Come spesso accade, per sviluppare una passione serve una “scintilla” iniziatrice, ma anche il sostegno e l’approvazione dei propri familiari. E così fu anche per Marcos Madrigal. Nato nel 1916 a Buenos Aires, ricevette fin da giovane alcuni rudimenti di teoria musicale; fu l’incontro tra suo padre e un bandoneonista che abitava non lontano dalla loro casa che consentì a Marcos di ascoltare quel suono, vedere quelle bottoniere e rispondere positivamente all’invito paterno di prendere delle lezioni con quel musicista. Avviato al bandoneón da questo Signor Fernando, in realtà il più importante docente strumentale per Marcos Madrigal fu la sua grande arguzia per le questioni tecniche e logico-razionali che lo portarono – da autodidatta – a studiare le grandi possibilità che le due disposizioni di bottoni al manuale di destra e a quello di sinistra offrivano all’esecutore di bandoneón assieme al grande respiro dato dal mantice. La sua raffinatezza tecnica gli aveva consentito di attirare l’attenzione di alcuni direttori di orchestre di tango fin da giovane.
Aveva vent’anni – e già si era fatto le ossa con alcune formazioni – quando Osvaldo Pugliese lo chiamò a far parte della sua prima orquesta típica che portava il suo nome. Ovviamente, l’Osvaldo Pugliese del 1936, che aveva trentun anni, non era ancora una stella del tango, resta però significativo che nella sua prima formazione abbia aggregato il giovane e talentuoso Madrigal. L’anno seguente fu un’altra grande personalità del tango a voler sfruttare le abilità tecniche di Madrigal: Horacio Salgán; il pianista e direttore doveva, in quel momento, formare un trio, che avrebbe diretto dal proprio pianoforte, e che vedeva Gregorio Suriff al violino, oltre al nostro Marcos come bandoneonista; il tutto per accompagnare la voce della cantante Carmen Duval. Juan Manuel Peña riporta su Todotango delle dichiarazioni di Madrigal che giudicava le partiture dategli da Salgán come molto difficili (il direttore era noto per una scrittura impegnativa per il bandoneón) e che lo avevano costretto a studiare molto. Questo trio accompagnò spesso Carmen Duval nelle sue esibizioni radiofoniche. A seconda della provenienza delle richieste di lavoro, al tempo si formavano diverse orchestre in cui il leader poteva essere a volte il pianista, o il bandoneonista o il violinista, ecc. Contemporaneamente al periodo di attività di questo trio, il grande violinista Elvino Vardaro, su sollecitazione del noto Café Germinal, costituì un’altra orchestra in cui chiamò Madrigal. Oltre a Vardaro e Madrigal ne facevano parte Osvaldo Pugliese, al pianoforte ovviamente, Gregorio Suriff (lo stesso del trio) al secondo violino, Pedro Caracciolo al contrabbasso e Alfredo De Franco come secondo bandoneón.
Nel 1938, Madrigal entrò nell’orchestra di Enrique Rodríguez, che accompagnava il cantante Roberto Flores, il quale, dopo qualche tempo, ne divenne il direttore. La sua strada si incrociò nuovamente con quella di Salgán tra il 1945 e il 1947, un periodo intenso in cui l’orchestra si esibì nei più prestigiosi locali di Buenos Aires e nelle più importanti stazioni radiofoniche. Madrigal suonò anche (e, spesso, pure inciso dischi) nelle orchestre di Francisco Lomuto, Julio de Caro, Héctor Stamponi, Carlos Figari, Argentino Galván, Alfredo Gobbi, Joaquín do Reyes, Alberto Nery (viaggiando in Brasile) e Carlos García (viaggiando in Giappone). Nel 1960, Marcos Madrigal fu coinvolto anche nella realizzazione del grande progetto di Luis Adolfo Sierra, sotto la direzione di Argentino Galván, Historia de la Orquesta Típica in cui si ritrovò al fianco del grande Julio Ahumada, di Calixto Sallago e di Dino Saluzzi. Questi musicisti (Madrigal, Sallago e Saluzzi) si ritrovarono ancora in un’orchestra che, nel 1963, Julio Ahumada formò con Miguel Bonano. Nel 1979, Madrigal fu chiamato da Osvaldo Fresedo (con la direzione di Roberto Pansera) per la registrazione dell’album Fresedo 80 pubblicato dalla Columbia. Come si può ben vedere, Marcos Madrigal ebbe una carriera di primo piano come esecutore, ma la sua fama è legata a un altro aspetto: egli è stato uno dei più grandi insegnanti della storia per quanto riguarda il bandoneón ed è stato anche l’estensore di un Metodo, ancor oggi diffusissimo a livello internazionale. Nella prefazione Madrigal parla degli elementi che ritiene fondamentali per suonare il bandoneón: il piacere di farlo, ma, allo stesso, tempo il rigore necessario per farlo bene. I titoli dei capitoli evidenziano al meglio il percorso che l’autore volle proporre ai discenti:
La tastiera
Scale naturali (Do maggiore e La minore)
Esercizi con note intere e minime per entrambe le mani
Studi di seconda, quinta, settima e ottava
Due canzoni semplici
Scala cromatica (comprende scale in ottave successive)
Esercizi preparatori ascendenti e discendenti ed esercizi di note pedale
Scale Maggiori
Scale Minori (armoniche e melodiche)
Arpeggi con nota ripetuta, sulla tonica e per terze successive
Preparazione dell’accordo e degli accordi
Canzone con accordi: Vidalita (tango del 1929 di Juan Bautista Deambroggio) e Noche de Paz (versione di Silent Night)
Scale maggiori e minori per sesta
Suonando le ottave
Preparazione per il trillo e la nota ripetuta
Studi preparatori; Studi di media difficoltà
Studi tecnici e melodici di elevata difficoltà
Il volume è stato pubblicato nel 2009 dalle Edizioni Melos e prevede anche due importanti Prefazioni, una di Leopoldo Federico, intitolata “Un lavoro eccezionale, e l’altra di Roberto Di Filippo intitolata “Un nuovo modo di sviluppare la tecnica”.
La pubblicazione di questo Metodo si iscrive nell’ambito del “Programma integrale di sviluppo e tutela del bandoneón” dell’Assessorato alla Cultura della città di Buenos Aires con il contributo dello stesso Leopoldo Federico. Marcos Madrigal scrisse questo metodo dopo una lunga e intensa attività didattica. Infatti, aveva iniziato a insegnare fin da giovane, all’età di ventisei anni, e tra i suoi primi studenti annoverò nomi prestigiosi come Ernesto Baffa e José Libertella. “Tra le sue mani” sono passati e si sono formati, tra gli altri, anche Dino Saluzzi, Marcelo Nisinman e Víctor Hugo Villena. Un’ultima annotazione biografica: nel 2004, Marcos Madrigal è stato uno dei protagonisti del film El último bandoneón in cui compaiono anche Rodolfo Mederos e Gabriel Clausi. Madrigal è morto nel 2010 all’età di novantaquattro anni.