La ricerca per la didattica fisarmonicistica

Esperienze musicali documentate

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Lo strumento musicale e il bambino: da più parti si riscontra una sempre maggiore attenzione alla formazione precoce dello strumentista, di recente particolarmente orientata verso aspetti specialistici e performativi piuttosto che pedagogici, come ad assecondare la tendenza generale alla spettacolarizzazione di certe abilità: sempre più giovani, sempre più virtuosi, sempre più a creare “immagine”.
Ma l’attenzione e la cura allo sviluppo della persona, soprattutto in età infantile, è un dovere etico e, allo stesso tempo, fornisce le basi degli strumenti metodologici per una formazione specialistica di alto livello, ad ulteriore prova che ogni specializzazione è possibile, anzi ottimale, quando è mezzo di crescita, espressione e compimento della vita umana.
Storicamente, la pedagogia musicale in Italia ha ricevuto un grande impulso da ambiti differenti di studio, ricerca e divulgazione, tra cui possiamo qui ricordare (accanto alle Scuole di Didattica della Musica dei Conservatori italiani), la SIEM (Società Italiana per l’Educazione Musicale), l’AISM (Associazione Italiana Scuole di Musica) e il CRSDM (Centro di Ricerca e Sperimentazione per la Didattica Musicale), nato negli anni Ottanta del secolo scorso proprio con l’obiettivo di curare analisi e sperimentazione di metodologie nel campo della didattica musicale attraverso lo studio dei vari linguaggi ludico-espressivi, la promozione di ricerche sistematiche sulle esperienze di didattica musicale condotte in Italia e all’estero, l’aggiornamento professionale di docenti.
Quale il ruolo della didattica fisarmonicistica in tali contesti? Lo studio della fisarmonica era possibile quasi esclusivamente nelle scuole private, molte aderenti alla rete del C.D.M.I. (nella sua originaria veste ora non più attiva), ma lontane dagli ambienti pedagogici universitari e dagli studi che in quegli anni hanno motivato la ricerca. Poco più che ventenne, impegnata nella mia prima attività concertistica, nello studio e nello sviluppo della fisarmonica da concerto, ero stata da sempre attratta dai temi della didattica e intrapreso una serie di studi in questo senso, tra cui i corsi di formazione e aggiornamento promossi dalle istituzioni sopra citate. Era evidente: la ricerca si muoveva in ambiti in cui la fisarmonica era sconosciuta o misconosciuta. La pedagogia musicale sembrava ricercare strumenti sempre più a misura delle esigenze umane e formative che via via si andavano delineando con maggiore chiarezza e fondamenti scientifici, e per me, fisarmonicista, era chiaro che uno di quegli strumenti era indiscutibilmente la fisarmonica, mezzo al servizio dell’umano e dell’arte quotidiana e non solo strumento del palcoscenico artistico; d’altro canto, mi rendevo conto di quanto la tradizione didattica fisarmonicistica fosse antiquata, seppur piena di autentico amore e spirito di ricerca, perché fondata solo su una tradizione empirica e non nutrita dagli studi pedagogici. Un campo di azione urgente e sterminato si apriva ai miei occhi e me ne assunsi una responsabilità personale. Dagli studi alla collaborazione come insegnante il passo fu breve. Proposi una serie di corsi sperimentali, progetti di divulgazione e ricerca–azione protratti con successo negli anni a venire. Naturalmente, la vastità dei contenuti e dell’impianto didattico non può qui trovare spazio adeguato, ma desidero offrire ad una riflessione condivisa una estrema sintesi dei contenuti di due delle prime, fondamentali, ricerche.

 

La ricerca per la didattica fisarmonicistica - bimbo fisarmonica ScandalliRICERCA AZIONE I (1987 – 2000)

La fisarmonica nella formazione musicale di base: i contenuti di seguito sintetizzati trovano trattazione estesa nei miei saggi pubblicati dalla rivista “BeQuadro”, n. 61, anno 16, 1996.

