Eduardo Arolas nasce nel 1892 a Buenos Aires, per maggior precisione in uno dei quartieri porteñi storici del tango: Barracas. La vita di Arolas (questo è il nome d’arte, in verità si chiamava Lorenzo Arola) è stata molto breve: solamente trentadue anni, di cui gli ultimi otto trascorsi spesso fuori del proprio Paese. Infatti, l’Argentina non è stata più il centro delle sue attività già dal 1916, quando, a soli ventiquattro anni di età, per la delusione causatagli dal tradimento di sua moglie, si autoesilia a Montevideo diventando un alcolista, per finire, poi, a Parigi, la città in cui morirà nel 1924. Molto ispirato nel creare belle melodie, scrive il suo primo tango nel 1909 (Una noche de garufa), antecedentemente all’aver avuto una formazione musicale di base: infatti, suona e crea ad orecchio e la messa in partitura di questo primo lavoro si deve al prezioso aiuto di due amici, il violinista Francisco Canaro e il pianista Carlos Hernani Macchi.
Nel 1911, Arolas inizia gli studi di Conservatorio e, nel 1913, entra come bandoneonista nell’orchestra di Roberto Firpo con il quale compone a quattro mani il tango Fuegos artificiales. Proprio grazie alle sue esibizioni al fianco di Firpo nel famoso cabaret “Armenoville” diventa amico di Carlos Gardel e di Pascual Contursi. Ai due dedica Era linda mi gauchita, che Gardel canterà molte volte, e Qué querés con esa cara che Gardel inciderà; ambedue i brani sono su testo proprio di Contursi. Ma Contursi rappresenta per Arolas più un’eccezione: il suo “poeta” di riferimento è Gabiel Clausi.
Ben presto, Arolas arriva ad essere lui il leader di un’orchestra a proprio nome, trascinato soprattutto dalla fama delle sue composizioni più celebri.
Ecco un prospetto dettagliato delle composizioni di cui si ha notizia:
Adiós Buenos Aires, tango strumentale, inciso dallo stesso Arolas per la Victor nel 1917;
Alice, tango canción con testo di Gabriel Clausi;
Anatomía, tango strumentale;
Araca, tango canción con testo di Gabriel Clausi;
Bataraz (Batarás), tango (de Salón) strumentale; alcuni testi lo datano nel 1904, ritenedolo ideato da un Arolas appena dodicenne; forse si tratta di un’opera a lui attribuita oppure di temi ideati a orecchio in quell’anno e poi messi in notazione successivamente;
Bien tirao, tango (“Gran tango Milonga”) strumentale, dedicato ai soci di un club in cui si danzava;
Café de Barracas (No), tango canción con testo di Enrique Cadícamo;
Cardos, tango strumentale;
Catamarca, tango strumentale, registrato nel 1940 dall’Orquesta Carlos Di Sarli;
Catita, tango strumentale, dedicato “alla simpatica Sig.ra Catalina Morros” (da cui deriva il titolo);
Colorao, tango strumentale, ma anche in versione cantata con versi di Héctor e Antonio Polito;
Comme il faut, tango canción (tango sentimental) con testo di Gabriel Clausi; è uno dei grandi successi di Arolas e prevede la presenza del violoncello in organico;
Derecho viejo, tango strumentale, inciso già nel 1927 dal Sexteto di Francisco Pracánico. Per comprenderne il titolo occorre considerare la dedica: “derecho” significa “diritto” (in senso giuridico); infatti, il brano è dedicato al Centro degli studiosi di Diritto Antico; a questo tango verrà successivamente aggiunto un testo di Andrés Baldesari e poi un altro del ben più noto Gabriel Clausi;
El chañar, tango strumentale;
El gitanillo, pasodoble strumentale;
El Marne, tango, un grandissimo successo di Arolas, definito Gran tango de Salón; importanti incisioni di questo brano sono state fatte dalle orchestre di Osmar Maderna (1947), Aníbal Troilo (1952 e 1967), Astor Piazzolla (1957), Pedro Maffia (1959), Osvaldo Pugliese (1969) e Osvaldo Fresedo (1980);
El rey de los bordoneos, tango (Gran tango original) strumentale;
Era linda mi gauchita, tango canción con testo di Pascual Contursi;
Fuegos artificiales, tango scritto a quattro mani con Roberto Firpo, che sarà inciso da Aníbal Troilo nel 1945;
La cabrera (Buiapé), tango strumentale; verrà inciso da Pugliese nel 1963;
La cachila, tango canción con testo di Héctor Polito; altro grande successo di Arolas, inciso dalle orchestre di Carlos Di Sarli (1941 e 1952), Osvaldo Pugliese (1945 e 1952), Aníbal Troilo (1953), Astor Piazzolla (1957), José Basso (1970);
