Un “caleidoscopio” di musiche. Intervista a Riccardo Centazzo

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Riccardo CentazzoIl maestro Riccardo Centazzo ha conseguito i Diplomi di Fisarmonica e Canto corale e Direzione di coro rispettivamente nei Conservatori di Musica “L. Cherubini” di Firenze e “C. Pollini” di Padova. Si è perfezionato ai Corsi estivi dell’Arts Academy di Roma, alla Scuola Superiore di Firenze, ai Corsi Estivi di Talla (Arezzo) e presso l’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Si è perfezionato con Emilia Fadini, Andrea Coen e Luigi Ferdinando Tagliavini sulla prassi esecutiva del periodo barocco. Ha completato la sua preparazione musicale studiando Composizione con Wolfango Dalla Vecchia di Padova e Paolo Troncon di Treviso. Vincitore di importanti concorsi nazionali ed internazionali (Camalò, Genova, Vercelli, Stresa e Roma), nel 1989 ha conseguito l’idoneità al Teatro “Alla Scala” di Milano nella sezione “Artisti sul palcoscenico”. Ha inciso diversi CD monografici (G. Frescobaldi – Toccate, Canzoni e Ricercare; J.S. Bach – I Quaderni) per etichette discografiche diverse. È Docente di Fisarmonica al Conservatorio di Musica “G.B. Pergolesi” di Fermo.

 

Iniziamo dal principio. Il suo curriculum riflette una formazione molto ampia e differenziata. Diploma in fisarmonica e canto corale e direzione di coro, oltre ad aver studiato pianoforte, organo, tromba e violoncello. In che modo questa formazione ha influenzato le sue attività di musicista?

Lo studio degli strumenti che sono stati citati trova la sua ragion d’essere in una scelta di vita ben precisa: diventare un musicista completo; quindi, tutti i passi successivi, sono stati improntati verso questa direzione. Il pianoforte, per il tasso qualitativo elevato della sua letteratura, nonché strumento basilare per gli studi di composizione. L’organo, per la similitudine meccanica, fonica e di repertorio con la fisarmonica. Inoltre, la possibilità di eseguire, analizzare e comparare sul mio strumento opere di autori di prima grandezza come Frescobaldi, Bach, Scarlatti, Haendel ed altri, è stato ed è molto gratificante. La tromba perché, oltre ad essere stato un sogno di bambino che ascoltava i dischi in vinile di Eddie Calvert (tromba d’oro degli anni ’50), è uno strumento a fiato dove la pulizia di suono e la prontezza degli attacchi dipendono molto dalla corretta postura delle labbra e dall’attenzione mentale e fisica dell’esecutore. Senza perdere di vista, poi, l’importanza del respiro polmonare in rapporto al fraseggio musicale. Il violoncello perché lo ritengo, tra gli strumenti ad arco, quello più ricco di sonorità, più caldo e rotondo nel suono. La tecnica dell’arco, con tutte le sue possibilità e varianti, mi ha molto interessato. Sapendo usare l’archetto in modo efficace, si possono ottenere effetti strabilianti con benefici sulla pulizia di suono, con timbriche e dinamiche particolari. Ho cercato, quindi, di portare sul mio strumento le affinità (e anche alcune differenze) di questi strumenti, riflettendo e lavorando quotidianamente sul suono, sugli attacchi del suono con registri diversi, sull’equilibrio e sull’indipendenza fonica dei manuali, sull’inversione silenziosa del mantice, ecc.

Quali sono i repertori a cui è più legato e che esegue più spesso?

