Il nuovo libro di Nico Staiti ci porta tra le musiche rom del Kosovo

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Kejda“Kajda. Musiche e riti femminili tra i rom del Kosovo”. Questo il titolo del libro di Nico Staiti, in uscita per l’editore Squilibri. Staiti, etnomusicologo e docente all’Università di Bologna, ci propone i risultati di una complessa etnografia, condotta su temi che intersecano musica, genere, organizzazione sociale, ritualità e, in generale, produzione culturale. Da un passo dell’introduzione si possono dedurre alcune articolazioni affrontate da Staiti nel suo terreno di indagine: “Questo libro si occupa delle musiche suonate all’interno dei riti femminili, in Kosovo, da musicisti specializzati rom, donne o effeminati. I quali cantano e suonano il tamburo a cornice, per lo più in coppia. I loro sono repertori complessi, che richiedono competenze tecniche e musicali specialistiche: i suonatori effeminati sono poco numerosi (come lo sono, del resto, pure le suonatrici). E sono peraltro piuttosto schivi: fuori dai luoghi e dai momenti in cui prestano la propria opera non parlano volentieri di sé, né del proprio ruolo, della propria musica. Anche in ragione di questa attitudine il loro ruolo può apparire, per questa tradizione musicale e rituale, marginale e accessorio. Non si manifesta con speciale evidenza, e non è imprescindibile, giacché la medesima funzione può essere assolta dalle musiciste donne. Tuttavia vi sono delle differenze, tra il modo in cui le musiciste donne esibiscono sé stesse, nel corso delle feste in cui vengono chiamate a prestare la propria opera, e il modo in cui lo fanno gli effeminati. Costoro, si direbbe, accompagnano alla prestazione musicale un certo modo manierato, teatrale di esibire i propri comportamenti femminei che non è femminile ma peculiarmente loro, che dunque non appartiene alle professioniste donne, e che diviene parte della messa in scena rituale”.