Premessa e motivazione: la “recente” affermazione della fisarmonica come strumento da concerto e l’attenzione verso le potenzialità espressive dello strumento hanno parallelamente condotto ad una riflessione sulle esperienze musicali che la fisarmonica offre al bambino nel contesto della formazione musicale globale. L’individualità strumentale diviene, quindi, materiale di ricerca non solo per l’interprete ed il compositore, ma anche per quanti si interessino di pedagogia e didattica musicale.

Situazione di partenza: la fisarmonica non è presente nei corsi di formazione musicale di base.

Oggetto della ricerca–azione: si sperimenta l’utilizzo della fisarmonica nei corsi di formazione musicale di base (talvolta definiti di “propedeutica musicale”) per bambini dai quattro ai sette anni, sia come strumento utilizzato dall’insegnante nei laboratori di ascolto e di espressione corporea, sia come strumento a disposizione della ricerca sonora dei bambini.

Contesto di riferimento: Scuole Comunali di Musica del Progetto Musica del CRSDMI – provincia di Firenze.

Modalità di documentazione: diario di lavoro dell’insegnante.

Linee essenziali della sperimentazione: a partire dalla dimensione psicopedagogica dello sviluppo del bambino, si considera prioritaria la comunicazione nella globalità dei linguaggi. Il bambino è il proprio corpo, è traccia di sé ed opera attraverso processi sinergici e sinestesici in una dimensione interdisciplinare innata. Da cui un impianto didattico fondato innanzitutto su una pedagogia del “sentire”, nella cura della sensibilità, della creatività, della valorizzazione del sé e della relazione con il mondo esterno. Le attività musicali propongono, quindi, percorsi di apprendimento in forma ludica attivando la globalità delle modalità espressive. Ogni realtà può essere suonata, cantata, danzata, raccontata, disegnata e plasmata nei suoi diversi aspetti. Saranno sempre presenti la pratica dell’improvvisazione e della composizione in forma di costruzione musicale. Tutte le esperienze vengono condotte con voce, corpo e strumenti. L’impiego della fisarmonica si configura sia come strumento utilizzato dall’insegnante nelle esperienze di ascolto, danza, espressione corporea, sonorizzazione di storie, accompagnamento di canti, che come strumento a disposizione dell’esperienza strumentale del bambino, accanto allo strumentario Orff, nelle attività di esplorazione sonora, improvvisazione e composizione timbrico, ritmica, melodica, armonica.

Risultati: si è rilevata nella fisarmonica una notevole ricchezza di materiali sonori e di possibilità espressive e musicali a disposizione delle esigenze del bambino. Il mantice è polmone e diaframma che respira e sostiene il suono, sensibile ad ogni variazione del tono muscolare e ad ogni micro movimento, precisamente riscontrabile nel suono e nelle pulsioni sonore. L’uso del mantice riporta all’origine corporea della musica, in una semiotica del gesto e del movimento comune al musicista adulto e al bambino. Respiro, gesto e suono diventano un tutt’uno e si fanno, con l’interezza del corpo, traccia del sé. La fisarmonica è, inoltre, strumento privilegiato nella rappresentazione simbolica degli archetipi fissati nell’essere umano fin dalle memorie ancestrali (pulsio/respiro, evocante gli archetipi legati alla percezione cinestetica del dondolamento; forma–funzione dell’abbraccio e posizionamento nella zona del corpo umano in cui risiedono simbolicamente affettività ed emozione). E ancora, si vedano i materiali sonori: suono tenuto, polifonico, variabile dinamicamente, ampia estensione, ricchezza timbrica. Così il suono è materia da plasmare, il gesto imprime forma plastica al suono, traccia motoria e sonora allo stesso tempo; il soffio è respiro che si fa suono, un suono che sembra quindi abitare l’essere prima ancora di essere prodotto. Giocare con le sonorità fisarmonicistiche conduce alla consapevolezza di una espressione personale unica ed originale, offre una preziosa possibilità di distinguere ed esprimere caratteri differenti, ponendo le basi per quella che sarà l’interpretazione musicale oltre che l’indipendenza del sentire personale, sviluppa coordinazione accanto alla frequentazione di materiali sonori estremamente ricchi e vari, nelle più diverse combinazioni di altezze, timbri, dinamiche e durate.

