Il sacro fuoco dell’arte in due anime
Gabriele Mirabassi – Simone Zanchini, “Il Gatto e la Volpe”
Quando avviene un incontro artistico che sfocia in un un’unione d’intenti ben definita, locupletata da intenso feeling, ardente interplay e comunicatività autentica, il risultato è sempre garantito. Da qui prende vita Il Gatto e la Volpe, nuova opera discografica firmata dal clarinettista e compositore Gabriele Mirabassi e dal fisarmonicista e compositore Simone Zanchini, due vere e proprie eccellenze della buona e vera musica italiana, segnatamente jazz, che godono della immensa stima di numerosissimi addetti ai lavori, anche in ambito internazionale. La tracklist consta di otto brani, di cui Our Spanish Love Song (Charlie Haden) e Un Tom para Jobim (Sivuca) rappresentano dei calorosi omaggi a due artisti monumentali, mentre Choro Romagnolo e Felliniano sono composizioni originali scaturite dalla magmatica materia grigia di Zanchini, invece Chisciotte, Pinocchio e Sospesi a Primavera sono brani partoriti dall’abbacinante estro di Gabriele Mirabassi. Infine, Impro N. 5 è una composizione autografata a quattro mani, da Mirabassi e Zanchini. Gabriele Mirabassi è uno fra i migliori clarinettisti jazz (e non solo) italiani degli ultimi venticinque anni. Eccellente sia nel repertorio della musica classica che in quello jazzistico, nel corso degli anni si è dedicato amorevolmente all’approfondimento della musica brasiliana e, più in generale, sudamericana. La sua fulgida carriera è costellata di prestigiose collaborazioni al fianco di musicisti e, in generale, di artisti blasonati in ambito mondiale, fra cui: Richard Galliano, John Taylor, Steve Swallow, Marc Johnson, Edmar Castaneda, Enrico Rava, Enrico Pieranunzi, Stefano Battaglia, Roberto Gatto, Guinga, André Mehmari, Monica Salmaso, Sergio Assad, John Cage, Mario Brunello, Andrea Lucchesini, Marco Rizzi, Gianmaria Testa, Erri De Luca, Ivano Fossati, Sergio Cammariere, Mina, Giorgio Rossi, David Riondino, Marco Paolino. Invece, per ciò che concerne la sua prolifica attività discografica, è doveroso menzionare album come: Coloriage (1992, con Richard Galliano), Fiabe (1995, con Stefano Battaglia), Come una Volta (1996, con Battista Lena, Enzo Pietropaoli e Gianni Coscia), Cambaluc (1998, con Richard Galliano, Riccardo Tesi, Quartetto Namaste), Velho Retrato (1999, con Sergio Assad), Racconti Mediterranei (2000, con Enrico Pieranunzi e Marc Johnson), Latakia Blend (2002, con Luciano Biondini e Michel Godard), Graffiando Vento (2004, con Giunga), New Old Age (2005, con John Taylor e Steve Swallow), Canto di Ebano (2008, con Peo Alfonsi, Salvatore Maiore e Alfred Kramer), Miramari (2010, con André Mehmari), A Testa in Giù (2013, con l’Orquestra a base de sopro de Curitiba), Um Brasil Diferente (2014), Gli Amori Sospesi (2015), Agreste (2018). Fisarmonicista totale, fra i più interessanti e creativi dello scenario internazionale, Simone Zanchini è un musicista a tutto tondo, capace di spaziare con disarmante naturalezza dal jazz alla musica classica e contemporanea, dalla musica brasiliana e quella eurocolta, senza mai obliare la tradizione. Nel corso del suo strepitoso cammino artistico si è esibito in tutto il mondo, in nazioni quali: Francia, Austria, Germania, Inghilterra, Olanda, Svezia, Danimarca, Finlandia, Slovenia, Croazia, Macedonia, Spagna, Norvegia, Russia, Tunisia, Libano, India, Venezuela, Stati Uniti, Giappone. Ha stretto significative collaborazioni con musicisti di statura internazionale, fra cui: Bill Evans, Thomas Clausen, Javier Girotto, Tamara Obravac, Vasko Atanasovski, Han Bennik, Art Van Damme, Frank Marocco, Adam Nussbaum, John Patitucci, Jim Black, Gianluigi Trovesi, Marco Tamburini, Massimo Manzi, Paolo Fresu, Antonello Salis, Bruno Tommaso, Ettore Fioravanti, Mario Marzi, Michele Rabbia, Andrea Dulbecco, Giovanni Tommaso. Durante la sua straordinaria carriera ha pubblicato circa venti dischi, fra i quali spiccano Bebop Buffet (2006), Meglio Solo! (2009), Fuga per Art 5et (2009), The Way We Talk (2010), My Accordion’s Concept (2012), Casadei Secondo Me (2015), Don’t Try This Anywhere (2016), Cinema Paradiso (2018). Il presente (discografico), invece, sia per Mirabassi che per Zanchini, si chiama Il Gatto e la Volpe. Choro Romagnolo è un chiaro omaggio al Brasile e, in parte, anche all’Italia. L’eloquio di Zanchini è travolgente, colmo di intarsi armonici e asperità armoniche di pregevole fattura, ornati da un’eccezionale padronanza tecnica. Mirabassi, come il fisarmonicista, dà vita a un discorso improvvisativo torrenziale, impreziosito da fulminee scorribande cromatiche di grande effetto. In Impro N. 5 emergono la pacatezza e l’imprinting “soulful” di Mirabassi e Zanchini, che si esprimono con lodevole levità interpretativa. L’impatto di Felliniano è devastante, soprattutto dal punto di vista ritmico e del suono. Qui il solo del clarinettista è ardente, come nel suo stile, ma placido (in alcuni momenti) al contempo. Il fisarmonicista concepisce un’elocuzione vibrante, figlia di una coinvolgente veemenza comunicativa. Il climax di Sospesi a Primavera è crepuscolare, intimistico. Anche qui la seraficità comunicativa di Mirabassi e Zanchini è elogiabile. Il clarinettista intesse un’improvvisazione intrisa di trasporto emotivo, in cui snocciola note ponderate, sviscerate con acume e classe cristallina, sostenuto dal sobrio comping architettato dal fisarmonicista. Il Gatto e la Volpe è un disco in cui il virtuosismo si fonde simbioticamente con uno spiccato senso melodico, un album intriso di estasianti colori appartenenti alla musica brasiliana, arricchito da una fervida creatività armonica e improvvisativa tipica del jazz, oltre a sublimi pennellate riconducibili alla musica colta, il tutto animato dal sacro fuoco dell’arte che alberga nell’anima di Mirabassi e Zanchini.
Gabriele Mirabassi – Simone Zanchini, Il Gatto e la Volpe
Etichetta discografica: Egea Records
Anno produzione: 2021
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