Le persone, musicisti e non, che vengono ad ascoltare i miei concerti e i critici che hanno recensito i miei dischi, hanno notato che il mio repertorio è molto variegato e spazia dalla musica del 1400 fino alla musica di oggi. Più di una persona, però, ha sottolineato la mia attitudine per il repertorio antico (rinascimentale e barocco) e, parzialmente, sono d’accordo con questa opinione. Del resto, le due produzioni monografiche in commercio su Frescobaldi (Videoradio del 2000) e Bach (Ema Records doppio CD – “I Quaderni” del 2007) ne sono una prova concreta. Ritengo, però, che la fisarmonica, essendo uno strumento moderno che ambisce ad essere lo strumento di sintesi tra gli strumenti a tastiera, debba farsi conoscere al grande pubblico in tutte le sue sfaccettature (musica antica, barocca, romantica, post-romantica, atonale, avanguardia, ecc.) purché siano tutte opere di alto spessore qualitativo.

Ha spesso occasione di suonare all’estero. Che tipo di pubblico incontra fuori dal nostro paese e in cosa differisce da quello italiano?

All’estero, per la mia esperienza, ho sempre trovato un pubblico molto attento e preparato, aperto all’ascolto di tutti i tipi di repertorio, senza pregiudizi, e rispettoso del lavoro altrui.

Allo stesso modo, il contesto concertistico e musicale italiano è molto diverso da quello di altri paesi europei?

In Italia la situazione è, in generale, un po’ più variegata ma, fortunatamente, negli ultimi anni l’attenzione e il rispetto per l’artista sono migliorati moltissimo anche se il tasso culturale resta indubbiamente più basso rispetto agli altri paesi europei. Per quanto riguarda la fisarmonica, lo strumento soffre ancora di un back-ground popolare per cui l’artista, oltre ad avere il compito di coinvolgere il pubblico a livello emotivo, ha anche il ruolo di “educare” l’auditorio all’ascolto di opere dal linguaggio antico, moderno e contemporaneo.

Tra le sue esperienze vi è il progetto Duo cameristico e I Cameristi. Può parlarcene?

Il Duo cameristico Italiano e I Cameristi Toscani sono due formazioni cameristiche diverse, nel ruolo e nei contenuti artistici, ma entrambe unite nell’intento di strutturare un repertorio credibile di musica da camera con fisarmonica. Il Duo, sin dalla sua nascita nel 1995, si è prefissato di riscoprire autori poco conosciuti o partiture poco eseguite; nel contempo sviluppare il repertorio originale mediante la collaborazione o la commissione di lavori a compositori, più o meno famosi, ma innovativi. Il Trio, invece, spazia dal repertorio della letteratura da tasto (Vitali, Marini, Haydn) fino al repertorio cosiddetto alternativo (Pozzoli, Piazzolla) con tempi e temi di danza ma riarrangiati e rivestiti con una scrittura colta.

Può parlarci di Caleidoscopio, il suo ultimo lavoro discografico?

Il mio ultimo lavoro discografico, Caleidoscopio, trova nel titolo la sua essenza: come un caleidoscopio muta continuamente le immagini, le sfumature dei colori, le forme, ecc., così in ottanta minuti circa si possono ascoltare generi musicali tra i più diversi: dal barocco all’atonalità, dal post-romanticismo all’avanguardia. Il tutto, però, organizzato all’interno di un preciso “modus operandi”, ben definito, soppesato e di struttura concentrica che il critico americano Robert Stead ha sintetizzato con queste parole: “Ciò che trovo affascinante in questo album è la scelta e l’ordine dei brani. Potrebbe essere considerato come un concept album. Mi viene in mente il disco dei Pink Floyd – “Dark Side of the Moon”. Ogni traccia del CD di Centazzo è eccezionale ma il tutto è ancora più grande. La genialità si trova nella compilazione del programma. L’artista dimostra la potenza e la capacità della fisarmonica di esprimere un caleidoscopio di timbri e stati d’animo. Questo album non solo intrattiene, informa”.

Quali sono i progetti per il prossimo futuro?

Ho diversi progetti per il prossimo futuro, sia in Italia che all’estero. Alcune produzioni discografiche, video “educational”, pubblicazioni, seminari e masterclass. Non voglio entrare nel dettaglio ma posso anticipare che il prossimo agosto, dal 23 al 29, sarò ospite a Sulmona dell’Associazione “Spazi Sonori” per un corso estivo di perfezionamento.