 

La ricerca per la didattica fisarmonicistica - bimba fisarmonica PiginiRICERCA AZIONE II (1997)

Dalla ricerca sonora alla costruzione musicale. Un percorso della didattica fisarmonicistica per l’infanzia: la relazione di ricerca, di cui si dà sintesi di seguito, è stata pubblicata in: Tafuri, Johannella (a cura di), La ricerca per la didattica musicale. Atti del convegno SIEM, Bologna, “Quaderni della SIEM”, n. 16, EDT, 2000.

Premessa e motivazione: brevettata nel 1829 e largamente impiegata nella musica folklorica, la fisarmonica vede una rapida evoluzione organologica, fino ad acquisire – intorno alla fine degli anni Sessanta del Novecento, quelle caratteristiche che la rendono capace della sintesi espressiva dei grandi strumenti polifonici, di archi e fiati. Accanto alla letteratura di trascrizione, basata sull’analogia con gli strumenti da tasto e sulla connessione dei modi espressivi di archi e fiati, si vede fiorire una letteratura originale in continua evoluzione, che vede la fisarmonica come nuovo mezzo della musica contemporanea. La didattica segue le sorti della evoluzione tecnico–artistica dello strumento. Gli esordi prendono sporadicamente in prestito parti dei percorsi didattici degli altri strumenti a tastiera; solo più tardi, con il precisarsi dell’individualità strumentale, si focalizza l’esigenza di un piano didattico organico e coerente.

Situazione di partenza: i testi dedicati all’approccio alla pratica strumentale fisarmonicistica in età infantile propongono percorsi didattici basati principalmente sull’acquisizione graduale e stratificata di alcune abilità tecniche riconducibili all’esecuzione di una melodia (tastiera destra) accompagnata da bassi ed accordi precomposti (tastiera sinistra), configurando una scrittura strumentale e una serie di competenze dello strumentista solo parziali e limitanti rispetto all’identità tecnica e musicale della fisarmonica da concerto nella sua globalità.

Ipotesi di ricerca: possono i bambini di sei–sette anni sviluppare la capacità di uso del mantice, di articolazione digitale, di padronanza del gesto strumentale globale, usando una fisarmonica con tastiera sinistra a note singole?

Contesto di riferimento e situazione osservata: Scuola Comunale di Musica di Borgo San Lorenzo (Progetto Musica del CRSDM di Fiesole), anno scolastico 1997/98. Lezione collettiva con otto bambini di sei anni che frequentano un corso di formazione musicale di base dall’età di quattro anni. L’esperienza in oggetto documenta il periodo di approccio allo strumento nel contesto di un corso denominato “propedeutica strumentale”. Il corso prevede lezioni collettive di un’ora settimanale per un totale di quindici incontri. I bambini non dispongono di una fisarmonica per lo studio a casa, usano lo strumento solo nel corso della lezione. Vengono utilizzate fisarmoniche di buona qualità e accordatura, di dimensioni adeguate alla fisicità del bambino, dotate di tastiera destra a bottoni, 4 file, per terze minori con Do in prima fila, e tastiera sinistra a note singole su 3 file, per terze minori con Do in prima fila, convertibile in accordi precomposti. Nessun registro. I bambini non sono in diretto contatto con musicisti. La fisarmonica da concerto risulta sconosciuta alle famiglie così come all’ambiente socioculturale di riferimento che riconosce lo strumento solo come mezzo della musica folklorica.
Non è superfluo annotare che vennero utilizzate fisarmoniche modello “Peter Pan” che la Ditta Pigini aveva reso disponibili ad un costo accessibile. All’epoca, tale produzione era sostanzialmente l’unica sul mercato e un plauso va rivolto ai produttori che per primi hanno risposto alle esigenze didattiche con una produzione di qualità e a misura di bambino e, naturalmente, a tutti quei produttori che oggi si impegnano in tal senso.

