Fisarmonica “passato, presente e futuro” l’opinione di Nello Gabrielloni

603

Nello GabrielloniInnanzitutto desidero ringraziarvi per l’opportunità che mi date di parlare delle problematiche relative al “mondo” della fisarmonica, questo meraviglioso strumento che appassiona ancora moltissime persone nei luoghi più svariati, legato, anche, a tradizioni folkloristiche fortemente radicate.

Ha dedicato quasi una vita alla fisarmonica. Da dove nasce questa passione? 

Abbastanza da lontano… nel senso di un forte collegamento familiare passato attraverso generazioni. Mio nonno materno, Nazzareno, costruiva artigianalmente a Castelfidardo “voci armoniche” fatte a mano già dai primi anni del ‘900. Molti dei suoi prodotti venivano spediti negli Stati Uniti per soddisfare le esigenze dei nostri corregionali trasferitesi in quel grande paese dove, proprio in quell’epoca, erano state avviate numerose attività artigianali per la costruzione di questa tipologia di strumenti.

Da parte della mia famiglia paterna, originaria di Osimo, la sorella di mio nonno aveva sposato Luigi Antonelli, fondatore della omonima fabbrica di voci. A parte questo, in quegli anni favolosi esistevano molte aziende che costruivano voci armoniche, distribuite successivamente nelle innumerevoli fabbriche produttrici di fisarmoniche dislocate sul nostro comprensorio. In questa situazione era naturale entrare in qualche modo in questi ambiti produttivi, come fece appunto tutta la mia famiglia da parte paterna, che si organizzò con un laboratorio artigianale finalizzato alla produzione di voci assemblate per le aziende più rinomate. Nascere e vivere tra le note espresse dalle voci in costruzione ha stabilito un legame molto forte con questo strumento, oltretutto suonato discretamente da mio padre e da mio zio.

Qual è il punto di forza del suo lavoro? 

Innanzitutto, riferendomi al passato, avere avuto la possibilità di impiegarmi, dopo gli studi tecnici, in una grande azienda quale è stata la Excelsior. Il ciclo produttivo, ad esclusione della realizzazione delle voci, investiva totalmente tutta la costruzione delle varie parti dello strumento, dalle strutture principali (casse-soniere-mantici) ai vari meccanismi (tastiere, meccaniche e registri), fino ai particolari più minuti. Gli anni impiegati in questa azienda mi hanno dato la possibilità di formarmi tecnicamente e produttivamente.

Dopo questa importante esperienza, circa 30 anni fa (nel 1986), ho avuto l’opportunità di raccogliere la tradizione costruttiva della Excelsior stessa con l’avviamento, grazie al sostegno di alcuni soci, di una nuova ditta (la Cemex) che, per circa 20 anni, si è collocata con buoni risultati sul mercato internazionale. In virtù di questa opportunità ho potuto scrutare, anche da altre angolazioni, il mondo della fisarmonica, ristretto in precedenza al settore produttivo.

Anche la 4° generazione sta facendo la sua parte… il marito di mia figlia Chiara, ha ripreso, infatti, da molti anni la tradizione costruttiva delle voci, con importanti innovazioni dal punto di vista qualitativo. Infine, di recente, nella azienda familiare c’è stata la forte novità data dalla partecipazione dell’altra mia figlia, Martina, laureatasi in “relazioni Internazionali”, che ha portato nell’attività nuove opportunità derivanti dalla conoscenze di diverse lingue straniere e dai moderni processi gestionali. Allo stato attuale tutto ciò è estremamente importante in considerazione delle sempre maggiori occasioni lavorative date dai mercati esteri e, soprattutto, dai paesi in via di sviluppo.

Tutte queste componenti ci permettono oggi di trattare indifferentemente la costruzione di strumenti su misura per i clienti, la riparazione e la restaurazione degli stessi, oltre a garantire un’ampia assistenza a tanti laboratori artigianali con la fornitura di parti di prodotto specifiche utili sia per costruire che per riparare.

Come possiamo definire l’attuale situazione della fisarmonica a Castelfidardo?

A mio personalissimo giudizio, in una forte fase di transizione tendente al ribasso. Molte delle aziende “storiche”, specialmente produttrici di fisarmoniche standard, soffrono la forte crisi di vendite che porta come conseguenza alla riduzione delle quantità per le singole commesse. Questo aspetto incide notevolmente e negativamente sui costi di produzione. Gli alti prezzi di vendita si scontrano con la forte crisi economica-finanziaria degli ultimi anni e in quest’ultimo anno, ad esempio, alcune aziende importanti di Castelfidardo hanno sospeso o interrotto la propria attività produttiva.
Alcune delle ditte artigiane, orientate sul prodotto tradizionale (strumenti diatonici), riescono meglio a gestire le difficoltà attuali, tuttavia, all’orizzonte spuntano numerose piccole realtà straniere che si stanno mettendo in competizione con i produttori locali, specialmente nella gamma di strumenti con una bassa tecnologia. Anche questo aspetto è comunque una conseguenza dei prezzi di vendita attuali abbastanza sostenuti che favoriscono la concorrenza di produttori esteri.
Non vorrei tracciare un quadro fortemente negativo in prospettiva futura, ma in assenza di forti iniziative, specialmente a livello istituzionale, non riesco ad intravvedere come si possa invertire questo trend.

Quali sono le problematiche produttive legate a questo strumento?

