42° Premio Tenco – Le riflessioni del nostro inviato

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Migrans: uomini, idee e musica

 

Zucchero - 42° Premio TencoGià dal titolo della 42° edizione del Premio Tenco era chiaro il riferimento al tema delle migrazioni e del superamento dei confini (fisici e mentali).
Perché, ovviamente, gli organizzatori non lo hanno declinato nell’accezione negativa usata dalle becere destre governative per ottenere riscontri da una parte di popolazione piegata da anni di austerità e “realtà percepite”.
Ma, come nella migliore tradizione tenchiana, l’indirizzo era quello della ricerca di armonia tra popoli e razze diverse che, storicamente, hanno trovato nel melting pot una fertile culla creativa.
Le tre serate al Teatro Ariston, gli eventi collaterali nella ex Chiesa di Santa Brigida nella Pigna e nella sede matuziana del Club hanno presentato un programma musicale e culturale ricco seppur non privo di esibizioni fuori contesto.
Da alcuni anni la rassegna si interroga sul senso della canzone d’autore in questa fase di passaggio in cui, distaccandosi dagli storici interpreti che ne hanno fatto le fortune, non risulta facile trovarne degni sostituti.
Il compito di aprire, con la canonica esecuzione di “Lontano, lontano”, la rassegna è toccato ad una emozionata Elisa che si è calata in un contesto intimista accompagnata da pianoforte e chitarra acustica.
Note positive si sono avute da Sighanda, al secolo Dominique Fidanza, cantante “migrante” in quanto nata in Belgio da emigrati siciliani ed accompagnata da musicisti sardi trasferitisi a Barcellona.
Il suo set, ricco di influenze etniche, è parso uno dei momenti più in sintonia col tema della rassegna ed è stato apprezzato dal pubblico per freschezza ed originalità.
Dopo la curiosità suscitata dal duo a 21 corde formato da Rocco Papìa (chitarra flamenca a 7 corde) e Giulio Capurso (chitarra elettrica con doppio manico a 7 corde suonata con uno stile memore del miglior Stanley Jordan) la serata si è conclusa con l’esibizione del “Premio Tenco” Zucchero Fornaciari.
La scelta di eseguire, in chiave acustica, i suoi classici (“Hey man”, “Come il sole all’improvviso”) ed alcune ballate più recenti, tralasciando i brani più commerciali, ha attenuato la perplessità di molti sulla scelta degli organizzatori.
Nella seconda serata ha brillato, per emozione ed interesse culturale, l’omaggio di Alessio Lega a Bulat Okudzava, poeta e cantautore sovietico già Premio Tenco nel 1985.
Le melodie nostalgiche, anche grazie alle sonorità della fisarmonica e all’intervento in due brani della voce di Elena Frolova, hanno conquistato quella parte di pubblico che attende un certo rigore artistico dalla rassegna.
La “poesia degli sconfitti” di Cristicchi, il mix tra rap e canzone di Willie Peyote e la versatilità linguistica di Tosca sono stati gli altri momenti che abbiamo preferito in una serata in chiaro e scuro.
La serata di sabato, dedicata alla consegna delle Targhe Tenco, è stata a nostro parere la più debole.
Il settantaquattrenne Adamo, a parte la sua storia di emigrante ed un toccante inedito dedicato al tema, ha eseguito con professionalità i suoi successi degli anni 60 facendo la gioia delle spettatrici più attempate senza convincere fino in fondo sulla necessità di ottenere il prestigioso premio.
Tra i premiati abbiamo apprezzato l’originale Giuseppe Anastasi (miglior opera prima per il disco “Canzoni ravvicinate del vecchio tipo”), l’intensa Francesca Incudine (miglior disco dialettale) e Mirkoeilcane che, reduce dal Festival di Sanremo, ha dimostrato di trovarsi più a suo agio come cantautore che come personaggio commerciale.
Stesso discorso, purtroppo, non vale per “Lo Stato sociale” che, al di là della simpatia e di alcune tematiche impegnate, hanno dimostrato una certa inconsistenza musicale.
Non è assolutamente facile organizzare uno spettacolo che, in tre serate, sfiora le dieci ore senza cedimenti qualitativi.
Quindi valutiamo, complessivamente, positivo lo sforzo di alternare tradizione ed innovazione ed anche la rischiosa idea di affiancare l’imprevedibile Morgan allo storico presentatore Antonio Silva ha dato buoni frutti.
In fondo la società odierna non produce tutti i giorni dei cantautori come Tenco, De André, Gaber o Guccini e quindi, come dice la cultura popolare omaggiata da Zucchero, “si fa la minestra con gli ingredienti che si hanno”.

 

(Foto di Umberto Germinale)