LUIGI ORESTE ANZAGHI (1903 – 1963)
Variazioni da concerto sulla canzone popolare russa “Occhi neri” – 1942
INTRODUZIONE
Il brano era ovviamente inserito nel programma didattico della Scuola Anzaghi, anzi era un “pezzo d’obbligo” richiesto per poter conseguire la “Licenza superiore”, ovvero l’esame di 4° corso, il quale precedeva il “Diploma di concertista” (5° corso). Lo stesso autore, a tal proposito, scriveva:
Porre particolare attenzione affinché ogni singola variazione risulti ben chiara.
(da: Anzaghi, L.O., Fisarmonica e Armonica a bocca nell’insegnamento della “Scuola Anzaghi”, Milano, Ricordi, 1955).
Il pezzo fu portato al successo – e quindi fatto conoscere internazionalmente, sin dagli anni ’40/’50 –, tra gli altri dal figlio dell’autore, quel Davide Anzaghi, enfant prodige vincitore della “Coppa mondiale” nel 1950, che lo eseguiva regolarmente nei suoi concerti.
Non è un caso se inauguriamo queste “analisi” delle composizioni originali per fisarmonica con un “tema e variazioni”. In effetti questa forma compositiva è una delle più importanti nella Storia della Musica, anzi in un certo senso, si potrebbe dire che sia “paradigmatica” proprio del comporre; basti pensare a molti capolavori creati lungo i secoli: dalle Partite di Frescobaldi e Bach alle Variazioni di Mozart e Beethoven, fino a Brahms, Gershwin, Messiaen, ecc.
Il tema di cui trattiamo, “Occhi neri” (in russo Очи чёрные, Oči čёrnye, da pronunciare Oci Ciornie), è stato arrangiato e interpretato da moltissimi musicisti di varie epoche, luoghi e tendenze musicali. Innumerevoli le versioni, alcune molto note: da quella del Red Army Choir, ossia l’orchestra e coro dell’Armata Rossa, a quella di Louis Armstrong; da Django Reinhardt a Luciano Pavarotti e altri famosi cantanti, lirici e non.
Ugualmente nel settore della fisarmonica, la tradizionale canzone risulta uno dei motivi più trattati, seconda forse solo al “Carnevale di Venezia”: ricordiamo la parafrasi di Magnante (New York, Robbins Music, 1935), le variazioni di Frosini (New York, Alfred Music, 1945), la corposa elaborazione del tedesco Würthner (Trossingen, Hohner, 1951), di Lanaro (Ancona, Farfisa, 195?), di Scappini; fino a quelle “ritmiche” o propriamente jazzistiche di: Gorni Kramer, Giaco Ricci, Mat Mathews, Peppino Principe, Wolmer Beltrami, Pino Di Modugno, i quali eseguirono e incisero tali elaborazioni anche nella versione per fisarmonica e orchestra (ritmica/ big band o “ritmico sinfonica”). Insomma una di quelle (poche) melodie della storia della musica che potremmo definire “trasversali”, nel senso che hanno attraversato generi musicali, tempo (varie epoche) e spazio (interi continenti).
CENNI SULLA CANZONE “OCCHI NERI”
Ma qual è l’origine di questo celeberrimo motivo? Pare che il testo originale della canzone, la cui prima pubblicazione avvenne il 17 gennaio 1843 nella rivista “Literaturnaja gazeta”, fu scritto dal poeta e scrittore ucraino Èvgen Pavlovič Hrebinka (1812-1848). Solo nel 1884 la poesia fu musicata, posta nel “Florian Hermann’s Valse Hommage” (in un arrangiamento di S. Gerdel) e pubblicata come romanza, di cui però non sono sopravvissuti spartiti musicali. Successivamente Feodor Chaliapin (1873-1938), grande cantante lirico (basso) russo, rese popolare la canzone anche all’estero con un proprio adattamento.
BREVE ANALISI
- l’introduzione (Andante sostenuto – ¾, fff – f – p – fff)
La breve introduzione, basata sulla seconda frase del tema, è scritta nel tipico “stile tzigano”, con contrasti di sonorità, diversi ritenuti e tempo oscillante, volatine di arpeggi e rapide scale cromatiche, nonché trilli e abbellimenti vari.
- il tema (Andante calmo – 3/4, p – pp)
Il celebre motivo è imperniato su caratteristici cromatismi e “appoggiature” melodiche che si basano su semplici armonie: V – I – V – I – IV – I – V – I.