Premetto che al momento attuale non sono molto aggiornato su iniziative particolari avviate da singoli produttori e da enti che si occupano delle problematiche legate alla fisarmonica. Secondo me, rispetto alle problematiche passate, poco o nulla è stato fatto. Alcuni temi proposti in incontri e convegni passati, quali la possibilità di produzioni comuni per ridurre i costi, la standardizzazione dei vari modelli, la “preparazione” di nuovi operatori o eventuali corsi di formazione per riparatori-installatori ed altro ancora, sono stati abbandonati colpevolmente sia dalle singole aziende che dalle varie istituzioni locali. Continuare a non fare niente significa una morte certa del nostro settore produttivo. Non sono bastati purtroppo esempi lampanti come la realtà di Stradella dove, da 30-40 anni, è scomparsa la tradizione costruttiva. In definitiva, questa situazione è veramente frustrante, come assistere in diretta ad una morte annunciata senza fare niente di niente per cambiare il corso degli eventi.
Vorrei rimarcare ancora la problematica legata ad una mancata standardizzazione dei prodotti,  ovviamente tralasciando le diversità degli strumenti tradizionali-folkloristici legati alle varie tradizioni musicali. Pianoforti, strumenti a fiato, a corda, etc. tutti hanno caratteristiche ben definite ed omogenee. Questo aspetto, però, non ha mai impedito lo sviluppo di numerosissimi produttori in concorrenza tra di loro. Se penso alle diversità delle caratteristiche delle varie produzioni di fisarmoniche standard, passate e presenti e alla ricerca di parti di ricambio adatte, mi viene da impazzire!

Fra le varie attività che svolge, c’è anche quella che riguarda corsi di formazione per riparatori. Di che si tratta nello specifico?

Nell’ambito del nostro lavoro ci troviamo quotidianamente a dover gestire la richiesta di piccole parti sostitutive per fisarmoniche e per strumenti diatonici. Problematiche abbastanza semplici per noi addetti ai lavori diventano ostacoli insormontabili per musicisti ed appassionati a causa della mancata conoscenza delle tecnologie, attrezzature, utensili e dei materiali specifici. La questione si potrebbe risolvere facilmente con l’assistenza di qualche riparatore in loco competente ed onesto, ma con il passare degli anni abbiamo testimoniato una forte riduzione di queste figure professionali causato, soprattutto, dalla mancanza di un ricambio generazionale e dalla carenza di formazione specifica. Ricevere strumenti da riparare da paesi lontanissimi come Canada, Australia o Corea, se da un lato gratifica il nostro lavoro, da un altro ci fa molto riflettere sulla mancanza di assistenza in loco. Acquistare strumenti nuovi, anche se con una garanzia (2 anni?) da parte del rivenditore, ma con la prospettiva di non trovare parti di ricambio o di poter fare eseguire semplici riparazioni nel futuro, credo che sia un fatto su cui riflettere.
In virtù di questa problematica la nostra ditta fornisce un’adeguata assistenza con l’invio o la trasmissione di valide informazioni circa le varie fasi della lavorazione, l’uso di attrezzi e di materiali specifici. Gli appassionati ci richiedono di poter implementare adeguatamente le loro conoscenze specifiche, ma, sfortunatamente, non disponiamo al momento attuale di tempo da dedicare a questa attività. Senza voler distribuire oneri e responsabilità ad altri, vedremmo molto bene dei corsi di formazione organizzati dai vari produttori locali e dalle varie istituzioni. Per amore dell’onestà, nel passato ci sono state iniziative simili destinate però alle singole ditte che, in qualche caso, hanno integrato nell’ambito aziendale giovani già formati dall’azienda stessa.

Come vede il mondo della fisarmonica nel prossimo futuro?

Per quanto analizzato sopra, in mancanza di alcune valide iniziative che possano rivitalizzare il settore, posso solo intravvedere una lenta agonia. La passione per la musica e per la fisarmonica in particolare,  specialmente in determinate aree come la Francia, i paesi slavi, etc. difficilmente scompariranno, ma i problemi del settore contribuiranno ad un decremento progressivo delle vendite. Solo per fare un esempio, la “scomparsa” di alcuni marchi storici nell’area balcanica, come ad esempio Dallapè o Guerrini, rendono estremamente difficoltosa la fornitura di parti di ricambio. Oltre a questo, assistiamo alla nascita di nuove realtà direttamente in loco, ancora nella  fase iniziale, ma con la determinazione di creare nuove fonti per i musicisti locali. Molti addetti ai lavori stranieri cercano di imitare il sistema attuale di produzione che prevede il solo assemblaggio finale da parte delle aziende. Sempre per onestà intellettuale, le fabbriche che riescono a produrre direttamente si contano sulle dita di una mano, di cui alcune sono specializzate  per gli strumenti diatonici.
A mio parere, una difficile sfida attende sia i vari produttori rimasti che le istituzioni locali. L’apertura di un nuovo tavolo di confronto è stremamente necessaria ed urgente e deve riguardare tutti, ma specialmente gli imprenditori soggetti ad ordini sempre più scarni. In mancanza di questo, i problemi del settore resteranno tali. Sarebbe il colmo se, proprio il nostro sindaco, che ha un nome storico e glorioso, contribuisse a decretare la scomparsa di un settore che tanto ha dato a Castelfidardo in termine di benessere e progresso!