“L’impronta” di Luca Degani in alcuni successi dei big del pop e del jazz

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Luca DeganiA margine del reading-concerto ‘Lo soffia il cielo – Pasolini tra musica e letteratura’, tenutosi domenica 9 settembre al Teatro del Casinò di Sanremo, abbiamo incontrato il fisarmonicista veronese Luca Degani.

D: “Iniziamo con una breve presentazione dei tuoi studi accademici …”

R: “ Ho iniziato a studiare pianoforte a 8 anni, a 11 la fisarmonica (prima il sistema pianoforte per poi passare, dopo qualche anno, al sistema cromatico a bottoni) sotto la guida del Maestro mantovano Ivano Scattolini e, verso la fine degli anni 80, il trombone presso il Conservatorio di Verona F.E. Dall’Abaco con il M. Lorenzo Rigo.
In quel periodo ho partecipato a diversi festival nazionali e internazionali di fisarmonica ed ho iniziato l’attività come sideman in studio e dal vivo”.

D: “Quali sono gli artisti con cui hai collaborato?”

R: “Muovendomi in vari ambiti (pop, jazz e non solo) ho lavorato con Morris Albert, Lorenzo Cherubini (Jovanotti), Tullio De Piscopo, Raffaella Carra’, Rita Pavone, Mal, Bobby Solo, Pino Palladino, Rudy Rotta, Mietta, Ivana Spagna, Cecilia Gasdia, Fabio Rossato, Grazia De Marchi, Mark Harris e molti altri”.

D: “Sei interessato alla scena jazz del tuo strumento? Al di là del “mostro sacro” Richard Galliano anche i nostri Gianni Coscia, Antonello Salis, Daniele Di Bonaventura ecc. stanno portando avanti un percorso che fonde jazz e tradizioni popolari …”

R: “ Indubbiamente fisarmonicisti come Richard Galliano, Art Van Damme, Gianni Coscia e Frank Marocco sono stati per me, dopo un percorso “classico”, una fonte di stimoli per iniziare una ricerca stilistica personale che mi portasse ad approcciarmi con svariati generi musicali. Il bandoneon è arrivato circa quindici anni fa anche se la sonorità di questo strumento mi aveva colpito già da giovanissimo ascoltando i grandi maestri (Anibal Troilo, Astor Piazzolla, Dino Saluzzi, Rodolfo Mederos ecc.). Ho iniziato da autodidatta cercando di carpire gli stilemi del tango classico e della “guardia nueva” di Piazzolla, ma è stato dopo l’incontro con Daniele Di Bonaventura ed il suo lavoro di ricerca che ho cominciato ad abbinare il bandoneon anche ad altre forme espressive anche in ambiti pop/jazz, spesso usando l’elettronica”.

D: “Quali sono i tuoi progetti attuali a cui tieni maggiormente? Ci sono incisioni in vista?”

R: “Ho appena terminato un lavoro interamente dedicato alla fisarmonica in cui eseguo mie composizioni e riarrangio brani di Marcel Azzola, Richard Galliano, Dino Saluzzi, Astor Piazzolla, Chopin, Di Bonaventura ed altri autori.
Sarà disponibile a breve sulle maggiori piattaforme digitali.

D: “Dato che la nostra rivista ha un focus su fisarmonica e bandoneon vuoi dirci qualcosa sulla tua strumentazione?”

R: “Utilizzo prevalentemente 3 tipi di fisarmoniche: una cromatica con bassi sciolti, e due a piano (di cui una midi) ed un rack con effettistiche varie. Possiedo 2 bandoneon: uno italiano, di recente costruzione, ed un Alfred Arnold “AA” degli anni quaranta.