L’importanza di un ascolto onnivoro

La naturale poliedricità stilistica di Sebastiano Zorza

423

Sebastiano ZorzaSebastiano Zorza è un fisarmonicista musicalmente curioso, attratto dalle diverse culture, da stili differenti, generi musicali diversi, capace di destreggiarsi con estrema naturalezza in svariati repertori. Attraverso questa intervista, Zorza racconta le sue esperienze, il suo modo di vedere e intendere la musica, oltre agli impegni futuri che lo vedono coinvolto in progetti molto interessanti.

Nel tuo ricchissimo percorso di studi, oltre alla fisarmonica, ti sei diplomato in clarinetto presso il Conservatorio “Jacopo Tomadini” di Udine. Segnatamente dal punto di vista espressivo, ritieni che ci siano delle analogie fra questi due strumenti?

Se vogliamo sì, ci sono delle analogie espressive che, comunque, riguardano anche l’aspetto tecnico come l’emissione, la tenuta del suono e l’articolazione. Ovviamente l’approccio è diverso per ogni stile e genere musicale, ma cambia anche in base al periodo di studio e maturazione che si sta attraversando.

Il tuo talento ha brillato in svariati concorsi nazionali e internazionali, sia come solista che in gruppi da camera, facendo incetta di primi premi. E, grazie alle tue indubbie qualità artistiche, ti sei esibito in giro per il mondo, in nazioni come Canada, Stati Uniti, Belgio, Germania, Francia, Spagna, Croazia, Slovenia, Austria, Repubblica Ceca, Serbia, Russia, Lettonia, Estonia, Giappone e in gran parte del Sud America. Fra queste grandi esperienze umane e musicali maturate praticamente a tutte le latitudini, c’è un aneddoto o un momento in particolare che ti ha profondamente colpito?

Le esperienze musicali e il contatto con altri musicisti sono alla base per la maturazione e la ricerca individuale. Gli incontri con Milva, Bruno Lauzi, Sergio Endrigo, Gigliola Cinquetti e tantissimi altri sono aperture mentali importantissime. Un semplice incontro con qualsiasi musicista che abbia da dire qualcosa, può rivelarsi come un aneddoto continuo e una fonte inesauribile di informazioni. Poi, sono importanti anche i posti in cui suoni, cambiano le idee, i punti di vista, le culture, i modi di pensare. Non si finisce mai di imparare da chiunque e da qualsiasi cultura.

Da solista, sono particolarmente degne di nota le tue partecipazioni nelle opere di Astor Piazzolla, fra le quali: Concierto para Aconcagua, Tres Tangos, Maria de Buenos Aires le numerosissime riletture del repertorio appartenente al nuevo tango in quintetto e in diversi ensemble cameristici. Sotto l’aspetto tecnico e interpretativo, quali sono le principali difficoltà che hai incontrato nell’affrontare questi brani così rappresentativi?

Le difficoltà che si possono incontrare sono puramente stilistiche. Secondo me l’importante è cercare di fare musica con lo strumento che abbiamo a disposizione, che sia a pianoforte, a bottoni, per quinte, per terze, bandoneon, facendo sempre fede al rispetto del testo originale e applicando, se possibile, il personale buon gusto musicale.

Sempre in veste di solista, oltre a eventi concertistici di assoluto prestigio anche fuori dai confini nazionali, è doveroso menzionare le tue collaborazioni discografiche con alcuni fra i più blasonati artisti della canzone d’autore, come: Edoardo De Angelis, Sergio Endrigo, Milva, Arsen Dedić, Bruno Lauzi (alcuni da te citati prima), nonché il cofanetto dedicato alla fisarmonica, contenente cinque CD e intitolato World’s Greatest Virtuoso, che vede la partecipazione del Gorni Kramer Quartet, Peter Soave, Richard Galliano e,  ancora, il disco solista, Pennellate Barocche, che omaggia la musica organistica e clavicembalistica del periodo barocco. Da fisarmonicista, cosa significa per te affrontare repertori così diversi per caratteristiche tecniche, stilistiche e interpretative?

Avvicinare stili e modi di suonare diversi, per mia fortuna, è stato naturale da sempre. Ho affrontato, negli anni, il repertorio classico, la musica barocca, il repertorio del ‘900, il cantautorato, il folk, il liscio, l’oberkrainer, lo swing, il jazz, la musica cameristica, le orchestre. Il segreto è studiare e suonare tanto, imparare ad improvvisare, ascoltare sempre di tutto, qualsiasi genere anche non legato al proprio strumento, avere una buona capacità di adattamento e, soprattutto, un orecchio veloce e molto intuitivo.

Focalizzando l’attenzione sul tuo strumento, che modello di fisarmonica stai utilizzando adesso in studio di registrazione e dal vivo?

Uso da sempre una fisarmonica Armando Bugari sistema a pianoforte per quinte del 1987. Uno strumento artigianale che ho imparato a conoscere pian piano, per poterlo sfruttare al meglio in tutte le occasioni e i contesti musicali.

Quali sono i tuoi appuntamenti artistici per l’immediato futuro?

Ho appena presentato in prima assoluta una suite per fisarmonica e orchestra d’archi dedicatami dal M° Valter Sivilotti. Inoltre, da pochissimo, ho eseguito l’opera Maria de Buenos Aires di Astor Piazzolla e mi sono esibito con l’orchestra sinfonica del Friuli Venezia Giulia sotto la direzione del M° Nicola Piovani. Tra i prossimi appuntamenti ci sarà una produzione con le musiche della scuola del cantautorato genovese con l’orchestra “I Virtuosi di Aquileia”, una trasferta in Sardegna con un progetto su Fabrizio De André e una produzione al “MittelFest”, sempre con orchestra. E ancora, ci sono in programma dei concerti con il Gorni Kramer Quartet, in duo con il sassofonista Alex Sebastianutto e dei recital solistici per presentare il lavoro Pennellate Barocche. Infine, a breve, usciranno dei progetti discografici come solista e con ensemble cameristici.

 

(Foto di dedfoto.it)

 

GUARDA IL VIDEO