Alfredo Di Martino: contaminazione stilistica e melodia due punti cardine

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Alfredo Di MartinoFisarmonicista, pianista e compositore, Alfredo Di Martino è un musicista profondamente interessato a una pletora di generi musicali, segno, questo, di una sete di conoscenza e curiosità che lo ha sempre accompagnato nel corso del suo percorso artistico. Con questa piacevole e intensa conversazione Di Martino racconta le esperienze più significative della sua carriera.

Dopo un approfondito studio del pianoforte, dal 1999 ti sei dedicato alla fisarmonica. Come è sbocciato l’amore per questo affascinante strumento?

«Tutto è nato dall’ascolto di un disco di Richard Galliano dal titolo “Opale”, allegato alla rivista Musica Jazz del maggio 1997. Fui colpito dal suono della sua fisarmonica e dalla sua capacità di passare, con disinvoltura e maestria, da un tango argentino a una ballad jazz, dalla sua new musette a un brano latin, eseguendo e improvvisando con gusto e riuscendo ad adattarsi ai diversi generi. Un linguaggio, il suo, ricco di contaminazioni, così vicino al mio modo di sentire la musica. Mi innamorai di questo strumento rivalutando le sue potenzialità, e nei giorni successivi acquistai “New York Tango”, un disco di Galliano. La settimana dopo, invece, comprai la mia prima fisarmonica».

Dal punto di vista strettamente tecnico, quali sono le peculiarità e le maggiori difficoltà relative alla fisarmonica?

«Per chi come me viene dal pianoforte, sicuramente l’uso della mano sinistra sulla bottoniera, dove la successione dei suoni segue una disposizione per quinte, diversamente dal piano. Poi, l’utilizzo del mantice per controllare l’espressione. Coordinare mano destra, sinistra e mantice arriva pian piano con esercizio e pratica».

Da autodidatta, cosi come per l’accordion, hai intrapreso lo studio dell’armonica cromatica. Qual è la genesi del percorso che ti ha portato a cimentarti con l’armonica?

«Sono sempre stato attratto da questo strumento. Ci giocavo da bambino. Ho ricordi di mio padre che, al rientro dal lavoro, mostrava a noi figli l’ultima armonica acquistata, iniziando poi ad intonare semplici melodie. È uno strumento incredibilmente espressivo, che mi emoziona in modo particolare. Nei miei concerti, quasi sempre, eseguo qualche brano con l’armonica, senza mai pretendere troppo, in quanto è uno strumento abbastanza impegnativo che richiede veramente tanto esercizio giornaliero. Purtroppo il tempo non è mai abbastanza».

Fra le svariate collaborazioni spicca quella con Renzo Arbore. Quando e come è nato l’incontro con questo autorevole personaggio della musica italiana?

«Collaboro da molti anni col mio caro amico Gianni Conte, voce dell’”Orchestra Italiana”. E ho conosciuto e collaborato con quasi tutti i componenti dell’Orchestra. Nel 2014 la produzione aveva bisogno di un fisarmonicista, e Gianni Conte, insieme ad altri amici, propose me. Conobbi Arbore, e dopo il primo concerto lui apprezzò il mio modo di suonare e la mia professionalità. Fu così che entrai a far parte dell’”Orchestra Italiana”. Quella esperienza mi ha dato forti emozioni sia dal punto di vista artistico che umano, ma nell’autunno di quello stesso anno decisi di concluderla, perché ero impegnato attivamente nel mio progetto musicale e nella mia attività di insegnante».

Alfredo Di MartinoOltre al circuito pop,sei molto attivo anche in ambito jazzistico. Quali sono state, ad oggi, le esperienze nella musica jazz per te più significative e proficue?

«Penso che tutte le collaborazioni avute in questi anni siano state significative, e che mi abbiano fatto crescere musicalmente».

A proposito di jazz, credi fortemente nella contaminazione di questo genere musicale oppure ti senti molto più legato alla tradizione jazzistica?

«Sì, credo fortemente nella contaminazione. Il jazz, nel corso di questo secolo, si è diffuso in tutto il mondo ed è cresciuto nutrendosi delle influenze musicali dei vari luoghi, arricchendosi attraverso la fusione di diverse culture. Inoltre, sappiamo che in questo genere ci sono state delle contaminazioni già nelle prime decadi del ‘900, con la musica dei creoli e degli ispanici».

Ti dedichi con viscerale passione alla composizione di brani originali. Quali sono gli elementi imprescindibili delle tue composizioni?

«L’elemento melodico, per me, è fondamentale. Amo la melodia, e le mie composizioni nascono quasi sempre da linee melodiche che prendono vita naturalmente, mentre suono e improvviso, riprendo e sviluppo in un secondo momento, senza forzature. “Vals pour Lenny” e “Gianluca’s Songs” (due brani di mia composizione contenuti nel mio disco “Free Reeds”), ad esempio, sono nati proprio così. Improvvisavo melodie con la voce mentre tenevo in braccio i miei figli nei primi mesi della loro vita, e quando alcune di queste rimanevano fisse nel mio orecchio le appuntavo sul pentagramma. Nel momento in cui ho deciso di produrre il disco ne ho riprese alcune e ho iniziato a lavorarci. E ancora, la melodia del brano dal titolo “Dimane”, nasce sul testo dell’omonima poesia scritta da mio padre Vincenzo nel 1980. Ero di ritorno con i miei figli da Sorrento, in treno, e questa poesia mi ritornava in mente. Proposi a loro di musicarla. Insieme iniziammo a canticchiare cercando le note giuste, come un gioco. Intanto registravo il tutto con lo smartphone».

Attualmente sei concentrato su un progetto intitolato “Alfredo Di Martino Accordion Project”. Potresti descrivere, brevemente, il mood e l’essenza di questo lavoro?

«Alfredo Di Martino Accordion Project è un progetto che nasce dalla mia profonda passione per la musica classica, jazz e sudamericana. Un racconto di grandissimo impatto emotivo, coinvolgente e suggestivo, che trasferisce passionalità, sensorialità e istinto proprie della cultura del tango, in cui si dà ampio spazio all’improvvisazione. Un viaggio musicale che parte dall’Argentina, con il nuevo tango di Astor Piazzolla, tocca la Francia con le melodie di Richard Galliano, Edith Piaf, fino ad approdare a Napoli».