- le variazioni
Le variazioni alternano sapientemente, come consuetudine del genere, vari parametri: la metrica, che si alterna tra ternaria e binaria; l’andamento, altalenante fra tempi moderati, lenti e, verso la fine, sempre più vivaci; la dinamica, oscillante tra sonorità tenui (p) e robuste (f ) in un crescendo sempre più vigoroso verso le ultime sezioni. Ecco in dettaglio gli elementi essenziali delle 10 variazioni:
1. variaz. (Allegretto – 3/4, p) – ottavi m.d.;
2. variaz. (a tempo e staccato – 3/4, p) – stesso tempo, canto alla m.s. e accordi stacc. alla m.d.;
3. variaz. (a tempo accelerando – 3/4, segue p – poi f) – stesso tempo, canto alla m.d. con accordi;
4. variaz. (Largo assai – 4/4, pp) – canto alla m.d. con accordi e contrappunto alla m.s. in ottavi;
5. variaz. (Allegretto – 3/4, p – poi f) – melodia alla m.d. con note ribattute a terzine (crome);
6. variaz. (Allegro vivace – 2/4, mf – f) – canto, con altra melodia, alla m.d. – con note doppie;
7. variaz. (Fox lento – 2/2, mf) – melodia alla m.d. con accordi sincopati e poi caratteristico ritmo di crome puntate-semicrome;
8. variaz. (Più allegro – 2/2, p – poi f) – melodia m.d. con terzine (crome) arpeggiate e accentate;
9. variaz. (Allegro – 2/4, f) ritorna l’altra melodia, alla m.d. – con note doppie, molto stacc. e accentate;
10. variaz. (Fox allegro – 2/2, poi in accelerando e cresc. / stringendo assai, f – sf – ff) – canto alla m.d. con accordi sincopati e accentati.
CONCLUSIONI
Si potrebbe affermare che l’elaborazione di Anzaghi si colloca a metà strada tra lo stile “classico” (v. fra tutte la variaz. IV) e “ritmico/moderno” (v. le variaz. VII e X) con quei ritmi sincopati di fox, molto attuale all’epoca. Si tratta di un tipico brano di virtuosismo, costruito per strappare l’applauso certo, ma pervaso anche di intima cantabilità e sincera liricità; il che offre la possibilità all’interprete di mostrare tutte le proprie qualità: espressive e temperamentali oltre che tecniche. Ciò significa anche che la composizione sfrutta efficacemente alcune delle caratteristiche tecnico-musicali della fisarmonica a “bassi standard”, ossia il tipo di strumento allora più in voga anche nell’ambito “colto”.
La composizione è stata registrata da vari fisarmonicisti, tra i quali ricordiamo Roberto Wegher, che l’ha inserita nell’album Variazioni da concerto e Giacomo Bogliolo, inclusa nel CD Classical in Accordion. Una curiosità: Bogliolo, che personalizza il brano in maniera magistrale, “ritornella” in pratica ogni sezione/variazione ripetendola. Inoltre citiamo anche Sergio Scappini, il quale nella sua elaborazione incorpora parzialmente anche la versione di Anzaghi, in qualche modo “storicizzandola”; la si può ascoltare nel lavoro Scappini plays Roland V-Accordion.
BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
Anzaghi, L.O., Fisarmonica e Armonica a bocca nell’insegnamento della “Scuola Anzaghi”, Milano, Ricordi, 1955.
AAVV, Rassegna della Fisarmonica. Mensile di cultura e di informazione per fisarmonicisti, Milano, Scuola Anzaghi, Aprile 1951, Anno I – n. 2.
B. Boccosi – A. Pancioni, La fisarmonica italiana, Ancona, Farfisa, 1964.
A. Jercog, La fisarmonica. Organologia e Letteratura, Treviso, Physa, 1999.
M. Zatterin, “Mio padre che scrisse Oci Ciornie e fece ballare lo zar. La Belle Epoque dell’autore novarese Adalgiso Ferraris”, in La Stampa, Novara, 13/10/2016.
DISCOGRAFIA ESSENZIALE
– Giacomo Bogliolo, Classical in Accordion, 2000.
– Roberto Wegher, Variazioni da concerto, s.d.
– Sergio Scappini, Scappini plays Roland V-Accordion, 2008.
N.B. L’elaborazione personale di Scappini cita la versione “storica” di Anzaghi.