Marco Gemelli: la musicalità per regalare emozioni

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Marco Gemelli - Intervista Strumenti&Musica 2019Marco Gemelli è un fisarmonicista e bandoneonista assai talentuoso, capace di coniugare egregiamente la sua eccellente padronanza strumentale con un sobrio lirismo e un’intensità comunicativa degna di lode. Ideatore e direttore artistico dell’International Accordion Week, prestigioso evento sul quale si accenderanno i riflettori  sabato 13 aprile, discorre amabilmente della sua attività artistica con questa gradevole conversazione.

Nel corso della tua fulgida carriera hai conquistato svariati premi in seno a concorsi nazionali e internazionali. Qual è quello che ti ha maggiormente gratificato?

«Ho partecipato per la prima volta a un concorso di fisarmonica nel 1992. Avevo 9 anni. Li ricordo tutti con grandissimo piacere, con molta nostalgia e anche con un pizzico di rammarico. Anni bellissimi in cui sono arrivate pure diverse vittorie. Mi vengono in mente i primi premi assoluti al concorso internazionale “Stefano Bizzarri” di Morro d’Oro, la vittoria del concorso internazionale “Adamo Volpi” di Loreto, quella nella rassegna biennale “Gorni Kramer” di Poggio Rusco, ma soprattutto la vittoria del premio speciale come “Migliore Italiano” al concorso internazionale “Città di Castelfidardo” del 2003».

Nel 2004 e nel 2006 sei stato scelto come rappresentante dell’Italia per le Coppe Mondiali di Fisarmonica Classica tenutesi in Francia e Norvegia. Come hai vissuto questa straordinaria esperienza?

«Rappresentare l’Italia alle Coppe Mondiali di Fisarmonica Classica del 2004 e 2006 è stato davvero qualcosa di magico, un onore immenso. Penso sia stata un’esperienza fondamentale di crescita e maturità artistica. È un evento in cui ti ritrovi a “battagliare” con i migliori fisarmonicisti del mondo. Da ciò, a prescindere dal risultato, puoi solo ricavarne un grande bagaglio di conoscenza. Ti confronti, ti metti in discussione, e questo ti spinge a dare di più, ti fa capire se la strada musicale che stai percorrendo sia quella giusta».

Oltre alla fisarmonica suoni il bandoneon. Dal punto di vista squisitamente stilistico, tecnico ed espressivo, quali sono le sostanziali differenze fra questi due fascinosi strumenti?

«Suonando un bandoneon cromatico, a livello puramente tecnico, sono dell’idea che non ci siano poi così grandi differenze rispetto al bayan. Sicuramente la posizione della mano, in confronto alla fisarmonica, porta ad alcune difficoltà e scomodità. Essendo uno strumento che si suona prevalentemente in apertura di mantice, poiché questo ti consente di eseguire al meglio gli accenti, parte fondamentale e integrante sia del tango tradizionale che del nuovo tango piazzollano (di Astor Piazzolla, ndr), l’aspetto difficile del bandoneon consiste proprio nell’imparare a coordinare le chiusure di mantice, che avvengono mediante una valvola di sfiato dell’aria, azionata esternamente dal pollice della mano destra durante alcuni passaggi che presentano una notevole difficoltà tecnica».

Marco GemelliSei leader, nonché solista, del “Cuarteto del Misterio”. Che genere di repertorio proponi con questa formazione?

«Il Cuarteto del Misterio è una formazione che nasce con l’intento di esplorare, attraverso rielaborazioni e adattamenti, le pagine più belle del grandissimo compositore argentino Astor Piazzolla. Quindi, il nostro repertorio si basa soprattutto sul nuevo tango, genere dalle caratteristiche spiccatamente latine per le melodie e i ritmi che lo animano, ma meno vincolato ai canoni del tango tradizionale, perciò terreno fertile per l’improvvisazione e la ricerca. Oltre a me, in qualità di bandoneonista, il quartetto è composto da Paolo Angelucci al violino, Michele Di Toro al pianoforte ed Emiliano Macrini al contrabbasso. Però, a volte, non nego che collaborando con cantanti e ballerini capita di inserire in programma anche brani di autori del repertorio più tradizionale, come ad esempio Carlos Gardel, Aníbal Troilo, Agustín Bardi, Juan D’Arienzo, Osvaldo Pugliese e altri ancora».

