Volge al termine, ma prosegue ancora oggi, il nostro viaggio all’interno del triplo album Accordion Waves Suona Italiano, progetto artistico firmato da Patrizia Angeloni per il Nuovo C.D.M.I. e pubblicato da Ars Spoletium Publishing&Recording.
Come abbiamo visto in precedenza, uno degli elementi fondamentali che il Nuovo C.D.M.I. ha voluto sottolineare con questo progetto è l’idea che l’unica differenza tra i brani per il concertista e quelli per lo studente dovrebbe risiedere solamente nella difficoltà tecnica, rigettando l’idea, pure molto diffusa, secondo la quale la musica di qualità dev’essere appannaggio esclusivo dei professionisti. I brani di cui parliamo in questo articolo si collocano precisamente nella scia di quest’idea: gli autori hanno cercato, quindi, di creare musica di qualità artistica, senza utilizzare però l’intero spettro tecnico a disposizione di un professionista, creando, in questo caso, lavori che potrebbero essere definiti di media difficoltà.
Il primo brano di cui parliamo è Tre piccoli studi sommersi, composto da Corrado Rojac, noto fisarmonicista e compositore, che avevamo già incontrato nell’articolo Iperventilazione e Monocromo, uscito su questo magazine il 24 marzo di quest’anno. I Tre piccoli studi sommersi sono, come suggerisce il titolo, tre piccoli studi da concerto di non elevata complessità. Vicini come sonorità, a un primo ascolto, a uno dei Preludi per pianoforte di Debussy, La cathédrale engloutie. A ben vedere, lo stesso Rojac, nelle note introduttive ai brani, fa riferimento a una “fisicità del suono fisarmonicistico, con contorni spettrali. […] Il materiale utilizzato fa parte di tre spettri sonori, opportunamente filtrati. […] Il mio atteggiamento compositivo è vicino ad estetiche spettraliste, estetiche che oggi possono essere considerate già parte della storia della musica”.
I tre brani, incisi per l’occasione da Jessica De Rita (attualmente laureanda al Triennio Accademico del Conservatorio “Ottorino Respighi” di Latina), si susseguono quasi senza soluzione di continuità, tessendo una trama che chiede all’interprete di confrontarsi tecnicamente con l’attacco e la terminazione del suono e con la gestione delle sonorità di agglomerati di altezze differenti. Così come gli altri lavori della collezione, i Tre piccoli studi sommersi sono fruibili da esecutori di ogni livello di competenza costituendo, nei primi anni della formazione, anche materiale di studio estremamente importante.
Il secondo brano che osserviamo è Toccata, di Antonio Macaretti. Classe 1982, si è formato alla scuola di Paolo Gallina, per diplomarsi con il massimo dei voti in Composizione presso il Conservatorio “Giovanni Battista Martini” di Bologna. Parallelamente, si diploma in Fisarmonica presso il Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma. Dopo gli studi accademici, prosegue nell’approfondimento della composizione con autori come Luca Francesconi e Salvatore Sciarrino, e della fisarmonica con Corrado Rojac e Giorgio Dellarole.
La sua Toccata, incisa in questa pubblicazione da Riccardo Pugliese (laureando al Biennio Accademico del Conservatorio “Otttorino Respighi” di Latina, è un brano quasi ossessivo: le prime note, una cellula ritmica puntata, costituiscono buona parte del materiale musicale dell’intero brano. Guidata dalla cellula iniziale, la musica si dipana lungo tutta l’estensione dello strumento, fino a toccare le zone più gravi, in una sorta di continuum ritmico per certi versi vicino al minimalismo.
Nel disco, oltre a Toccata, è presente un altro brano di Antonio Macaretti, anche questo inciso da Jessica De Rita: Domanda al vento. Nelle parole dell’autore, Domanda al vento “nasce da un progetto per ensemble del 2019 nel quale immaginavo un gesto ossessivo che creasse una sorta di gabbia nel tempo, dalla quale accenni di melodie o pensieri musicali faticano a uscire […]”. Il materiale è inizialmente presentato attraverso una struttura di domanda e risposta tra le due tastiere, ma, progressivamente, crea in maniera piuttosto suggestiva l’idea di “gabbia nel tempo” di cui parla l’autore. Anche in questo brano la cellula ritmica iniziale è caratterizzata dal ritmo puntato, e funge da fil rouge, in qualche modo, lungo praticamente tutta la sua durata.
Giochi di Specchi di Marco Matarese, che avevamo già incontrato nell’articolo pubblicato il 24 febbraio, e inciso da Riccardo Pugliese, è un brano molto interessante, costruito in maniera modulare. Il brano è in realtà composto da tre composizioni, che possono essere eseguite singolarmente, oltre che tutte in successione. Tutti e tre, però, partono dall’idea che ciascuna tastiera è specchio dell’altra: in questo modo si crea una rete di gesti e di incisi che si ripetono, anche se non sempre alla stessa distanza. Il suono tenuto, la possibilità di gestire attacco, terminazione, colore del suono, insieme alla variabilità dinamica immediata, sono i fondamentali principali utilizzati da Matarese. È un brano che può essere molto stimolante per un giovane interprete, perché contiene molti fondamentali tecnici dello strumento, e permette, quindi, di confrontarsi con varie tecniche e problemi interpretativi, senza tralasciare la qualità del risultato finale.
Questa nostra penultima immersione in Accordion Waves Suona Italiano termina con Delicati Equilibri, composto da Andrea Sordano e inciso da Stefano Di Loreto. Avevamo già incontrato Andrea Sordano nell’articolo di aprile, e Stefano Di Loreto nell’articolo di febbraio. La struttura portante del brano viene presentata all’inizio, per poi essere sviluppata lungo il corso della sua esecuzione. L’idea alla base, nelle parole dell’autore: “[…] è quella che ogni piccola azione commessa da un individuo può portare incredibili effetti su larga scala. […] Intere masse sonore vengono manipolate temporalmente, ‘sfilacciate’ in diverse linee melodiche che si intersecano in un contrappunto vertiginoso, per poi riunirsi in momenti corali”.
Si tratta di un brano, quindi, in cui è centrale lo sviluppo del materiale più che la presentazione di diverse idee o la ripetizione di una stessa cellula con minime variazioni. Lo svolgimento musicale ha inizialmente luogo nelle zone centrali e gravi dello strumento, creando un’atmosfera molto calda, in cui la percezione può in un certo senso “riposarsi”, e seguire le varie linee che vengono presentate. Successivamente, il materiale viene frammentato, “sfilacciato” nelle parole di Sordano, anche attraverso l’introduzione dell’oscillazione del mantice. Per la conclusione viene scelta invece l’idea del corale, che progressivamente si spegne, mettendo fine al brano.
Accordion Waves – Suona italiano
Tre piccoli studi sommersi
Toccata
Domanda al vento
Giochi di Specchi
Delicati Equilibri