La didattica e la promozione fisarmonicistica nel mondo estone

Intervista a Momir Novakovic

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Intervista a Momir Novakovic - strumentiemusica.com - giugno 2024Momir Novakovic è un musicista serbo che attualmente risiede e lavora in Estonia, dove insegna Fisarmonica all’Estonian Academy of Music and Theatre di Tallinn. Ha studiato fisarmonica in Serbia presso le scuole più prestigiose, sotto la guida di Miljan Bjeletic, per poi proseguire la sua formazione al Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, dove ha conseguito il Bachelor e il Master in Arts of Music con Leslaw Skorski. Successivamente, ha completato una specializzazione in Concert Performance presso la HEMU (Haute École de Musique di Losanna) nella classe di Stephane Chapuis. Con oltre quaranta premi in concorsi nazionali e internazionali, borse di studio dalla Fondazione Fritz Gerber e dalla HRH Princess Elizabeth of Yugoslavia, e una carriera concertistica internazionale sia come solista che in ensemble, Novakovic dimostra una visione ampia e multiculturale della musica e della fisarmonica.

Questa intervista è frutto di un lungo e complesso discorso che abbiamo intrapreso con il Maestro Novakovic durante il nostro soggiorno a Tallinn, durante la mobilità di formazione professionale continua nell’ambito del progetto di ARTIficio SONORO – Atelier Internazionale e Italian Accordion Culture (IAC) finanziato da Erasmus+ Programme – Action KA1 – Scope VET Project n° 2023-1-IT01-KA122-VET-000148608 – OID E10282245 “Mobilità per la Crescita delle Competenze nel Settore Musica”.

Insieme a noi, Davide Iadicicco e Matilde Toni, hanno partecipato a questa mobilità anche il fisarmonicista Rocco Cannizzaro e i compositori Paolo Catenaccio e Lorenzo Marino, tutti selezionati dagli atelier di ARTIficio SONORO. Durante i dodici giorni di soggiorno a Tallinn, oltre ad ascoltare concerti e conoscere da vicino la cultura estone, abbiamo avuto la possibilità di assistere alle lezioni tenute dal docente Novakovic, di venire a conoscenza e di scambiare informazioni circa i repertori didattici e concertistici, nonché delle tecniche di autoformazione e di consultare la biblioteca. Durante il workshop condiviso, si sono discusse le principali questioni riguardanti la creazione di nuovi repertori, la loro funzione nel repertorio fisarmonicistico e le possibilità di disseminazione.

Le risposte sotto riportate sono state fedelmente riassunte nei loro punti fondamentali.

Che cosa ti ha spinto ad attivare una cattedra in Estonia e perché proprio questo Paese?

Inizialmente, per motivi familiari, ma, poi, si può dire che sia stato il lavoro a trovare me. Quando sono arrivato, non ho pianificato fin da subito di aprire una cattedra perché ero più concentrato sul mio percorso artistico, ma, dopo una settimana circa, ho ricevuto la prima chiamata dalla scuola di musica Lasnamãe Muusikakool.

Intervista a Momir Novakovic - strumentiemusica.com - giugno 2024Come sei arrivato a insegnare alla Estonian Academy of Music and Theatre?

Col tempo, grazie a vari concerti e progetti che ho realizzato, mi sono fatto conoscere, cosa che è relativamente semplice in Estonia, essendo un paese di “soli” 1,3 milioni di abitanti. Allora, mi hanno contattato direttamente dall’Accademia per aprire la classe di fisarmonica, dicendomi che c’erano degli studenti interessati a studiare con me dall’estero. Io ho accettato l’incarico e mi sono attivato, prendendo seriamente questa responsabilità e cercando di promuovere la classe. Adesso sono quattro anni che insegno in Accademia. Sono partito da una piccola classe, che pian piano è cresciuta negli anni.

Quali possibilità offre l’Accademia a chi vi studia? 

