Tradizione e sperimentazione… la mission della band “Su Cunzertu Antigu”
Intervista a Myriam Costeri, leader della band
In questa intervista, ci troviamo di fronte ad un gruppo interamente al femminile che, dal 2014, contribuisce a dare voce alle donne nella musica tradizionale sarda, anche suonando strumenti da sempre prerogativa maschile.
L’obiettivo di Su Cunzertu Antigu? Creare e mantenere un legame profondo con il passato e le proprie radici, attraverso ciò che offre il presente e farsi portatrici dell’energia e della complessità intrinseca alla variegatissima cultura sarda, dentro e fuori dall’isola.
Ringrazio Myriam Costeri, fondatrice e organettista di Su Cunzertu Antigu, per averci concesso questa intervista. Buona lettura!
Come vi siete conosciute, chi ha fatto il primo passo e perché avete deciso di mettere su un gruppo di musica tradizionale?
Su Cunzertu Antigu nasce da un’idea che coltivavo da tempo: restituire una voce femminile alla musica tradizionale sarda, in particolare a quella legata alla mia terra, Gavoi e al suo cunzertu di tamburo, triangolo, organetto e pipiolu. A Gavoi è tradizione radunarsi con gli strumenti tipici per suonare insieme nelle occasioni di festa e convivialità; sono rituali che scandiscono la vita comunitaria e rafforzano il senso di appartenenza. Quando mi sono trasferita in città per gli studi universitari in Medicina, ho portato con me quegli strumenti per poterli condividere e continuare a far vivere quei suoni festosi anche lontano da casa.
L’incontro con le altre musiciste è avvenuto in momenti diversi, tra pause studio, feste universitarie, balli in piazza, carnevali antichi e rassegne di musica tradizionale al femminile. C’è sempre stata un’intesa immediata, la voglia comune di dar vita a un progetto fedele alla tradizione, ma con uno sguardo personale, aperto e tutto al femminile. Il primo passo l’ho fatto io, però è stata la passione condivisa a far nascere davvero il gruppo che oggi raccoglie musiche e suoni da tutta l’isola, grazie alla “multietnicità sarda” delle sue componenti.
Cosa ha significato essere un gruppo interamente al femminile a suonare strumenti della tradizione che sono stati, almeno in passato, prerogativa maschile?
Essere un gruppo interamente al femminile che suona strumenti tradizionalmente legati al mondo maschile ha un valore simbolico forte.
Non è una sfida, ma una presenza; portiamo avanti la tradizione con uno sguardo femminile e autentico, restituendo alle donne un ruolo attivo anche in ambiti che un tempo erano preclusi. Non vogliamo imitare nessuno, suoniamo per affermare che la memoria e l’identità culturale appartengono a tutti e si rinnovano anche grazie alla nostra voce.
Partendo dalla certezza della passione per la vostra cultura tradizionale, se dovessimo individuare un obiettivo nell’ambito della vostra attività musicale, sarebbe quello di far rivivere certe tradizioni al popolo sardo o, piuttosto, quello di far conoscere e contribuire a diffondere la cultura sarda anche al di fuori dell’isola?
Da una parte, vogliamo far rivivere e riconnettere il popolo sardo con le proprie radici, riportando in vita suoni, gesti e atmosfere che rischiano di andare perduti, e ripristinare quei sani momenti di vera convivialità e contatto che il ritmo del ballo sardo sa creare, tessendo storie. Dall’altra, sentiamo forte anche la responsabilità e il desiderio di far conoscere la nostra cultura fuori dall’isola, portando la Sardegna oltre il mare con autenticità, ma senza chiuderci in un folklore da soprammobile.
Ogni palco è un’occasione per raccontare chi siamo e ogni pubblico è un ponte.
Sappiamo bene che la Sardegna è un’isola estremamente ricca di tradizioni che ha moltissimo da raccontare: la vostra musica si rifa ad un’area specifica?
Su Cunzertu Antigu è un nome che affonda le radici nella tradizione del mio paese, Gavoi, dove si è soliti suonare a cunzertu, cioè con un’orchestrina di strumenti arcaici come tamburo, triangolo, organetto e pipiolu.
