Physa Harmonicus – Una favola sonora a teatro

La favola musicale scritta a quattro mani da Francesca Tombari e Alessandra Palazzo

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Physa Harmonicus - Una favola sonora a teatroAssistere alla rappresentazione teatrale Physa Harmonicus, andata in scena a Fano il 4 luglio 2021 è stata una magica esperienza multisensoriale. Complice la splendida location della Pinacoteca di San Domenico, gli spettatori, grandi e piccini, sono stati travolti dal mantello rosso del sogno quasi al punto di percepire davvero l’evocato profumo delle fragole, cullati da un emozionante commento sonoro, magistralmente eseguito dal vivo alla fisarmonica. Ma procediamo con ordine.
Lo spettacolo teatrale drammatizza una favola musicale scritta a quattro mani da Francesca Tombari e Alessandra Palazzo, pubblicata dalla Casa editrice Sillabe per l’AFI, Associazione Fisarmonicistica italiana, con finalità benefica a favore della Casa sollievo Bimbi dell’associazione Vidas di Milano, il primo hospice pediatrico in Lombardia che eroga cure palliative per bambini con malattie inguaribili. Una favola dei bimbi e per i bimbi di tutte le età: storia di una nascita emotiva, una scaturigine dell’anima verso la gioia della condivisione, della conquista della luce.
La regia sapiente di Lucilla Monaco, la bravura della compagnia TeatroinFaccia, le belle coreografie e gli originali costumi offrono tridimensionalità alle parole della fiaba. Il rosso vivo del drappo che addormenta i sensi per risvegliarli in una dimensione di rinascita nell’oltre, l’albero millenario che ancora la vita delle generazioni ad una superiore saggezza, il controcanto di una centenaria e altrettanto saggia creatura come la tartaruga, mediatrice di senso e di nuove sensazioni, offrono al piccolo introverso, apparentemente spento Salvatore, protagonista della storia, la scossa per attraversare il buio tunnel dell’autoreferenzialità, ossessivamente prigioniero del mondo virtuale del suo iPad e affacciarsi alle rive della luce, nuovamente nato, nella realtà vitale della consapevolezza e della condivisione con gli altri in una nuova armonia.Physa Harmonicus - Una favola sonora a teatro
Nulla sarebbe possibile, tuttavia, in questa metamorfosi se non ci fosse la musica… e la musica della fisarmonica! A questo strumento è dedicato l’afflato di una nuova possibilità di abbraccio: del bambino con il suo animo interiore, dell’amico con l’altro amico, del padre con il figlio, dell’uomo con la natura… Lo descrive bene la poesia di Bruno Tognolini, che apre lo spettacolo: la fisarmonica “… si apre ed è una fiamma che si accende/si chiude ed è una favola che attende/e il tempo gira/nel vento che la prende/nel braccio che la tira/è l’unico strumento che respira”.
La composizione del M° Paolo Picchio offre passaggi di autentica emozione che il tocco del M° Francesco Palazzo rende vibranti. Il piccolo Salvatore (omaggio al grande Maestro Salvatore Di Gesualdo) non solo assiste alla nascita magica di questo straordinario strumento – bellissimi i costumi che legano le due tastiere nei colori brillanti del bianco del nero e del rosso – ma ne viene subito conquistato: anche il tablet lo trasportava lontano dalla realtà, in altri mondi, nei quali, tuttavia, restava passivamente intrappolato, con la fisarmonica è tutto diverso: è lui il protagonista, l’artefice di bellezza, il corifeo della sua profondità, che può donare agli altri, in un mutuo abbraccio.Physa Harmonicus - Una favola sonora a teatro
Il velo opaco della tristezza si è lacerato: tutto gli sembra bello ora che la bellezza è nel suo sguardo.
La fisarmonica riprende l’incessante movimento dialettico della natura: si chiude e poi si apre, si apre e poi si chiude, si chiude e poi si apre… e la direzione del movimento permette all’interprete prima di contrarsi nella parte più nascosta e inconfessabile di sé e poi di liberarsi nell’espansione dinamica verso l’esterno in una esplosione di energia: tristezza e gioia si abbracciano e si comprendono.
Il messaggio che arriva al pubblico è dunque complesso e composito, ma gli applausi scaturiscono fragorosi e si va via con la voglia di agire, di impegnarsi, di imparare magari a suonare uno strumento e di uscire dalle sabbie mobili della inerte e autoreferenziale passività da spettatore.