Le opportunità sono molteplici. In particolare, derivano dalle eccellenze che passano per l’Accademia. Infatti, girano molti musicisti di gran prestigio, per permettere agli studenti di interfacciarsi con grandi professionisti. Questo sia per quanto riguarda il contesto fisarmonicistico che per le altre classi. Per uno studente è inoltre un ottimo luogo in cui creare contatti. Infatti, incentiviamo molto la collaborazione gli uni con gli altri, soprattutto con i compositori per scrivere musica nuova, così da poter ampliare il repertorio contemporaneo di musica originale, anche per fisarmonica. Inoltre, l’istituto offre delle sale di registrazione a cui gli studenti possono accedere per registrare con attrezzatura professionale.

Un altro aspetto positivo è che cerchiamo di offrire a ogni studente un pacchetto di conoscenze per aiutarlo a costruire la sua carriera, cosa che non è affatto semplice ai giorni nostri. Quindi, oltre a insegnare le varie materie inerenti alla musica, cerchiamo di fare un lavoro individuale. L’Accademia offre infatti un career counseling e organizza centinaia di concerti all’anno, dedicati alle performance degli studenti, anche al di fuori di Tallinn. Ogni concertista, inoltre, riceve spesso un rimborso venendo così trattato da professionista, e preparandolo in questo modo a ciò che farà finiti gli studi. Così è possibile incentivare ogni studente nella ricerca individuale del proprio stile e delle proprie potenzialità.

Quali strategie utilizzi all’interno della tua classe per creare motivazione?

In primis c’è da dire che considero la mia classe come una squadra in cui ci si supporta e ci si motiva l’un l’altro. Per esempio, tendo molto a spronare i miei studenti a organizzarsi concerti a vicenda, e se qualcuno è demotivato a sostenersi reciprocamente. Mi sono reso conto, che, a volte, per motivare uno studente non servono parole tanto complesse, ma poche cose e piccoli gesti. Anche ascoltarsi a vicenda o suonare insieme può rivelarsi estremamente positivo. Inoltre, all’interno della classe, per lenire i momenti di tensione in cui sale la paura da palcoscenico, ho istituito il Golden Air Button (dal gesto che si fa quando si richiude lo strumento dopo un grosso errore). Questo titolo viene affidato temporaneamente allo studente che malauguratamente abbia fatto un piccolo disastro sul palco durante un’esecuzione. Così facendo è possibile ridimensionare il senso di colpa per l’errore esorcizzandolo in maniera divertente, e allo stesso tempo far capire che a tutti è capitato o può capitare di sbagliare durante un’esecuzione. Cerco quindi di far passare il messaggio che si debba lavorare per far sì che sul palco non accadano imprevisti, ma allo stesso tempo ci si deve sempre aspettare che qualche cosa possa succedere, e di conseguenza non ci si deve stressare eccessivamente. Così, in maniera divertente, sprono i miei studenti a sdrammatizzare gli errori in un clima scherzoso che porta a vivere gli imprevisti in maniera più rilassata.

Quello che inoltre cerco di trasmettere ai miei studenti è il senso di responsabilità verso il pubblico. Ciò che veramente importa è far godere al pubblico la serata per la quale sono venuti ad ascoltare il concerto, e per far ciò dico sempre ai ragazzi di concentrarsi sul proprio linguaggio musicale e sul come trasmettere una certa espressione ed emozione agli spettatori. Questa è la responsabilità che noi abbiamo nella comunità.

Intervista a Momir Novakovic - strumentiemusica.com - giugno 2024Oltre a quello che abbiamo appena detto c’è anche altro che cerchi di trasmettere ai tuoi studenti?

Sì. Vedo le nuove generazioni che cambiano velocemente, cambiando i propri interessi e con un’attenzione diversa dalla nostra, dovuta anche allo sviluppo della tecnologia. Il lavoro di noi insegnanti è di assicurare che la società ,un domani, a livello generale, possa ancora fruire di questa arte. Questa è la nostra missione. Quindi, cerco di far maturare i miei studenti sotto tutti i possibili sensi: a livello di tecnica, musicalità, controllo dello strumento, linguaggio musicale, espressività, ma non solo. Cerco anche di far maturare il loro modo di pensare, la capacità di pensiero critico, non solo musicale, ma anche attraverso la connessione col pubblico e con la società in cui viviamo. Inoltre, cerco di far individuare a ogni studente il proprio punto di forza, la cosa sulla quale sono migliori, in modo tale da portarla avanti per distinguersi dalla massa, che è una cosa assolutamente essenziale oggi.

