La fisarmonica? Un punto fermo nei Trenincorsa

Intervista a Matteo Carassini, voce e chitarra dei Trenincorsa

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TrenincorsaQuesto mese è la volta di una band di Luino, nel Varesotto. I Trenincorsa nascono ventidue anni fa dall’incontro di Matteo Carassini (voce e chitarra) e Giovanni Bruno (fisarmonica). Potremmo definirla una band eclettica, i cui componenti lasciano spazio a tutto ciò che li possa arricchire artisticamente: dal coinvolgimento in altri progetti musicali a esperienze teatrali e attoriali. Una band, questa, che ripropone le proprie radici nella propria musica ricorrendo spesso al dialetto lombardo come lingua più espressiva e musicale. Ringrazio Matteo Carassini, voce e chitarra dei Trenincorsa per avermi concesso questa intervista.

Prima di tutto, come nascono, nel 2001, i Trenincorsa e a cosa si deve questo nome?

Cercavo una “collocazione musicale” adatta alle canzoni che già scrivevo da qualche tempo, gli strumenti migliori per comporre una band diciamo. Poi, incontro Giovanni che suonava la fisarmonica in un modo per me diverso da quel che avevo sempre sentito, e da lì è partito tutto. Per quanto riguarda il nome, invece, avevamo messo insieme un’accozzaglia di nomi che ci potevano definire ma non ci decidevamo, e alla prima apparizione live, di botto, mi è partito questo nome.

Nei vostri brani è frequente trovare il dialetto lombardo. Secondo voi, cosa dà in più ai vostri testi?

Non decido mai a priori se usare il dialetto o l’italiano. Piuttosto, decido a seconda della musicalità, dell’argomento e di come la comunicazione potrebbe riuscire meglio: viene da tutto da sé. Il dialetto è molto musicale, anche nelle rime, ed è anche una lingua tronca, come l’inglese. In più, posso dire che spesso renda meglio l’idea di quel che si vuol trasmettere.

Nei vostri oltre vent’anni di carriera, avete collaborato con altri importanti protagonisti della scena musicale italiana tra cui Davide Van de Sfroos, Nanni Svampa ed Enrico “Erriquez” Greppi della Bandabardò. Cosa vi portate dietro da queste collaborazioni?

Eh sì, ripensandoci ricordo ancora che per ognuno dei vari ospiti speciali abbiamo avuto l’emozione dell’incontro, del cantare insieme, del condividere il tempo, i racconti, i pensieri: ci portiamo con noi tutte queste cose, ora e per sempre.

A proposito della vostra carriera, se doveste guardare indietro ai Trenincorsa degli esordi, cosa notereste di diverso nella vostra musica?

Penso quello che noterebbero tutte le band o gli artisti in generale: l’evoluzione, la ricerca di nuovi stimoli e nuovi suoni che sono dentro di noi. Diciamo che all’inizio la musica era più scarna e i testi ricolmi di tutte le parole possibili per esprimere le nostre idee. Poi, col tempo, abbiamo cercato altre strade, trovando il gusto del render poetici i nostri pensieri insieme a nuove sonorità.

Ho letto che alcuni di voi sono impegnati in altri progetti musicali, ad esempio gli Araldyca. Raccontaci di più su questo gruppo e su come riuscite a conciliare l’impegno per questo progetto con quello per i Trenincorsa.

Sì e credo sia giusto e utile farlo, serve ad arricchire artisticamente. Io l’ho sempre fatto: oltre ad essere la voce dei Trenincorsa lavoro in radio, sono attore teatrale e doppiatore. Ilario, invece, da grande musicista qual è, ha sempre avuto la fissa per il medioevo e per tutto ciò che lo può musicalmente riguardare. Da qui è venuta l’idea di fondare una band come gli Araldyca e ci è riuscito in modo straordinario. Per quanto mi riguarda, io sono onoratissimo che abbia coinvolto anche me in questo bel progetto.

A proposito di altri progetti, nel 2014, avete preso parte al progetto teatrale Luoghi Dentro, registrato negli studi della RSI e realizzato in collaborazione con lo scrittore ticinese Nadir Fieni e con l’attrice e regista Silvia Sartorio. Avete mai pensato di realizzare altri progetti teatrali?

La situazione teatrale non potrà mai mancare, come dicevo è da lì che provengo a livello artistico. Ci saranno senz’altro altre situazioni che ci vedranno impegnati in questo senso.

Una domanda che faccio sempre, visto il focus di questa rivista: che ruolo ha la fisarmonica nella vostra musica?

Diciamo che insieme alla voce è l’altro punto fermo nelle nostre composizioni. Siamo nati così e, in un modo o nell’altro, è una delle cose che non è mai cambiata.

Il vostro ultimo album risale al 2016. Avete in mente nuove uscite in futuro o vi state concentrando sui live e sugli altri progetti?

Sono cambiate molte cose e molto velocemente in questi anni. Intanto, siamo tornati a far concerti e questo è fondamentale. Per il resto, abbiamo tantissimo materiale nel cassetto su cui lavorare e far nuove cose insieme a tante idee, quindi…

Lasciateci un messaggio per i nostri lettori.

C’è poco da dire, da quel che ho visto credo che ci sia una gran voglia di tornare ad ascoltare, cantare e ballare la musica che ha sempre caratterizzato le feste di piazza e gli svariati festival che radunavano le band come la nostra. Dovevamo solo ripartire, e ora chiedo a tutti di non mollarci mai, perché abbiamo bisogno di voi più di qualsiasi altra cosa!

 

DISCOGRAFIA:

Fino a che non cambierà (Toast Records, 2004)

Stazione Resistenza (Toast Records, 2005)

La Danza dei Sogni (Toast Records, 2007)

Verso Casa (Toast Records, 2010)

Abracadabra (Latlantide, 2012)

Barba e Capelli (Hukapan Records/A1 Entertainment)

 

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