Linee essenziali della sperimentazione: prima fase: il primo contatto con lo strumento avviene esclusivamente con le tastiere a note singole, privilegiando la tastiera sinistra, tramite attività di ricerca ed invenzione sonora. Attraverso l’esplorazione spontanea e guidata si sperimentano tutte le possibili modalità di produzione sonora, focalizzando le attività intorno ai fondamentali tecnici del mantice e delle tastiere e, sul piano musicale, intorno alla riproduzione di melodie infantili apprese oralmente, alla costruzione del suono, ai  parametri musicali, all’organizzazione lineare e simultanea dei suoni.
Seconda fase: invenzione musicale (improvvisazione e composizione) che utilizza i materiali sonori esplorati nella prima fase, distinta in: composizione spontanea; composizione su progetto.
Il percorso prevede anche, in una terza fase, l’esplorazione e l’utilizzo della tastiera a bassi ed accordi precomposti con impianto fonico tradizionale.
Il percorso didattico sperimentato si fonda sulle acquisizioni psicopedagogiche più aggiornate riguardanti, tra l’altro: i contributi della psicologia della musica; i contributi teorico–metodologici di proposte didattiche concernenti le attività di invenzione musicale; le condotte musicali infantili, le riflessioni sulla creatività e l’immaginazione infantile; il ruolo dell’espressione corporea e della comunicazione non verbale; la funzionalità dell’apprendimento musicale–strumentale.

Modalità di documentazione: diario di lavoro dell’insegnante, registrazioni audio, partiture.

Risultati e conclusioni: la ricerca offre nuove prospettive alla didattica fisarmonicistica, su diversi piani considerata.
La riproduzione di una melodia accompagnata con una fisarmonica tradizionale risulta non essere l’unica possibilità tecnico-musicale a portata di bambino. L’interesse per la riproduzione di melodie infantili, pur risultando sempre importante, tende ad esaurirsi a vantaggio delle attività di ricerca e manipolazione del suono e di ricerca e produzione in ambito non tonale.
La tastiera sinistra a note singole è sempre preferita rispetto a quella con bassi e accordi precomposti in quanto la risultanza fonica globale viene percepita come “rumorosa” e “sempre uguale” (cit. testuale).
La fisarmonica appare evidentemente come un mezzo sonoro estremamente funzionale alle esigenze espressive ed evolutive del bambino; ciò che lo interessa (perché risponde precisamente a tali esigenze, seppur inconsapevoli) è una ricerca sonora ricca di possibilità: il coinvolgimento totale del corpo, lo spostamento nello spazio, l’immediata variabilità dinamica del suono tenuto, la ricchezza fonica dei suoni singoli (ovviamente di strumenti di buona qualità) e delle loro combinazioni, l’ampiezza dell’estensione, le varie risultanze timbriche.
È interessante osservare come i bambini sperimentino (e siano poi in grado di riconoscere ed analizzare all’ascolto) impasti sonori, soluzioni timbriche, modalità di produzione riscontrabili nel repertorio concertistico contemporaneo; ancor più interessante risulta il fatto che i risultati sonori delle esplorazioni ed invenzioni infantili siano, talvolta, nuovi anche per la letteratura concertistica ufficiale.
Si osserva, inoltre, come alcune delle abilità tecniche e musicali previste dalla didattica tradizionale solo a studi avanzati, risultino spontanee o sviluppabili sin da questa prima fase del cammino strumentale. Se ne dà di seguito una parziale elencazione.
Fondamentali del mantice: attacco e terminazione del suono; gestione delle inversioni in base alle esigenze espressive, a durata e intensità; dosaggio dell’aria in base alla vibrazione delle ance; esecuzione di sequenze melodiche con varianti di intensità; vibrato a diverse frequenze e diverse intenzioni espressive; oscillazione del mantice non misurata e misurata ritmicamente (doppia e tripla).