La guitarrita, tango canción con testo di Gabriel Clausi (definito tango de Salón) e dedicato al chitarrista Mario Pardo; viene inciso dal Sexteto di Carlos Di Sarli (1928), dall’orchestra di Miguel Caló (1949), da quella di Osvaldo Pugliese (1954), e dal Sexteto di Mariano Mores (1967); nel 1916 il brano esce anche con un testo di Pascual Contursi con il titolo Qué querés con esa cara;
La trilla, tango strumentale;
Lágrimas, tango (sentimental) strumentale. Anche questo brano ha avuto successo ed è stato inciso dalle orchestre di Ricardo Tanturi (1941), Alberto Mancione (1953), Osvaldo Pugliese (1970);
Maipo, tango canción con testo di Gabriel Clausi (definito tango de Salón). Viene inciso dall’orchestra di Pedro Maffia (1936) e da quella di Aníbal Troilo (1962);
Moñito (Marrón Glacé), tango (sentimental) strumentale;
Nariz, tango (brillante) strumentale;
Notas del corazón (A mi madre), valzer dedicato alla madre;
Papas calientes, tango strumentale;
Patito, tango strumentale;
Place Pigall, tango strumentale;
Pobre gaucho, tango (de Salón) strumentale;
Rawson, tango canción con testo di Gabriel Clausi, inciso per la Victor dall’orchestra di Enrique De Lorenzo nel 1928;
Retintín, tango canción con testo di Gabriel Clausi (definito Gran tango Milonga) inciso per la Victor dall’orchestra di Alberto Mancione nel 1951;
Rocca, tango strumentale dedicato all’amico violinista Tito Roccatagliata;
Suipacha, tango strumentale;
Tres y dos, tango (de Salón) strumentale;
Tupungato, tango strumentale;
Una noche de garufa, il suo primo tango strumentale, composto nel 1909, che diviene poi cantato su di un testo di Gabriel Clausi. Viene inciso molto presto: infatti, già nel 1913, la “Rondalla del Gaucho Relámpago” sotto la direzione di Carlos Nasca, lo registra per ERA; viene inciso anche nel 1931, dal Sexteto di Carlos Di Sarli e, nel 1941, dall’Orchestra di Ricardo Tanturi;
Viborita (o Vivorita), tango canción con testo di Gabriel Clausi, che, nel 1927, viene inciso per la Victor dall’orchestra di Agesilao Ferrazzano;
Volcán, tango strumentale.
Eduardo Arolas è stato capace di scrivere brani magnifici appartenenti al genere “melancolico-sentimentale” come altri del genere “brillante-accentato”. Di certo, è in questi ultimi che ha sviluppato maggiormente dei caratteri innovativi. Motivo per cui alcuni di essi si sono prestati magnificamente ad essere riarrangiati, divenendo ancora terreno di ulteriori modernizzazioni. Si possono prendere come esempi la versione di El Marne di Ovalsdo Pugliese, tutta giocata sul contrasto tra le note eseguite staccatissimo e gli effetti di glissato del pianoforte o degli archi, oppure quello dell’Octeto di Astor Piazzolla dello stesso brano, arricchito di dissonanze e molteplicità di timbri, o, ancora, la versione di Fuegos artificiales di Aníbal Troilo ricca di accenti di note gravi al pianoforte a contrastare la leggerezza del suo bandoneón. Egli stesso ha cercato di sperimentare dal punto di vista timbrico inserendo il violoncello, il sassofono e il banjo. I suoi maggiori successi (El Marne, La cachila, Comme il faut, La guitarrita, Lágrimas, Maipo, Retintín, Viborita, Catamarca e Derecho viejo) sono stati più volte oggetto di registrazioni nell’arco di tutto il Novecento e ancora oggi. Peccato per la sua vita così breve e con un finale così amaro. Si dice che a Montevideo abbia anche investito un ragazzo con la propria auto, fatto che lo avrebbe spinto ancor di più nella dipendenza dall’alcol e nella conduzione di una vita sfrenata. Quando si reca a Parigi per l’ultima volta, è un uomo finito, paradossalmente benestante, ma sopraffatto dall’alcolismo e dalla sofferenza. All’ospedale Municipale della capitale francese, nel momento del decesso, a trentadue anni, non c’è nessuno con lui: il certificato di morte, per errore, riporta tubercolosi, ma tutti sanno che erano stati la tristezza e i dispiaceri a ucciderlo. Se il bandoneón è diventato lo strumento principe del tango, lo si deve molto alla sua attività. Eduardo Arolas è, a tutti gli effetti, il primo bandoneonista ad aver raggiunto la celebrità tra i grandi nomi della Guardia Vieja.