Il suono dalla vita, per la vita (1^ parte)

Dalla vita prenatale alla musica

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Vivere la musica nella quotidianità - Educare attraverso la musica. Approcci e strategie a scuola e in famigliaLa musica appartiene in via esclusiva ai musicisti? Certo che no: ognuno sa, dalla propria esperienza individuale e sociale, pur con gradi diversi di consapevolezza, che l’esistenza non può prescindere dal suono e dalla musica. Ma quando e come – e con quali conseguenze – s’instaura questa relazione così sostanziale? L’indagine scientifica sui molteplici aspetti del tema si sviluppa in progress ormai da molti anni e interessa tutte le dimensioni dell’esistenza umana. Vogliamo qui annotare, in forma divulgativa, una sintesi di alcuni fondamenti emersi dalla ricerca (dai primi studi, condotti ormai alcuni decenni fa, alle più recenti teorie della cosiddetta mente incarnata, di cui tuttavia non faremo qui cenno particolare), nella consapevolezza che in quel tutto che oggi la scienza afferma è implicita la certezza – scientifica – che possa esistere un tutto ancora più vasto, ancora da scoprire.

Il rapporto uomo (inteso nel senso comune di essere umano) – musica si instaura sin dalla vita prenatale: il bambino è immerso in un universo sonoro che si configura a partire dal quinto mese di gravidanza e che condizionerà il suo sviluppo psichico e motorio. Il feto risponde con dei movimenti agli stimoli sonori esterni (che arrivano filtrati e sembrano essere percepibili solo se contengono frequenze relativamente basse, dai 300 ai 1200Hertz), sente la voce della madre e la riconosce grazie alla percezione del ritmo e dell’intonazione. L’intensa attività uditiva presente prima della nascita permette al bambino i primi scambi con l’ambiente fisico e umano che lo circonda. Durante i primi giorni di vita è nota la preminenza dell’udito rispetto alla vista; in continuità con la vita prenatale, il bambino riconosce e reagisce alla voce della madre (di cui ormai percepisce il timbro), specie nel contesto della relazione affettiva.

La comunicazione tra madre e neonato è fondata essenzialmente sul linguaggio corporeo che non è disgiunto dal suono: tutte le componenti della corporeità, che in questa comunicazione si fa linguaggio (gesto, tono, postura, mimica, sguardi), si organizzano in modo globale e interdipendente.

La voce della madre, in quanto inscindibile dalla corporeità, è parte integrante di questa relazione. Fino ai primi due mesi, infatti, la comunicazione passa attraverso le modulazioni del tono muscolare, la postura, il movimento e il suono che comunicano presenza e qualità della presenza, insieme a un’iperstimolazione della sensorialità interna (in particolare dell’orecchio interno, nelle sue funzioni labirintica e vestibolare) e della sensibilità esterna (in particolare del tatto).

Tutte le variazioni in questo ambito estremamente complesso (per semplificare, si pensi a variazioni di tono muscolare, di postura, di movimento nello spazio, d’intonazione, di ritmo e d’intenzione nel suono) sono interconnesse con i contenuti affettivi e rappresentano gli elementi fondanti dell’organizzazione motoria, psichica e affettiva.

Nel corso dello sviluppo del bambino, la relazione inscindibile e circolare movimento – suono – affettività sarà caratterizzata da alcuni elementi che ritroviamo nella funzionalità della musica, come la strutturazione del tempo e della forma, l’espressione e la comunicazione attraverso il gesto e il suono.

Le prime esperienze affettive e cognitive si fondano, quindi, su strutture sonore e processi di organizzazione del movimento (del gesto, direbbe un musicista); i nostri modi di sentire, di essere al mondo, di essere con l’altro, di attribuire senso e di esprimerci si costruiscono a partire dalle sintonizzazioni affettive con suono e movimento: banalmente, niente di diverso dall’esperienza del musicista. Ancora di più: la musica attiva una conoscenza che risale alle fasi più arcaiche dell’esistenza; richiama e mette in scena la realtà profonda delle strutture cognitive e affettive, gli stati fisiologici e i vissuti emozionali, facendosi portatrice di una conoscenza implicita che appartiene al non verbale e al non concettuale e che non scomparirà per tutta la vita di ognuno, che sia musicista o meno.

Ma come si sviluppa tutto ciò? Nella seconda parte di questo articolo, vedremo alcuni processi estremamente interessanti che connettono la vita umana alla musica e aprono a conseguenze essenziali per ricondurre l’esistenza alla propria natura, collocandovi coerentemente tutte le sue pratiche, comprese arte e formazione.

 

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