Il rapporto uomo (inteso nel senso comune di essere umano) – musica si instaura sin dalla vita prenatale: il bambino è immerso in un universo sonoro che si configura a partire dal quinto mese di gravidanza e che condizionerà il suo sviluppo psichico e motorio. Il feto risponde con dei movimenti agli stimoli sonori esterni (che arrivano filtrati e sembrano essere percepibili solo se contengono frequenze relativamente basse, dai 300 ai 1200Hertz), sente la voce della madre e la riconosce grazie alla percezione del ritmo e dell’intonazione. L’intensa attività uditiva presente prima della nascita permette al bambino i primi scambi con l’ambiente fisico e umano che lo circonda. Durante i primi giorni di vita è nota la preminenza dell’udito rispetto alla vista; in continuità con la vita prenatale, il bambino riconosce e reagisce alla voce della madre (di cui ormai percepisce il timbro), specie nel contesto della relazione affettiva.
La comunicazione tra madre e neonato è fondata essenzialmente sul linguaggio corporeo che non è disgiunto dal suono: tutte le componenti della corporeità, che in questa comunicazione si fa linguaggio (gesto, tono, postura, mimica, sguardi), si organizzano in modo globale e interdipendente.
La voce della madre, in quanto inscindibile dalla corporeità, è parte integrante di questa relazione. Fino ai primi due mesi, infatti, la comunicazione passa attraverso le modulazioni del tono muscolare, la postura, il movimento e il suono che comunicano presenza e qualità della presenza, insieme a un’iperstimolazione della sensorialità interna (in particolare dell’orecchio interno, nelle sue funzioni labirintica e vestibolare) e della sensibilità esterna (in particolare del tatto).
Tutte le variazioni in questo ambito estremamente complesso (per semplificare, si pensi a variazioni di tono muscolare, di postura, di movimento nello spazio, d’intonazione, di ritmo e d’intenzione nel suono) sono interconnesse con i contenuti affettivi e rappresentano gli elementi fondanti dell’organizzazione motoria, psichica e affettiva.
Nel corso dello sviluppo del bambino, la relazione inscindibile e circolare movimento – suono – affettività sarà caratterizzata da alcuni elementi che ritroviamo nella funzionalità della musica, come la strutturazione del tempo e della forma, l’espressione e la comunicazione attraverso il gesto e il suono.
Le prime esperienze affettive e cognitive si fondano, quindi, su strutture sonore e processi di organizzazione del movimento (del gesto, direbbe un musicista); i nostri modi di sentire, di essere al mondo, di essere con l’altro, di attribuire senso e di esprimerci si costruiscono a partire dalle sintonizzazioni affettive con suono e movimento: banalmente, niente di diverso dall’esperienza del musicista. Ancora di più: la musica attiva una conoscenza che risale alle fasi più arcaiche dell’esistenza; richiama e mette in scena la realtà profonda delle strutture cognitive e affettive, gli stati fisiologici e i vissuti emozionali, facendosi portatrice di una conoscenza implicita che appartiene al non verbale e al non concettuale e che non scomparirà per tutta la vita di ognuno, che sia musicista o meno.
Ma come si sviluppa tutto ciò? Nella seconda parte di questo articolo, vedremo alcuni processi estremamente interessanti che connettono la vita umana alla musica e aprono a conseguenze essenziali per ricondurre l’esistenza alla propria natura, collocandovi coerentemente tutte le sue pratiche, comprese arte e formazione.
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