Squilibri pubblica il volume “Musiche tradizionali dell’Umbria”

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Musiche tradizionali dell'UmbriaUscirà il 10 novembre, per l’editore Squilibri, il nuovo volume della collana AEM-Archivi di etnomusicologia. Ci interessa particolarmente perché è dedicato all’Umbria e alle ricerche che in questa regione sono state condotte nella seconda metà degli anni Cinquanta. Il titolo è Musiche tradizionali dell’Umbria. Le registrazioni di Diego Carpitella e Tullio Seppilli (1956), a cura di Piero G. Arcangeli e Valentino Paparelli.

Nella prospettiva di una ricerca basata su metodi scientifici di raccolta dei dati etnomusicali, Carpitella – che già aveva collaborato alle ricerche di Ernesto De Martino in Basilicata e che, da lì a poco, avrebbe fatto parte dell’equipe di studio sul tarantismo pugliese – coprì, insieme a Seppilli – direttore dell’Istituto di etnologia e antropologia culturale dell’Università degli Studi di Perugia – diverse aree dell’Umbria.

In realtà la regione era stata già attraversata nel 1954 da Alan Lomax, che registrò nelle località di Gualdo Tadino, Assisi e Norcia. Questa prima raccolta è denominata Raccolta 24/R dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia (AESC).

Le ricerche di Carpitella e Seppilli sono state condotte in due tempi. La prima nel dicembre del 1956 – denominata Raccolta 33 (AESC) – e la seconda nel gennaio del 1958. Quest’ultima, Raccolta 37 (AESC), ha interessato sia la provincia di Perugia che di Terni, portando alla raccolta di oltre novanta documenti. La Raccolta 33 è invece costituita da oltre cento documenti sonori e ha interessato esclusivamente la provincia di Perugia.

Il volume è introdotto da una lunga nota di Tullio Seppilli, nella quale si ricostruiscono le fasi più rappresentative di quelle ricerche e si affrontano sostanzialmente tre temi: la persistenza della forma poetica improvvisata in ottava rima, la scoperta del rituale del Sega la vecchia e la presenza della “materia letteraria relativa al Guerrin Meschino e al suo lungo soggiorno nella Grotta della Sibilla”, inquadrata in un “orizzonte culturale ancora popolato di fate e di streghe, di strane apparizioni e di notturni paurosi incontri”.