La notte del 30 aprile si canta il Maggio in molte aree dell’Umbria

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PasquellaCosì come la scorsa settimana abbiamo annunciato il Cantamaggio ternano – la manifestazione “urbana” che a Terni si rinnova da oltre cento anni attraverso lo sviluppo di una tradizione rituale contadina e rurale – in queste righe accenniamo al Maggio che si canterà la notte del trenta aprile, seguendo i riflessi di un rituale antico che si rinnova in molti paesi e aree dell’Umbria.

Il canto del Maggio è ancora vitale soprattutto nelle zone montane della nostra regione e, sebbene abbia subito molte variazioni nel tempo – che si possono riscontrare sia nella struttura delle varie performance che nei testi verbali e nelle musiche – è possibile ascoltarlo e seguire i gruppi di maggialioli che lo eseguono durante tutta la notte. Il trenta aprile, infatti, segna un passaggio chiave nella cultura contadina di tradizione orale, quello cioè della rinascita della natura, della ricostruzione dopo la pausa invernale e dell’ingresso nella prospettiva della raccolta. E questo passaggio coincide con una formalizzazione rituale che si esprime proprio attraverso la socializzazione, la musica e il canto. Il canto del Maggio si caratterizza per la sua forma itinerante, elemento che lo accomuna ad altre espressioni canore di tradizione orale, come le pasquelle, i canti che si eseguono ancora oggi a Cascia nei primi giorni dell’anno. Questo aspetto è evidentemente legato alle forme più tradizionali del rituale, che prevedevano la questua, cioè l’offerta da parte degli abitanti delle case presso le quali i maggiaioli si fermavano a cantare. Oggi questa forma di donazione non è più in uso, sebbene in ogni “tappa” del percorso vengano offerti cibi e bevande. Da un punto di vista tecnico possiamo dire che il Maggio è un canto in endecasillabi e che, sebbene vi siano delle differenziazioni strutturali che coincidono con due macro-aree geografiche, non è improvvisato. O meglio non lo è del tutto. Difatti, nella zona di nord-est – che comprende molti paesi in cui il canto viene eseguito da più cantori che si alternano su una base musicale eseguita con fisarmonica e tamburello – i maggiaioli attingono a memoria a un repertorio di testi verbali conosciuti e condivisi. Nell’area sud occidentale, invece, i testi sono trascritti su dei fogli volanti e il canto viene eseguito in coro. In questo quadro – che ho schematicamente delineato senza soffermarmi sui dettagli più specialistici e soprattuto senza entrare in ulteriori livelli di differenziazione che interessano le performance riconducibili alle stesse macro-aree – può essere interessante sapere che a Ficulle, in provincia di Terni, il gruppo di maggiaioli coincide, man mano che si procede nel percorso, con buona parte degli abitanti del paese, e la scena che si delinea nella notte della rinascita è senza dubbio suggestiva.