Tra le tue numerose collaborazioni spicca quella con uno fra i più grandi compositori degli ultimi 50 anni: il compianto Luis Bacalov. Potresti raccontare la genesi di questa collaborazione?

«Ho avuto la fortuna di registrare per lui una sua composizione inedita intitolata Mélancolique. Tale brano fu utilizzato in uno spettacolo teatrale dal titolo “Napoletango” che, qualche anno fa, salì alla ribalta e fu rappresentato nei più importanti teatri italiani. Purtroppo non ho avuto il piacere di incontrarlo personalmente, perché alle registrazioni che si tennero a Roma fu il figlio Giovanni a occuparsi della direzione dell’esecuzione e delle stesse registrazioni».

Nel tuo ricchissimo background concertistico figurano parecchie partecipazioni con alcune fra le più prestigiose orchestre italiane ed europee. Consideri la dimensione orchestrale quella più appagante per la tua personalità musicale?

«Assolutamente sì! Ho avuto l’onore di suonare in veste di solista con l’Orchestra Sinfonica di Sanremo, l’Orchestra Filarmonica Marchigiana, l’Orchestra Filarmonica della Calabria, l’Orchestra I Giovani Accademici, l’Orchestra Sinfonica Città di Grosseto, l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, l’Orchestra di Stato di Tomsk, l’Orchestra Sinfonica di Krasnoyarsk, l’Orchestra Sinfonica di Brjansk, l’Orchestra della Svizzera Italiana. Esibirmi da solista in questi contesti è la cosa che preferisco di più. Avere un’orchestra alle spalle che ti supporta e ti accompagna mi dà una grande sicurezza. Ciò mi permette di trovarmi nella condizione ideale affinché io possa esprimermi nella migliore maniera possibile».

Nel giugno del 2015, in duo, hai tenuto un concerto insieme al fisarmonicista russo Yuri Shishkin, considerato fra i migliori in ambito internazionale. Con voi, ad accompagnarvi, l’Orchestra Filarmonica della Calabria diretta dal M° Filippo Arlia. Puoi descrivere le sensazioni e le emozioni legate a questa importantissima esibizione?

«Abbiamo invitato Shishkin a tenere una masterclass per gli allievi della mia classe di fisarmonica classica dell’Istituto Superiore di Studi Musicali “P. I. Tchaikovsky” di Nocera Terinese. Yuri (Shishkin, ndr) è una persona stupenda, un docente preparatissimo e un musicista eccezionale. Poiché in quei giorni l’Orchestra Filarmonica della Calabria era in conservatorio, impegnata nelle prove per un’altra produzione, il direttore Filippo Arlia aveva pensato bene di sfruttare tale situazione e organizzare un concerto in cui Shishkin e io potessimo esibirci in duo, come solisti, accompagnati dalla sua orchestra. Ritrovarsi accanto a uno dei tuoi miti musicali, sicuramente uno dei migliori fisarmonicisti al mondo, suonare con lui e condividere lo stesso palco, è stata veramente una delle più belle esperienze di tutta la mia vita».

Sei l’ideatore e il direttore artistico dell’International Accordion Week. Qual è l’obiettivo culturale di questo evento?