Fondamentali delle tastiere: individuazione di una geografia delle tastiere (destra e sinistra); memorizzare percorsi e schemi di movimento; gestire l’organizzazione lineare dei suoni sulla tastiera sinistra a note singole, sulle due tastiere separate, sulle due tastiere contemporaneamente (sequenze omoritmiche, poliritmiche), negli ambiti non tonale (preferito) e tonale; memorizzare successioni di suoni collegandole all’ubicazione dei tasti; muoversi su tutta l’estensione delle due tastiere, a velocità differenti, con allargamenti, con salti, con passaggio del pollice sulla tastiera destra e con uso del pollice sulla tastiera sinistra; eseguire ribattuti e cluster; sperimentare diteggiature diverse per una stessa sequenza; eseguire glissando e cluster glissando ascendenti e discendenti (tastiera destra), gestire le articolazioni del suono (legato, staccato, portato, ecc.) attraverso il movimento delle dita e anche in combinazione con il mantice, a destra e a sinistra; eseguire una sequenza con variazioni agogiche; eseguire agglomerati sonori usando tutte le dita, su entrambe le tastiere, separatamente, contemporaneamente, per accumulazione, per attacco simultaneo; eseguire rudimenti di scrittura contrappuntistica a due tastiere. Inoltre: collegare l’espressione corporea all’uso del mantice e all’articolazione digitale, gestire materia e colore del suono; costruire il gesto globale.

L’osservazione della dinamica del percorso didattico ha evidenziato la valenza di una pedagogia delle condotte, il ruolo centrale di una didattica dell’espressività, del gesto e della sonorità, trainante le abilità tecniche, didattica che stimoli e rispetti le motivazioni e la creatività dei bambini. Ben lontane da essere episodio ludico relegato ad una funzione propedeutica (nonostante il nome del corso, spesso giustamente contestato da più parti), le esperienze musicali documentate sono di centrale importanza sia nella crescita della persona, che in quella del musicista-strumentista.

Molti anni sono trascorsi dalla pubblicazione dalle esperienze qui documentate.
La fisarmonica risultò, grazie alla divulgazione di tali ricerche, una vera e propria scoperta per la didattica italiana. Ne conseguirono l’istituzione dei corsi di fisarmonica in diversi contesti formativi, la diffusione di una serie di laboratori didattici in vari ambiti, soprattutto nella formazione di base, nelle scuole pubbliche e private; l’individuazione della fisarmonica da un lato come un nuovo mezzo didattico nei laboratori di base (proliferati e tutt’oggi attivi) e dall’altro come strumento tra gli strumenti, con una sua ricchezza originale e preziosa, specialmente nella musica di insieme in gruppi polistrumentali (costituiti da bambini tra i sei e i dieci anni) presenti nelle più importanti rassegne giovanili, nazionali ed internazionali; la produzione di articoli e saggi; la divulgazione nel contesto di convegni e seminari che per un lungo e fervido periodo hanno animato la scena pedagogica italiana; corsi di formazione e aggiornamento frequentati da un numero ristretto di allora giovani fisarmonicisti curiosi ed “illuminati”, oggi affermati concertisti e docenti.
Nel tempo, il panorama degli studi in ambito psicopedagogico e la discussione sulla complessità dei sistemi di apprendimento si sono arricchiti di nuovi contributi e di ulteriori percorsi di ricerca in vari ambiti strumentali che hanno confermato e consolidato la fondatezza scientifica e la valenza pedagogica dei percorsi formativi qui documentati. Negli ultimi tempi, la riflessione in tali ambiti sembra aver perduto una parte del proprio slancio. Nel mondo fisarmonicistico, invece, lo sviluppo del repertorio e la ricerca degli interpreti porta a trasformare nel tempo l’identità musicale del nostro strumento: così, interpreti e insegnanti avvertono, periodicamente, la forte esigenza di adeguare percorsi e materiali musicali didattici alla reale configurazione della fisarmonica in tutte le sue dimensioni. Oggi, i tempi sembrano essere maturi, ancora una volta, nonostante e forse proprio per le immani difficoltà che l’umanità sta affrontando in questo momento storico, per un ulteriore passo avanti, per polarizzare le esperienze consolidate e dare nuovo, urgente impulso ad una didattica fisarmonicistica moderna, scientificamente fondata, coerente con le identità musicali dello strumento e, soprattutto, fedele alle più autentiche esigenze della creatività umana.
Con il suo progetto didattico, il Nuovo C.D.M.I. se ne fa carico, catalizzando collaborazioni, attività formative e divulgative. Presto, su queste pagine e dal vivo.