Racconti di un bandoneon “parlante”

Paolo Russo, “Bandoneon Solo – Vol. IV (Close Up)”

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Bandoneon Solo – Vol. IV (Close Up)Una maliarda e profonda opera di destrutturazione di dodici immortali standard appartenenti alla sconfinata tradizione jazzistica (ri)letti per “Bandoneon Solo”, attraverso la quale si dona un abito sonoro e armonico differente, personale, frutto di una ricchissima ricerca che lascia il segno. Bandoneon Solo – Vol. IV (Close Up) è la nuova fatica discografica del talentuoso e ardimentoso bandoneonista Paolo Russo che – con questo album – attraverso dodici brani – rende omaggio a quattordici icone sacre del jazz del calibro di Jimmy Van Heusen, Johnny Burke, Herbie Hancock, Wayne Shorter, Arthur Hamilton, Django Reinhardt, Guy Wood, Robert Mellin, Henry Mancini, Paul Desmond, Bill Evans, Antônio Carlos Jobim, Chico Buarque e Miles Davis. Cesellatore di intarsiature armoniche di pregevole fattura, infaticabile esploratore di suoni, dalla fervida e abbacinante creatività, Paolo Russo è uno fra i più interessanti bandoneonisti della sua generazione, oltre a essere un sopraffino compositore e arrangiatore. Originario di Pescara, vive in Danimarca dal 1996. Formatosi come pianista classico e jazz e diplomatosi in conservatorio sia in Italia, a Pescara, che in Danimarca, a Copenaghen, si dedica continuativamente al bandoneon dal 2001. Nell’arco della sua eccellente e prolifica carriera, oltre a esibirsi a tutte le latitudini, segnatamente in Argentina, Uruguay, Brasile, Giappone, Isole Faroe, Tailandia, Tanzania, Mozambico, Algeria, Russia, Stati Uniti, Cuba, Serbia, condivide palco e studio di registrazione assieme a uno stuolo di musicisti blasonati in ambito nazionale e mondiale, tra cui: Stefano Bollani, Paolo Fresu, Pablo Ziegler, Eliel Lazo, Nico Gori, Jesper Bodilsen, Minino Garay, Karima Nayt, Josefine Cronholm, Thommy Andersson, Marcello Di Leonardo, Caroline Henderson, Poul Krebs, Etta Cameron, Bo Stief, Lelo Nika, Gianluigi Trovesi, Diego Figueiredo, Diego Schissi, Kenny Werner, Thomas Clausen, Bobby Ricketts, Ruslan Vilensky, Harold Lópes-Nussa, Joe Barbieri, Calixto Oviedo, Julie Eskær, Michala Petri. Sia da solista, bandleader e co-leader pubblica circa venti dischi – e a proposito di nuovo pubblicazioni, eccolo protagonista con il suo Bandoneon Solo – Vol. IV (Close Up). In Footprints (Wayne Shorter) Paolo Russo architetta alcune intriganti variazioni melodiche e sostituzioni armoniche particolarmente degne di nota, locupletando il tutto con un magistrale utilizzo del mantice e una lodevole cura della dinamica. La versione di Cry Me a River (Arthur Hamilton) colpisce di primo acchito soprattutto per la policromia timbrica creata dal bandoneonista, impreziosita da un’alta intensità emozionale e da una spiccata sensibilità descrittiva. Nel brano Nuages (Django Reinhardt), l’eloquio di Russo è intriso di illuminata e illuminante musicalità, manifestata con ammantante genuinità e generosità. In Take Five (Paul Desmond), nel discorso improvvisativo, spicca l’innato senso melodico di Paolo Russo e la sua piroclastica inventiva armonica, (ri)lettura arricchita da un inebriante spostamento di accenti volto a creare tensione ed effetto sorpresa. La sacralità (specie nelle prime misure) della rivisitazione di Waltz for Debby (Bill Evans) lascia con il fiato sospeso, enfatizzata dalla toccante interpretazione armonica del bandoneonista. Qui, dal solo di Russo, emerge una raffinata cantabilità dal forte potere evocativo e dal rutilante spirito narrativo e descrittivo. Bandoneon Solo – Vol. IV (Close Up) è un disco che rappresenta il manifesto del senso estetico di Paolo Russo. La sua concezione del bandoneon è trasversale, in quanto lo rende uno strumento dall’approccio orchestrale, specialmente dal punto di vista timbrico. La sua autenticità comunicativa, riconoscibilità espressiva, il suo modo di tessere le cadenze, di dilatare il tempo, di gestire egregiamente il mantice e di dar vita a delle dinamiche che sembrano scolpite nell’alabastro, incastonate nel firmamento, fanno di Russo un poeta del bandoneon. Lui riesce nell’intento di far “parlare” il suo strumento, di umanizzarlo, come se lo trasformasse in un amico fraterno in carne e ossa con il quale confidarsi e conversare amabilmente, abbracciandolo stretto a sé per cercare di percepire più vibrazioni positive possibili in modo tale da donarle a sua volta a coloro che hanno la grandezza interiore per comprendere fino in fondo ciò che lui intende esprimere in note.

 

(Foto di Fabrizio Mandolini)

 

Paolo Russo, Bandoneon Solo – Vol. IV (Close Up)

Etichetta discografica: Zina Zanetti Music

Anno produzione: 2022

 

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