Zoppelli ci ricorda altri elementi che avversarono la fortuna critica della drammaturgia donizettiana. Primi fra tutti la sua prevalente appartenenza al genere semiserio, caduto in discredito, e alla farsa con dialoghi parlati, entrambi acquisizioni di provenienza francese e, quindi, sciovinisticamente considerati in contrasto con “l’espressione naturale del genio della nazione”. Carlo “Collodi” Lorenzini, l’autore di Pinocchio, che si occupò di musica per le testate “Scaramuccia” e “Nazione” tra il 1853 e il 1860 (qualche anno dopo la morte di Donizetti, dunque) scrisse a proposito de La Favorita (1840): “vi senti dentro il maestro che abiura l’italianità per farsi francese. Miserabile baratto”.
In tempi più recenti, grazie al lavoro, anche filologico, di numerosi studiosi, non ultimo lo stesso Zoppelli, determinati schemi culturali (e mentali, mi sia consentito dirlo) sono stati ampiamente superati ed è stato possibile ri/leggere la produzione donizettiana sotto una nuova luce, mettendone in risalto “la varietà e pluralità di riferimenti”, le “innumerevoli radici” e le loro ramificazioni “in tutte le direzioni”. In ciò il testo di Luca Zoppelli è particolarmente interessante perché al all’approccio musicologico unisce quello sociologico, quello degli studi sull’industria culturale e quello dell’analisi delle strutture materiali e mentali dell’epoca interessata, che richiamano gli insegnamenti – sempre preziosi – della Nouvelle Histoire di Marc Bloch, Lucien Febvre, Fernand Braudel e Jacques Le Goff.
Questo testo, va ricordato, fa parte della collana «L’opera italiana» di cui sono stati pubblicati cinque titoli (di quello dedicato a Bellini abbiamo già scritto QUI). Il loro curatore, Paolo Gallarati, è a dir poco modesto quando afferma che si tratta di un progetto editoriale rivolto al “lettore curioso, allo studente, all’appassionato”. Qui c’è materia, oltre che per queste categorie, per altre anche assai più esperte, pur essendo il linguaggio adottato comprensibile da tutti.
P. S. Mentre finisco la stesura di questa recensione, su Rai 5 si conclude la diretta differita di Lucia di Lammermoor. Applausi a non finire per i cantanti e per l’orchestra diretta da Riccardo Chailly. Qualche fischio per Yannis Kokkos la cui regia è stata giudicata, forse a giusta ragione, piuttosto statica.
Luca Zoppelli (Venezia, 1960), musicologo, è professore emerito dell’Università di Friburgo (Svizzera). Codirettore dell’Edizione critica delle opere di Vincenzo Bellini (Ricordi), ha curato le edizioni critiche di Maria di Rohan di Donizetti e La sonnambula di Bellini (con Alessandro Roccatagliati). Autore di L’opera come racconto (Marsilio, 1994), ha pubblicato numerosi testi divulgativi per le principali istituzioni operistiche italiane ed europee.
Luca Zoppelli, Donizetti
Editore: il Saggiatore, Milano
Anno di edizione: 2022
Pagine: 584, ill., bross., € 40,00