

Nonostante l’amore per Parigi, la famiglia Carini tornerà presto in Italia. Per la salute di Carino l’aria della città è nociva. Meglio quella pura di Castelfidardo. Ed è qui che riprenderà la lavorazione della fisarmonica in cui, di nuovo, sarà coinvolta tutta la famiglia. Ve ne parlerò il prossimo mese, nella seconda parte di questo articolo.

(prima parte)