Nella prima parte di questo saggio, che già dal suo titolo non cela di voler sfatare alcuni falsi miti sul tango, sono state poste in evidenza alcune riflessioni che vanno tenute bene a mente per proseguire ulteriormente l’argomentazione sul tema: l’apporto di tante culture diverse per la genesi del tango (da cui deriva la definizione che il tango è una “spugna”), il fatto che i locali in cui si ballava il tango non fossero affatto luoghi di prostituzione, la convivenza, in quei locali, del tango con altre danze, il successo del tango tanto nei locali più “altolocati” quanto in quelli più popolari e, infine, l’aver rilevato una forte presenza del tango negli spettacoli dei teatri come nelle produzioni discografiche, situazioni a cui potevano accedere solamente le classi sociali più abbienti. In fin dei conti, il quadro che esce da tutti questi asserti è che il successo del tango in quegli anni (1880 – 1920) fosse davvero travolgente, capace di investire tutte le classi sociali delle grandi città, e capace di assurgere a protagonista nella trasformazione culturale che era in atto grazie alla spinta immigratoria. La periferia – in quanto luogo della “contaminazione” tra immigrati – fu probabilmente il luogo della sua genesi o quanto meno di certo fu il territorio in cui il tango si arricchì (potremmo dire, in cui la “spugna” assorbì).
Se è vero che il successo del tango fu così travolgente, non dovrebbe sorprendere il fatto che esso abbia avuto la capacità in così poco tempo di varcare i confini dell’estuario del Río de la Plata per arrivare in Europa e negli Stati Uniti d’America. Proprio attorno alla vicenda del successo internazionale del tango è possibile individuare un altro falso mito: la nobilitazione che sarebbe stata conferita al tango dal suo successo in Europa, in particolare a Parigi.
Un altro falso mito sul tango è quello relativo ad una presunta condanna papale sulle movenze della danza. La scrittrice e studiosa di tango Meri Lao, nel suo libro T come tango parla espressamente di un episodio non chiaramente documentato (riportato spesso con informazioni molto contrastanti) e ingigantito dalla stampa internazionale, probabilmente sempre sulla scia del successo del tango. Ma andiamo con ordine. Il tango è una danza molto sensuale, questo è un dato di fatto: per le movenze sinuose dei ballerini, per la ridotta distanza che si ha tra i corpi dei danzatori, per le posture delle varie figure e le relative contorsioni, ecc. Vale la pena ricordare come, in precedenza, fosse stato contestato al suo arrivo anche il valzer. Quindi, come non immaginare un’opposizione ancor più veemente nei confronti del tango? Ma «sensuale» non significa, per caduta, quello che si poté leggere su vari giornali dell’epoca: lascivo, peccaminoso, indecente, fatto di barbare contorsioni, satanico, ecc. Comunque, fatto sta che il Papa regnante nel mese di dicembre dell’anno 1913, Pio X (Giuseppe Melchiorre Sarto), acconsentì ad osservare di persona un’esibizione di tango. Sui ballerini ci sono notizie discordanti, qualcuno parla del principe Antici Mattei con la sorella, altri parlano del ballerino argentino Casimiro Aín detto “El Vasco” con una nobildonna romana, altri Casimiro Aín con la sua presunta compagna, la signorina Scrotto. Comunque, dopo l’avvenimento non uscì alcun documento ufficiali dal Vaticano e nulla è mai stato ritrovato negli archivi. Anzi, nei mesi e negli anni seguenti, mentre la stampa internazionale «giocava» sulla storiella della condanna, l’atteggiamento ufficiale della Santa Sede fu quello di negare e smorzare i toni. Di tangibile, da questa vicenda scaturirono solamente un motto argentino e un sonetto in dialetto romanesco. In Argentina iniziò a circolare questa espressione:
Dicen que el tango tiene
Dicono che il tango ha
una gran languidez,
un grande languore,
y por eso lo ha prohibido
ed è per questo che lo ha vietato
el Papa Pío Diez.
il Papa Pio decimo.
Da noi, in Italia, il poeta Carlo Alberto Camillo Mariano Salustri, in arte Trilussa, rimase (ovviamente) affascinato da quella storia. Si trattava di un boccone troppo ghiotto per il suo desiderio di concepire produzione poetica in dialetto romanesco, per di più, spesso, con uno spiccato estro satirico. Il suo sonetto Tango e Furlana fa riferimento alle presunte affermazioni di Pio X al finire dell’esibizione dei ballerini: una prima parte del discorso avrebbe lodato la passione con cui i due ballerini si erano esibiti nella danza, la seconda parte li avrebbe, invece, richiamati a cimentarsi nel ballare la furlana, ballo più elegante che il Sommo Pontefice avrebbe visto danzare molte volte nella sua giovinezza (ricordiamo le origini venete di Pio X e il suo incarico per un periodo di Patriarca di Venezia). Il sonetto Tango e Furlana sarà pubblicato nella raccolta Ommini e bestie del 1914 e godrà della popolarità del dibattito sul tango sfruttandone indirettamente il successo internazionale.
Per concludere questa galleria di falsi miti, ci è utile ricapitolare gli elementi costitutivi del tango:
· la milonga (danza di origine uruguaiana, ma diffusa anche in Argentina); in alcuni testi si fa cenno alla milonga rural al fianco della payada pampera: questo conferirebbe un ruolo nella circolazione di questi ritmi ai “payadores”, artisti capaci di improvvisare in rima accompagnandosi con la chitarra;
· la habanera (danza di origine cubana ma diffusissima anche in Spagna);
· il candombe africano (ritmo trapiantato in America del Sud dagli schiavi portati in Uruguay e in Argentina).
I primi due ritmi vanno a testimoniare l’apporto conferito al tango dalla cultura creola e spagnola mentre il terzo, l’apporto africano. Ma, in realtà, l’immigrazione europea giocherà un ruolo fondamentale nella nascita del tango, genere in cui confluiranno anche influenze della musica lirica, della canzonetta, degli scottish e, con minore intensità, anche altri ritmi europei. Anche se dall’elenco di questi nomi gli italiani sembrerebbero essere assenti, l’apporto dei nostri conterranei alla cultura del tango sarà assolutamente determinante. È con questi basilari contributi che è nato questo genere ballabile, genere che ha una struttura e ritmi propri. Queste precisazioni ci aprono la strada a due ultime disambiguazioni su ulteriori eventuali falsi miti.