Quindi, i ragazzi si promuovono a vicenda? 

Sì, li incoraggio a fare così; all’inizio, li guido, ma, poi, lascio che diventino sempre più indipendenti. Ovviamente, c’è chi è più propenso a questo e chi lo è meno. Spesso sono gli studenti stessi a suddividere equamente i ruoli: c’è chi si occupa della comunicazione, delle grafiche, della sponsorizzazione del concerto; chi, invece, prenota la sala prove e la sala concerto, si occupa di interfacciarsi con i tecnici del suono, eccetera. Naturalmente, potrei occuparmene anche io, ma lo scopo è allenarli a interfacciarsi con questo lavoro a trecentosessanta gradi, perché fare il musicista, spesso, non è soltanto andare sul palco e suonare.

Hai dei metodi o delle altre pubblicazioni che ti guidano nell’insegnamento della fisarmonica?

Più che in Accademia, sfrutto dei testi per insegnare nelle scuole di musica. Perché, alla fine, l’Accademia prevede un percorso molto personalizzato e professionalizzante, dunque l’approccio didattico dipende dal singolo studente. Nelle scuole di musica utilizzo un approccio simile a quello di Patrizia Angeloni, ovvero metodi che promuovono la didattica attiva. Altri punti di riferimento che ho sono Maria Hansen e Lars Holm che ha metodi focalizzati sui bassi sciolti per avviare alla musica classica.

Per quanto riguarda invece l’insegnamento in università, sono state fatte molte ricerche, però più tecniche e a livello generale, non tanto fisarmonicistico. Purtroppo, essendo la fisarmonica uno strumento giovane, ci manca ancora molta letteratura accademica in questa direzione. C’è anche da considerare che l’Estonia è un paese indipendente da poco tempo e quindi relativamente giovane. Dunque, spesso, si trovano metodi didattici un po’ datati, che, però, se usati nella giusta maniera possono comunque portare a risultati positivi. La cosa più importante e che consiglio è conoscere più metodi possibili e utilizzare tutti i materiali che si hanno a disposizione perché soltanto così è possibile supportare al meglio ogni allievo.

Finita l’Accademia, chi ha studiato fisarmonica che opportunità può avere in Estonia?

Ovviamente, dipende se lo studente è uno che ha intenzione di stare qui o andare a condividere la propria esperienza in altre nazioni. Quello che posso dire è che noi in Accademia cerchiamo di istruire gli studenti su tutti gli aspetti di questo mestiere, quindi non solo come suonare, ma, anche, in un certo senso, come pensare, come analizzare le cose, in che modo rapportarsi col mercato e sviluppare skills comunicative, ovvero come proporre al meglio la propria arte. Conseguito il titolo, uno studente può intraprendere sia un percorso pedagogico, sia il percorso concertistico. L’Estonia, infatti, come avevo accennato, è un paese ricco di proposte concertistiche dove, quindi, ci sono tante possibilità di suonare. Un altro aspetto positivo di questo Paese è l’interesse per la cultura, infatti le scuole di musica sono numerosissime in tutto il territorio. Ogni provincia possiede una scuola di musica statale e ogni paese, anche remoto, ne possiede una con la classe di fisarmonica. In linea generale si può dire che qualunque fisarmonicista volenteroso e capace, qualora avesse la volontà di sviluppare qualcosa, in Estonia ne avrebbe la possibilità, proponendo progetti – anche ambiziosi – purché siano dedicati alla diffusione della cultura musicale. Nel caso in cui uno studente volesse continuare il proprio percorso come insegnante, secondo le normative estoni non c’è bisogno di avere un titolo extra oltre a quello accademico; tuttavia, suggerisco a coloro che vogliono intraprenderlo di frequentare anche dei corsi di pedagogia e didattica, in modo da arricchire il proprio bagaglio metodologico.

Quali sono le principali sfide dell’insegnamento della fisarmonica in Estonia?

