Curiosità per la fisarmonica. Intervista a Giordano Giannarelli

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GiannarelliGiordano Giannarelli è diplomato in fisarmonica, strumento che ha “indagato” nelle diverse declinazioni e attraverso più stili musicali. Negli anni Ottanta si è dedicato principalmente alla musica da ballo, entrando a far parte di formazioni di prestigio del settore, come quelle di G. Gherardelli e I. Nicolucci, e formando, insieme ad altri tre musicisti, il Gruppo Italiano. In questo stesso periodo partecipa alla realizzazione di diversi progetti discografici, in veste di arrangiatore, compositore e turnista. Negli anni Novanta Giannarelli si dedica ad altri generi musicali, fondando anche gruppi di musica moderna e commerciale, dove suona tromba, tastiere e varie strumentazioni elettroniche. Parallelamente a queste attività di carattere più commerciale, sviluppa una carriera concertistica che lo porta a suonare in tutta Italia e all’estero e, allo stesso tempo, partecipa alla realizzazione di dischi di artisti come Tanita Tikaram, Eros del Silencio, Vince Vallicelli, Orchestra della RAI, Pacio Almez, Circus du Soleil.

Quando ha iniziato e come è cambiato lo scenario della fisarmonica in questi anni?

Devo confessare che l’artefice di tutto è stato mio padre, che mi ha anche indirizzato verso questo strumento. Effettivamente già a quell’età (circa 8 anni) manifestavo interesse verso la musica, ma non ero in grado di fare una scelta d’indirizzo strumentale. Ricordo che vidi una fisarmonica, anzi mio padre fece in modo di farmela vedere portandomi in un negozio, rimasi affascinato dalla forma, dall’armonia della struttura, forse anche dalla complessità e dalla voglia di scoprire cosa nascondevano tutti quei bottoni, quei pulsanti… Insomma è stato più un imprinting che una vera e propria scelta consapevole.

La Fisarmonica, sia dal punto di vista didattico che di diffusione, ha vissuto e vive tuttora di scenari in continuo sviluppo e aggiornamento. La sua giovane età consente a noi suonatori di essere artefici, a volte anche inconsapevolmente, di scoperte e applicazioni che solo qualche anno fa risultavano impraticabili. Un esempio su tutti è l’inserimento dello strumento in conservatorio, che è, rispetto agli altri strumenti, di recentissima attuazione. Io ho iniziato a studiarla quando ancora non era ufficializzata, adeguandomi al percorso negli anni, proprio per questa fondamentale evoluzione.

Cosa può dirci della scena musicale italiana e soprattutto dello spazio che questa riserva alle musiche per fisarmoniche?

Non credo che la scena musicale italiana debba preoccuparsi di creare spazi riservati ad uno strumento piuttosto che ad un altro; se prendiamo in considerazione la musica commerciale, ad esempio, essa impiega ed utilizza sonorità che cambiano in funzione di epoche, mode, ricerche di mercato ecc… Capitano periodi in cui si utilizza di più un sax piuttosto che un violino, o il periodo che si suona di più un pianoforte piuttosto che un flauto. Da qualche anno ad esempio nella musica dance commerciale (musica da discoteca per intenderci) l’utilizzo della fisarmonica è massiccio e quasi fastidioso per l’impiego a volte anche spropositato: dj Antoine, Shakira, tutta la dance afro in genere, abusano di questo strumento, ma perché? non certo per una propensione alla riscoperta dello strumento, tantomeno per una devozione didattica… funziona dal punto di vista commerciale, ecco tutto, un po’ come il sax che funzionava nella stessa ottica negli anni Ottanta e Novanta. Il panorama musicale italiano è molto vario e diversificato, esiste la musica pop ma c’è anche quella folk e poi ci sono le tradizioni della musica da ballo, quella cantautorale, quella di nicchia, interessanti manifestazioni dedicate al jazz, classico, varietè, ecc… per un fisarmonicista dotato esistono molte possibilità, è importante non diventare integralisti del genere. Spaziare e scoprire opportunità, sperimentare e crescere su vari fronti: la fisarmonica è uno strumento molto giovane che ha alle spalle una storia ancora troppo breve per imporsi di diritto in un ottica commerciale o di utilizzo accreditato, bisogna saper crescere con lei per ritenersi fisarmonicisti.

Dalle sue esperienze all’estero ha potuto osservare un ambiente diverso, più stimolante, più attento alla fisarmonica?

Dipende dalle zone. Nei paesi dell’est sono molto attenti alla crescita didattica dello strumento con risultati eccellenti da parte degli allievi e conseguentemente dei suonatori che poi però si affacceranno al panorama musicale, in quanto fonte di reddito, con difficoltà notevoli. Ho trovato molto interesse, nei confronti dello strumento, nei paesi scandinavi, dove vi sono moltissimi suonatori di fisarmonica e anche moltissime fisarmoniche di costruzione italiana; in sud America si suona tanto, più per gioco che per lavoro… Dove c’è una cosa poi però ne manca un’altra, non esiste mestiere più idoneo del musicista per intendere a pieno la globalizzazione.

Attraverso quali passaggi fondamentali è maturata la sua carriera di musicista?

