La fisarmonica di Luciano Berio (1^ parte)

“El mar la mar” per flauto, 2 clarinetti, arpa, fisarmonica, violoncello, e contrabbasso (1952, rev. 1969)

104

Questo è il primo di una breve serie di articoli dedicata ai brani di Luciano Berio che comprendono la fisarmonica nell’organico. Si tratta, per lo più, di brani cameristici con organici di media grandezza con l’unica eccezione di Sequenza XIII (Chanson) per fisarmonica sola.

Luciano Berio nasce a Oneglia, piccolo comune ligure, nel 1925. Per tutto il periodo del regime fascista studia il pianoforte sotto la guida paterna, tanto che progetta di iscriversi al Conservatorio proprio per approfondire questo strumento. Viene, però, chiamato alle armi e, durante un’esercitazione militare, si ferisce a una mano. Se da un lato questo incidente interrompe bruscamente le sue ambizioni pianistiche, dall’altro gli fornisce l’occasione di abbandonare il campo di battaglia e di rifugiarsi a Milano dalla sorella. Nel 1945, entra, dunque, al Conservatorio di Milano, dove incontra, tra gli altri, Giulio Cesare Paribeni e Giorgio Federico Ghedini, un compositore di grande cultura, che conosceva tanto le opere degli antichi quanto quelle dei moderni; questo incontro cambierà la vita del giovane Berio. Dopo il diploma in composizione, grazie a una borsa di studio, ha l’occasione di andare negli Stati Uniti e studiare con Luigi Dallapiccola, altra figura centrale della prima metà del secolo in Italia. Sarebbe forse troppo lungo ripercorrere per intero la biografia di Berio, e ci fermeremo, perciò, di volta in volta, a seconda del brano che osserveremo. Tra gli anni Cinquanta e Sessanta, dalla penna di Berio emergono brani come le prime cinque Sequenze (I per flauto, II per arpa, III per voce femminile, IV per pianoforte, V per trombone), Allez-hop!, prima collaborazione con Italo Calvino, Passaggio, prima collaborazione con il poeta Edoardo Sanguineti, e le Folk Songs. In questi anni, Berio si trova a creare lo Studio di Fonologia della Rai di Milano insieme a Bruno Maderna e Roberto Leydi, e a collaborare con Darius Milhaud, che incontra negli USA. Proprio nello Studio di Fonologia ha inizio la sperimentazione sulla musica elettronica, con qualche anno di ritardo rispetto alla Germania e alla Francia, ma con un approccio unico e innovativo. Qui nasce, tra le altre cose, Thema. Omaggio a Joyce, una straordinaria collaborazione tra Berio, Cathy Berberian e Umberto Eco, su un estratto dall’undicesimo capitolo dell’Ulisse di Joyce.

È in questo periodo che si colloca la prima tappa del nostro viaggio nella letteratura per fisarmonica firmata Luciano Berio: si tratta di El mar la mar, brano originariamente scritto nel 1952, poi rivisto e definitivamente pubblicato nel 1969, per soprano, mezzosoprano, e 7 strumenti (nello specifico: flauto, 2 clarinetti, arpa, fisarmonica, violoncello, e contrabbasso).

Il testo è del poeta spagnolo Rafael Alberti:

1. Me siento, mar, a oírte.

¿Te sentarás tú, mar, para escucharme?

2. El mar. La mar.

El mar. ¡Sólo la mar!

¿Por qué me trajiste, padre,

a la ciudad?

¿Por qué me desenterraste

del mar?

Pleamar silenciosa de mis muertos.

Ellos, quizás, los que os estén limando,

rubias rocas distantes.

3. ¿Te gustarìa, mar, montarte en bicicleta

darte un largo paseo por las ramblas,

elquilar luego una sombrilla verde

y tumbarte en la playa,

como una mar cualquiera,

a descansar del baño?

Il brano è diviso in tre episodi. Il primo, che non comprende la fisarmonica, ha un carattere onirico e molto suggestivo: l’ascoltatore più avvezzo alla musica contemporanea scorgerà, probabilmente, richiami vagamente seriali, ma è la finezza della strumentazione che colpisce più di tutto.

L’inizio del secondo episodio vede la fisarmonica in ppp all’unisono con il soprano, in un Mib molto lungo, parte di una texture armonica che si crea dall’urto con i due clarinetti, le voci, e in ultimo il contrabbasso. In una seconda fase, invece, la fisarmonica si configura come sintesi delle due linee di clarinetto, e viene quindi usata in senso timbrico, «sporcando» quello dei due legni. Il ritmo armonico accelera, e si percepisce un aumento della tensione, sottolineata dall’aumento di volume e di strumenti. L’insistenza di questa fase si spegne molto lentamente, tornando al clima iniziale di note lunghe sapientemente organizzate in un complesso accordo finale.

Il terzo episodio è certamente il più vivace: in poche battute il ritmo diventa incalzante, e anche la fisarmonica assume un ruolo decisivo. Nei primi interventi sembra che il ruolo dello strumento non sia più quello di “raccordo armonico” e, dunque, coloristico, ma quasi dialogico con le voci. Il finale, come era avvenuto per i precedenti episodi, è strutturato come un accordo che si forma dall’intersezione delle varie linee, ma qui, a sorpresa, la fisarmonica assume sostanzialmente il ruolo del contrabbasso e, in un curioso cambio di chiave, si pone come base per l’intera struttura armonica.

Si tratta certamente di un brano interessante, anche se molto breve e, rispetto ad altri lavori vocali di Berio, piuttosto lineare; tuttavia, è significativo, direi, che il compositore abbia scelto di usare la fisarmonica così presto nel proprio lavoro.

 

© RIPRODUZIONE RISERVATA

 

Ascolto 1

Ascolto 2