La sfida che io trovo al momento è che non molti ragazzi che intraprendono studi di fisarmonica decidono poi di fare i musicisti. Molto spesso non continuano a fare musica a livello professionale o cambiano strumento. Quindi, attualmente, è importante stabilire un’atmosfera in cui riconoscano la fisarmonica classica come professione, come arte, come possibilità. Per comprendere ciò è bene che si interfaccino anche al clima internazionale. Per far sì che ciò avvenga, come ho detto anche prima, c’è da fare un grande lavoro a livello di immagine della fisarmonica e di promozione dello strumento.

In Italia la fisarmonica viene praticata sempre meno, soprattutto dai giovani. Come suggerisci che si possa promuovere questo strumento?

Secondo me la cosa più importante è essere consapevoli dei tempi in cui viviamo, quindi cercare di usare la creatività per utilizzare mezzi di promozione quali i social in maniera innovativa. Inoltre, è essenziale anche creare contatti e fare rete tra gli insegnanti di tutte le materie artistiche, e incoraggiare gli studenti a fare la stessa cosa. In questo modo si viene a creare un circolo virtuoso, dove più allievi vanno in giro a suonare, si creano più eventi sulla fisarmonica, più gente ha , così, di avvicinarsi allo strumento e conoscerlo sotto tutte le sue sfaccettature.

Quindi si tratta principalmente di un’operazione di marketing?

In parte sì, ma ciò che è veramente importante è partecipare alla vita di comunità.

Intervista a Momir Novakovic - strumentiemusica.com - giugno 2024Che cosa vuol dire, nello specifico, partecipare alla vita di comunità?

Significa, per esempio, proporre alle scuole concerti dove ci sarà la fisarmonica, ma non solo: è essenziale anche andare agli eventi organizzati dalle altre istituzioni per promuovere la musica. Non si tratta di marketing nel senso di business, bensì di arricchire la vita della comunità a livello sociale, non solo privatamente. Infatti, col tempo ho iniziato a organizzare un festival insieme a un mio collega qui a Tallinn, richiamando giovani da diversi paesi, in modo tale da promuovere la fisarmonica classica.

E i repertori per questo tipo di promozione con che criterio devono essere scelti?

Ovviamente, dipende dal gusto del musicista, ma anche dal tipo di pubblico. È importante che il tipo di repertorio scelto funga da legante tra la musica e la comunità in cui viene eseguito, dunque che si adegui al tipo di contesto. Per esempio, se siamo noi stessi a organizzare un concerto, siamo liberi di scegliere il repertorio che vogliamo, perché il tutto dipende da noi. Se invece ci proponiamo per partecipare a un qualche tipo di evento, bisogna conoscere il posto in cui si andrà a suonare e il tipo di pubblico per capire che cosa potrà essere più adeguato e risultare attrattivo per gli ascoltatori.

Esiste un’associazione di fisarmonicisti?

Sì, esiste e organizza incontri annuali, ogni tanto qualche concorso e campi estivi. Fornisce supporto quando si fa qualche evento. È un buon canale d’informazione e ne fanno parte quasi tutti i docenti di fisarmonica. Spesso, organizzano ensemble di fisarmoniche anche molto numerosi, in cui il valore sta proprio nel creare connessioni già tra bambini.

Hai un ultimo consiglio da dare a dei giovani fisarmonicisti che vogliono cambiare le cose?

Dobbiamo ricordarci che noi non sappiamo mai abbastanza. C’è sempre da studiare e imparare, non solo per quanto riguarda la fisarmonica, ma anche su come funzionano le cose nel mondo. Quindi, quel che consiglio è di prendere e partire, imparare altre lingue e interfacciarsi con altre culture, fare tante domande ed essere disposti ad ascoltare sempre le opinioni altrui. È importante non isolarsi, uscire dalla propria comfort zone e vivere la vita fisarmonicistica e musicale a pieno, quindi andare a sentire gli altri, sia fisarmonicisti che non. Concludo dicendo che uno degli errori più grandi che spesso facciamo noi fisarmonicisti è quello di interfacciarci solo con altri della nostra “specie”. Invece, è essenziale spaziare nel campo della musica, apprendere da quella antica e accogliere le innovazioni. E non bisogna avere paura di sbagliare. Il mondo non si ferma se un giovane prova a fare qualcosa e fallisce.

 

Scritto da Davide Iadicicco e Matilde Toni