Los dos Pedro (2 ͣ parte)

I bandoneón di Pedro Maffia e Pedro Laurenz

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Pedro Maffia e Pedro LaurezIl duo di bandoneón che vede affiancati Pedro Maffia e Pedro Laurenz risulta essere straordinario dal punto di vista dell’organico strumentale o, per meglio dire, dell’insolita scelta timbrica. La presenza di due artisti così importanti affiancati può solo testimoniare ancora una volta l’indiscutibile leadership che Il bandoneón ha assunto nel genere tanghistico in quegli anni (siamo a metà degli anni Venti). Ricordando come il tango sia nato senza questo strumento, questa circostanza rafforza ancora di più l’idea che l’ingresso del bandoneón abbia rappresentato una rivoluzione, un vigoroso cambio di paradigma. Di per sé il duo (sempre con la presenza degli altri strumenti del quintetto o sestetto tipico degli anni Venti del Novecento) dialoga esaltando il diverso modo di suonare dei dos Pedro: Maffia cura maggiormente le sfumature, le dinamiche; Laurenz è più energico e virtuoso. Molto incisiva è, ad esempio, la loro interpretazione della celebre Cumparsita di Gerardo Matos Rodríguez. Complessivamente, il duo ci ha lasciato le seguenti incisioni:

La Cumparsita di Gerardo Matos Rodríguez;

Julián di Edgardo Donato;

Buen amigo di Julio De Caro;

Pura maña di Pedro Maffia;

Negro di Adolfo Mondino;

Pato di Ramón Collazo;

Mocosita di Gerardo Matos Rodríguez;

Allá en el bajo di Agustín Magaldi e Pedro Noda;

Sonsa di Raúl de los Hoyos;

Amurado scritto a quattro mani da Pedro Maffia e Pedro Laurez.

Pedro LaurenzIl maggior limite di questo progetto di duo di Maffia e Laurenz sta nel non aver avuto il coraggio di intaccare la struttura formale dei brani. Una volontà di scardinare la sequenza delle sezioni dei vari tanghi scelti avrebbe aperto le porte a grandi spazi di improvvisazione e interpretazione in solo di ciascuno dei due leader aumentando il dialogo tra i due diversi stili di esecuzione pur se con lo stesso strumento. Questo coraggio verrà nei decenni successivi ai migliori arrangiatori, producendo versioni innovative davvero interessanti di brani celebri: negli anni Venti il successo mondiale del tango è così in ascesa, che, probabilmente, ai loro occhi un’operazione del genere sembrava azzardata e anche a rischio di essere rifiutata dal grande pubblico e dalle case discografiche.

Pedro Laurenz avrebbe potuto non essere un bandoneonista; infatti, da bambino, aveva iniziato lo studio del violino. Pedro aveva però due fratelli suonatori di bandoneón e questo fattore lo ha influenzato portandolo ad appassionarsi dello strumento a mantice. Il sestetto di De Caro con Pedro Maffia e Pedro LaurezNel 1919, si trasferisce a Montevideo dove ha la possibilità di suonare con i violinisti Edgardo Donato e Roberto Zerrillo; ma questa data è importante soprattutto perché Laurenz, in quell’anno, riesce ad entrare nell’orchestra di Eduardo Arolas facendo così un’importante esperienza che, di certo, contribuisce notevolmente alla sua crescita musicale. Nel 1920, torna in Argentina ed entra a far parte dell’orchestra del pianista Roberto Goyeneche (all’anagrafe Roberto Emilio Goyheneche; davvero è incredibile come la storia del tango riesca a “regalarci” questa stranissima omonimia con il celebre cantante nato nel 1926 che collaborerà anche con Astor Piazzolla). Il 22 aprile 1925, una malattia polmonare stronca la vita dell’appena ventisettenne capo-orchestra, lasciando Laurenz senza lavoro. Ma, come a volte succede nella vita, si chiude una porta e si apre un portone… il bandoneonista Luis Petruccelli termina (per alcune divergenze) la sua collaborazione con Julio De Caro e il grande direttore e compositore chiama Laurenz a sostituirlo. Nel sestetto di De Caro Laurenz arriva alla piena maturazione artistica avendo così la propria consacrazione nella storia del tango. In questo sestetto Laurenz trova il posto di primo bandoneón occupato proprio da Pedro Maffia, ma, dopo qualche mese, questi decide di lasciare il gruppo per altri suoi progetti e, di conseguenza, anche il posto di primo bandoneón a Laurenz. Tuttavia, la cosa importante è che in quel sestetto i due si siano incontrati e abbiano deciso di ideare il celeberrimo duo. El Quinteto RealUn altro momento che ha fatto passare alla storia la figura di Laurenz è stata la sua presenza nel film Las luces de Buenos Aires; siamo nel 1931, a Parigi, e, in una scena, il grande Carlos Gardel cantaTomo y obligo con a fianco il violino di Julio De Caro e il bandoneón di Pedro Laurenz. Raggiunta la celebrità, Laurenz viene coinvolto in tanti progetti che lo vedono al fianco dei migliori musicisti e con questi riesce anche a spingere in direzione di un rinnovamento del tango. Tra questi progetti di così grande spessore ci piace segnalare il Quinteto Real (o Quintetto dei cinque assi), formazione creata nel 1960 da Horacio Salgán, che doveva costituire una specie di “super-gruppo” dei migliori. Questo Quinteto era formato da Enrique Mario Francini al violino, Ubaldo De Lío alla chitarra, Rafael Ferro al contrabbasso, Horacio Salgán al pianoforte e, ovviamente, Pedro Laurenz al bandoneón.