Questa è una domanda che mi consente di essere molto sintetico: curiosità. 
Ed è anche il consiglio che preferisco dare a chi intende affrontare la propria storia professionale in qualità di musicista.

La didattica ha un ruolo importante nella formazione di un musicista?

La didattica è importantissima ma non deve diventare una castrazione. Capita sovente di avere a che fare con musicisti (docenti) che, a causa della loro psicologia, inducono a ritenersi, grazie ai segreti del mestiere, sacerdoti esclusivi della loro arte. In realtà, a mio giudizio, la musica non è destinata soltanto a chi ne conosce la scrittura e ne ha studiato la tecnica. La creatività e il talento sono terreno fertile su cui coltivare tecniche teoriche o strumentali, il formatore deve saper cogliere gli indizi e trasferire sapienza e didattica con saggezza e competenza.

Cosa ha apportato alla sua musica la sua esperienza come didatta?

Imparo molto dai miei ragazzi. A volte sperimento sul campo le loro riflessioni e i loro spunti, può anche capitare che la lezione di musica diventi un confronto di opinioni, una ricerca congiunta, è molto costruttivo essere un formatore quando si verificano queste complicità.

Quali sono i suoi impegni o i suoi progetti?

Svolgo l’attività di formatore presso la sede di Forlì di “Music Academy” (www.cosascuola.it), dove, oltre a ricoprire il ruolo di insegnante, organizzo master, seminari, stage, approfondimenti, ecc. La mia attività principale, in ogni caso, è ancora quella del “suonatore”: lo faccio da molti anni e da sempre ho cercato di non farmi mancare nulla, mi definirei un “esploratore” di generi. Attualmente, oltre ad un attività orchestrale, diciamo più commerciale, propongo anche concerti dove associo la fisarmonica al pianoforte, alla chitarra, o agli strumenti a fiato. Si tratta di concerti di grande impatto emotivo, nei quali propongo brani miei e del panorama jazz o contemporaneo. Lavoro spesso in studi di registrazione come turnista, scrivo sia per fisarmonica che per musica pop e/o commerciale. Ho inserito, supportato dall’amico e collega Luca Medri, l’insegnamento della fisarmonica all’interno del network Music Academy, notoriamente rivolto prevalentemente alla musica moderna. Il lavoro svolto ha avuto un notevole successo, al punto che, con molte probabilità, riusciremo anche a certificare con documentazione riconosciuta il percorso didattico dei ragazzi che seguono il corso di fisarmonica in questa accademia.

Può parlarci del progetto Synchronie?

Synchronie è stato un fortunato ed intelligente progetto che coniugava sapientemente la fisarmonica all’interno di un percorso musicale fatto di generi anche molto lontani tra loro. Il filo conduttore era, infatti, la fisarmonica e non gli stili. Si compone di adattamenti di brani cantautorali, colonne sonore, brani fisarmonicistici idonei al percorso in una cornice nella quale vi sono un cantante, un pianista e una voce recitante. Il progetto, per la sua originalità, ha anche ottenuto un premio della critica nell’ambito delle manifestazioni di Toscana Festival, patrocinate da alcuni Comuni della Regione, nonché dal Ministero dei Beni Culturali e Attività’ Culturali, Regione Toscana Assessorato alla Cultura, Dipartimento dello Spettacolo, Polo Scientifico/Didattico Università di Pisa e altri enti. Synchronie è stato il nome di battesimo che abbiamo preferito dare a questo progetto, ma nel contempo è anche il titolo di un brano da concerto per fisarmonica che ho scritto appositamente per questo progetto, dove le sincronie, in questo caso ritmiche e armoniche, sono la caratteristica primaria del brano.

A margine di quanto detto, vorrei ricordare due iniziative importanti nella mia carriera di musicista. La prima è un’esperienza recente, fatta nell’ambito della musica da ballo, che mi ha molto gratificato. Difatti, dal 2009 al 2011 ho fatto parte della storica orchestra “Borghesi”. Credo che la musica del M° V. Borghesi, che prima di questa esperienza non avevo mai eseguito, abbia uno spessore particolare, degno di nota. Forse è uno dei pochi artisti che ha saputo usare la balera e la musica da ballo come mezzo per diffondere qualità e capacità (metodo eccellente per selezionare in modo inequivocabile, anche nell’ambito della musica popolare, chi sa suonare da chi crede di esserne capace). Oggi l’orchestra Borghesi non esiste più, purtroppo il rullo compressore che annienta lo spessore delle cose ha colpito anche questa realtà, a mio avviso una grave perdita nel panorama culturale italiano.

La seconda esperienza riguarda il tango. Nel 2008 ho pubblicato un tango da concerto con le edizioni musicali “la prè“ dal titolo “Tanghitudine” e l’anno dopo, con mia grande soddisfazione, il brano è stato scelto ed eseguito dall’Orchestra del Teatro stabile di Buenos Aires in occasione dell’apertura dell’anno internazionale del tango. Questa bella ed entusiasmante esperienza di compositore credo abbia contribuito ad annoverarmi tra i candidati al premio alla carriera, che ho ricevuto nel marzo 2011, proprio a Castelfidardo, nella patria della fisarmonica.