L’incontro con musiciste provenienti da diverse aree della Sardegna ha arricchito l’ensemble, permettendoci di includere strumenti come la chitarra sarda, sa trunfa, le launeddas del sud della Sardegna e sa canna sperriada, sempre del sud.
Il nostro repertorio abbraccia i balli tradizionali delle varie regioni sarde. Partendo da queste radici solide, ci piace anche sperimentare, proponiamo arrangiamenti in chiave fusion, con brani pop o dance reinterpretati con strumenti etnici e cantati in lingua sarda.
Un ponte tra passato e presente, tra isola e mondo.
Quali sono, se ci sono, gli elementi fondamentali su cui verte il suono di Su Cunzertu Antigu e qual è il ruolo dell’organetto?
Il nucleo sonoro caratteristico de Su Cunzertu Antigu si ispira a quello de “cu cunzertu gavoesu”, l’ensemble tradizionale di Gavoi, composto da percussioni come il triangolo e il tamburo, entrambi realizzati artigianalmente secondo la tecnica locale. A questo, si affianca l’organetto, strumento storicamente più recente, ma che oggi ha assunto un ruolo principe nella musica sarda.
Il nostro suono è quello della musica tradizionale sarda, con un repertorio che comprende balli tipici delle diverse zone dell’isola, arricchiti da canti e accompagnati da altri strumenti tradizionali come fisarmonica, chitarra sarda, trunfa, launeddas e percussioni. È un equilibrio tra radici forti e varietà espressiva, che ci permette di mantenere viva la tradizione rendendola sempre attuale.
Nel vostro repertorio troviamo rifacimenti di brani tradizionali o anche degli inediti?
Il nostro repertorio comprende sia balli tradizionali delle diverse zone della Sardegna, eseguiti secondo gli schemi classici, sia brani popolari rielaborati con l’arricchimento strumentale tipico del nostro ensemble.
Accanto a questi, proponiamo anche un repertorio più sperimentale: musica dance e pop reinterpretata con strumenti della tradizione sarda e cantata in lingua sarda. È il nostro modo di far dialogare passato e presente, radici e contemporaneità.
Durante la vostra carriera, avete avuto modo di suonare anche fuori dalla Sardegna, come è stata accolta la vostra musica?
Sì, abbiamo avuto l’occasione di portare la nostra musica anche fuori dalla Sardegna e l’accoglienza è sempre stata calorosa e curiosa.
La musica sarda ha qualcosa di ipnotico: crea un’atmosfera coinvolgente, quasi magnetica. In particolare, il suono del tamburo, profondo e ritmico, sembra evocare un richiamo ancestrale, che parla anche a chi non conosce la nostra cultura.
Un aneddoto che ci è rimasto nel cuore… Durante un’esibizione in Francia, il pubblico si è unito spontaneamente in coro nelle trallallera, divertito e partecipe.
Abbiamo tanti progetti in cantiere: ci piacerebbe registrare un album che racchiuda le diverse anime del nostro repertorio, dai balli tradizionali alla reinterpretazione di brani pop in chiave etnica. Stiamo anche lavorando a nuove collaborazioni e ad una circuitazione più ampia, che ci permetta di portare Su Cunzertu Antigu in contesti sempre più diversi, dentro e fuori dall’isola.
L’obiettivo è continuare a crescere artisticamente, senza mai perdere il legame con le nostre radici. Poi, ovviamente, continuare a fare festa insieme nelle piazze e negli eventi, per far parlare la nostra meravigliosa tradizione ad un pubblico sempre più ampio.
Lasciateci un messaggio per i lettori, se vi va…
La musica tradizionale non è solo un ricordo del passato, è un linguaggio vivo, che pulsa ancora nei battiti del tamburo, nelle dita che danzano sull’organetto, nelle voci e nelle mani che si intrecciano nei balli in piazza. Su Cunzertu Antigu è il nostro modo per dire che la Sardegna ha tanto da raccontare e che le sue donne hanno voce, ritmo e radici profonde.
Vi aspettiamo sotto un palco, in una festa di paese, o anche solo tra le note di un video, pronti a ballare con noi, anche solo con il cuore.