«L’International Accordion Week si prefigge l’obiettivo di promuovere specialmente la fisarmonica e darne nuova linfa. Il fine cardine delle prime due edizioni è stato quello di creare nuova musica per cercare di ampliare il repertorio fisarmonicistico. Non a caso sono state diverse le partiture nate, commissionate, proposte ed eseguite in “World Première” durante le due passate edizioni. Ho coinvolto compositori del calibro di Gorka Hermosa, che ha scritto un brano dal titolo “Sua” per trio di fisarmoniche, Petri Makkonen che ha composto un pezzo per fisarmonica e orchestra d’archi, “Il Mondo Nuovo”, Renzo Ruggieri che si è cimentato (nel primo anno) nella composizione per fisarmonica e orchestra sinfonica del brano “La Vita delle Cose”, mentre nel secondo ha composto per fisarmonica classica sola “Il bosco incantato”. Poi, ancora, Antonio Spaccarotella con il suo “Suria Oriental Tango” per fisarmonica e orchestra sinfonica, e Paolo Esposito, mio allievo, che per l’edizione dello scorso anno ha composto un brano per trio di fisarmoniche intitolato “The Mysterious Night”. Altro aspetto fondamentale dell’International Accordion Week è quello di mettere in contatto diretto gli allievi, attraverso le masterclass, con i più grandi docenti del mondo. Abbiamo avuto il piacere di ospitare, oltre ai già citati Gorka Hermosa, Petri Makkonen, Renzo Ruggieri, maestri di blasone come Alexander Dmtriev, Aníbal Leão Freire, Claudio Jacumucci e Cesare Chiacchiaretta. Quest’anno avremo un’importante novità: i ragazzi potranno provare a esibirsi in concerto, come dei veri e propri professionisti, nelle vesti di solisti, con l’Orchestra Filarmonica della Calabria diretta per l’occasione dal direttore e fisarmonicista Igor Zobin. Inoltre ospiteremo, sempre tramite le masterclass, docenti di caratura mondiale e soprattutto delle autentiche pietre miliari del nostro strumento, come Viacheslav Semoinov, Friedrich Lips e Peter Soave. Ma non è tutto, organizzeremo un seminario sull’organologia e meccanica della fisarmonica diretto da Massimo Pigini, nonché uno spazio dedicato ai giovani pianisti e direttori d’orchestra che, per l’occasione, frequenteranno le lezioni a cura del M° Filippo Arlia».

Marco Gemelli - Intervista Strumenti&Musica 2019In veste di membro della giuria sei presente al “Premio Internazionale di Castelfidardo”, alle selezioni nazionali per la Coppa Mondiale e il Trofeo Mondiale di Fisarmonica, nonché alla “Semana del Acordéon” in Portogallo. Dal tuo punto di vista, quali sono i parametri di giudizio irrinunciabili per valutare correttamente una performance?

«La musicalità, per me, è la cosa più importante in assoluto. Ho bisogno che il candidato, durante la sua performance, riesca soprattutto a trasmettermi qualcosa, a rendermi partecipe delle sue idee musicali. Per questo penso sia molto importante che si debba avere piena consapevolezza di ciò che si sta eseguendo e proponendo in quel momento. Ovviamente è chiaro che trattandosi di concorsi con un alto livello di preparazione sei costretto a giudicare e a valutare anche altro, come per esempio gli errori tecnici, l’aspetto filologico, la sicurezza e così via. Ma per quanto mi riguarda l’aspetto più importante è il saper emozionare».

Come da te menzionato in precedenza, sei molto impegnato in qualità di docente di fisarmonica in tantissime scuole e istituti. In una tua ipotetica scala di valori, per importanza, collochi l’insegnamento allo stesso posto dell’attività concertistica?

«L’insegnamento è una parte fondamentale della mia vita musicale. Secondo me l’attività di docente è importante  tanto quanto quella di concertista. Onestamente devo ammettere che la docenza ti fa crescere, ma soprattutto ti fa apprendere moltissimo, poiché, a mio avviso, l’insegnante deve prima di tutto conoscere, sapere e sperimentare. Ogni lezione, per me, è una sorta di scoperta e riscoperta, un continuo approfondimento che ti porta a essere in una sorta di evoluzione continua. Per giunta, vedere crescere i propri allievi e aiutarli a raggiungere dei traguardi è davvero un’emozione indescrivibile».