La composizione come un racconto nel pensiero di Andrea Coruzzi

Nella visione del fisarmonicista Coruzzi, il compositore è come un narratore

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Andrea Coruzzi (PH Giorgio Torchetti)Andrea Coruzzi è un eccellente fisarmonicista e un fertile compositore che si ispira all’impressionismo, allo spettralismo, al modernismo, al neoclassico, al minimalismo e non solo. Nel corso della sua carriera ha vissuto svariate esperienze che lo hanno fatto crescere sensibilmente sia sul piano umano che artistico. Un importante processo di maturazione personale e musicale che lui ripercorre raccontando i momenti più significativi della sua vita.

Nell’arco del tuo ricco percorso di studi hai approfondito la conoscenza dapprima del sax, per poi approdare alla fisarmonica. Soprattutto sotto l’aspetto espressivo, trovi delle similitudini fra questi due strumenti?

Sì, sono due strumenti aerofoni, quindi il primo aspetto che hanno in comune è il funzionamento tramite l’aria. Sulla fisarmonica attraverso il mantice e sul sax con il fiato. Sul lato espressivo sono molto simili, basti pensare alle articolazioni che con la fisarmonica si possono eseguire in tutti i modi, come ad esempio vari tipi di staccato (corto, detached, marcato, tenuto). È possibile anche con la chitarra, ma il risultato non è così nitido come per l’accordion, per strumenti a fiato e per gli archi. Proprio con gli strumenti a fiato si possono ottenere molti cambi di timbro, come anche negli archi: suonare al ponte o sul tasto, con il sassofono può essere un soffiato, con l’accordion questo può avvenire gestendo bene il mantice e cercando un suono più scuro, più dolce, più chiaro o più aggressivo in base alle esigenze. Un’ altra similitudine può essere il bending. Sul sax, come sul clarinetto, è un effetto caratteristico, mentre sulla fisarmonica no. Però ci si avvicina parecchio. Entrambi gli strumenti sono molto giovani, dunque con un repertorio originale che si sviluppa a partire dal Novecento. Nonostante ciò, entrambi hanno già una lunga tradizione di trascrizioni di brani delle epoche precedenti che “suonano bene”.

Durante la tua carriera hai stretto diverse collaborazioni di prestigio con orchestre dirette da maestri del calibro di Riccardo Muti, Wayne Marshall, Timothy Brock, Troy Miller, Christopher Franklin e tanti altri ancora. Questi incontri umani e artistici con direttori di assoluto livello hanno notevolmente segnato la tua crescita personale e artistica?

Tutti questi grandi musicisti mi hanno donato tanto sia a livello umano che artistico. Solo poter essere in orchestra, assistere alle prove e vedere come lavorano, è stata un’occasione di grande crescita personale. Mi hanno insegnato soprattutto il gusto di fare musica appunto in un contesto orchestrale, dove tutti gli equilibri sono perfetti. Ad esempio: se sono insieme al flauto, anziché far prevalere uno dei due strumenti, l’idea è quella di cercare di entrare uno nel suono dell’altro e trovare un timbro nuovo, come se fosse una sorta di “terzo” suono. Nel 2020 ho avuto la fortuna di incontrare Roger Catino in un’orchestra di Parma: la Toscanini Next. Lui è stato un direttore e compositore fondamentale per me e per il mio percorso di musicista, con una visione della musica molto simile alla mia. In questa orchestra si suona un repertorio “contaminato” (musica da film, colta riarrangiata, pop, tango e altri generi). Insieme, abbiamo cercato un suono specifico e un modo differente di intendere la fisarmonica.

Andrea Coruzzi (PH Giorgio Torchetti)In vari gruppi cameristici ti esibisci anche come bandoneonista, oltre che come fisarmonicista. Dal punto di vista tecnico, quali sono le differenze sostanziali tra questi due strumenti?

Sì, principalmente mi esibisco con il bandoneon con un gruppo di tango che si chiama Sueno, con cui suoniamo musica di Astor Piazzolla riarrangiata. Recentemente abbiamo registrato un disco che trovate su tutte le piattaforme digitali. Il titolo è Sueno, sognando il Tango. Dal punto di vista tecnico li trovo abbastanza diversi in varie cose. Basti pensare all’attacco, alla gestione del mantice o alla disposizione delle note.

Sei anche un prolifico compositore e arrangiatore. Qual è la tua visione dell’arte della composizione e dell’arrangiamento?

Mi piace molto scrivere, anche se di musica originale per fisarmonica ne ho composta davvero poca. È veramente difficile scrivere bene per accordion. La musica contemporanea credo che debba trasmettere un messaggio che​ arrivi al pubblico, indipendentemente dal linguaggio utilizzato, che faccia riferimento all’impressionismo, allo spettralismo, al modernismo, al neoclassico, al minimalismo e non solo. Secondo me il compito del compositore è raccontare qualcosa, mandare un messaggio o trasmettere un’emozione a chi ascolta. E ognuno si esprime con il linguaggio che più gli appartiene. Mi diverte molto fare degli arrangiamenti completamente originali, tipo prendere brani di musica colta del Settecento e riarrangiarli in chiave “moderna” con influenze novecentesche facendoli incontrare con altri compositori: Rossini che incontra Stravinskij, giusto per fare un esempio.

La tua attività professionale è impreziosita anche dal ruolo di docente di fisarmonica presso il Liceo Musicale “Attilio Bertolucci” di Parma. In questa tua veste di didatta hai incontrato giovani e talentuosi fisarmonicisti dal radioso futuro?

Sono soltanto due anni che insegno al liceo, ma ho incontrato giovani fisarmonicisti e altri strumentisti veramente bravi, che dedicano anima e corpo allo studio. Sono sicuro che molti di loro avranno futuro nella musica. Dal punto di vista umano mi hanno regalato tantissimo, per cui stare insieme a loro e lavorare assieme è stupendo. Ho avuto la fortuna di avere studiato con vari maestri. Tre di loro mi hanno donato sul piano musicale e umano ciò che io auguro a chiunque studi musica di poter trovare in un insegnante: sto parlando di Cesare Chiacchiaretta, Massimo Ferraguti ed Emilio Ghezzi. Spero, un giorno, di riuscire a trasmettere ai miei studenti anche solo una minima parte dell’entusiasmo, della competenza e del valore umano che loro hanno trasmesso a me.

Andrea Coruzzi (PH Giorgio Torchetti)Soffermandosi sul tuo strumento, quale modello di fisarmonica e di bandoneon utilizzi in studio di registrazione e nei concerti?

Il mio strumento è una fisarmonica Beltuna Matrix, un prodotto recente della ditta Beltuna a bassi sciolti con cui mi trovo molto bene sotto ogni aspetto, che mi permette di esprimermi al meglio. Lo utilizzo sia nei live che in studio e lo potete ascoltare anche nel mio nuovo disco da solista Accordion Streets, album che trovate su tutti i canali digitali. Per quanto riguarda il bandoneon, sia in studio che dal vivo, utilizzo un “Alfred Arnold”.

Volgendo lo sguardo all’immediato futuro, cosa bolle nella tua “pentola artistica”?

Per fortuna sto suonando tanto e ho qualche commissione di arrangiamento e composizione. Però ho vari progetti a cui mi sto dedicando molto: tra questi, un nuovo album dedicato alla fisarmonica Matrix in duo con il bravissimo fisarmonicista Cristiano Lui, in cui ci sarà un brano scritto dal maestro Cesare Chiacchiaretta appositamente per questo modello di fisarmonica.

 

(Foto di Giorgio Torchetti)

 

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