Martynas Levickis N. 1 nella Classical Hit Parade UK (2° parte)

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Martynas LevickisR: Ai nostri lettori interessa, in maniera particolare, documentarsi sull’annosa questione dei “sistemi”. Tu suoni una Bayan a piano con sistema B-griff (bassi sciolti). Essendo anch’io un “fisarmonicista a piano” so bene che spesso noi tutti siamo considerati come musicisti di seconda classe da una parte degli elementi della giuria nei concorsi e da alcuni insegnanti. La causa sta nei vantaggi attribuiti alla fisarmonica a bottoni, come ad esempio la disposizione degli stessi e la quantità di distanze tonali che la mano può raggiungere. Anche tu hai incontrato questi pregiudizi? Se sì, ti hanno reso più forte, soprattutto per dimostrare che musicalmente sei alla loro pari?

M: Quest’ultima esperienza mi ha dato molta più fiducia; io mi considero alla pari con i colleghi che adottano il sistema cromatico e posso fare le stesse cose sia musicalmente sia tecnicamente, ma devo constatare che ci sono un sacco di preclusioni, non nell’ambiente della fisarmonica e non nei confronti della fisarmonica a piano, ma più in generale verso il nostro strumento. Nel corso delle mie ultime attività ho avuto grande difficoltà nel relazionarmi con gli ingegneri del suono. Attualmente mi esibisco anche con una band che comprende tromba, violino, chitarra, percussioni e contrabbasso. Sono un’ottima formazione perché lavorano bene insieme, ma a volte capita di arrabbiarmi soprattutto quando trovo negli spartiti la dicitura “Squeezy box” o “Accordi-AN”, per non parlare poi dell’amplificazione… Quando chiedo più volume o “un po’ più di questo o di quello”, è come pretendere l’impossibile, è difficile farsi capire dai tecnici del suono! Tornando al mondo della fisarmonica, devo dire che nel nostro ambiente ci sono divisioni anche abbastanza divertenti. Quando arrivai a Londra, Owen cercò di convincermi a passare alla fisarmonica a bottoni; essendo da sempre affascinato da questo strumento pensai che, se avessi cambiato, sarei diventato più virtuoso, ma poi ho capito che anche i pianisti hanno a disposizione le stesse possibilità, perché possono lavorare anche loro con la mano sinistra, era solo una questione di duro, durissimo lavoro.

R: Sì, si può dover scendere a compromessi su alcuni brani del repertorio contemporaneo che richiedono un’ampiezza e un’estensione maggiore, ad ogni modo ora c’è molto più repertorio, non come ai vecchi tempi in cui, alcuni compositori, amavano sfruttare la facilità con la quale i fisarmonicisti a bottoni potevano spostarsi disinvoltamente tra due e tre ottave. L’estensione non è tutto e certamente, in termini di velocità, ci sono “fisarmonicisti a piano” che sono alla pari dei “fisarmonicisti a bottoni”.

M: Per me questa divisione in realtà non esiste, anche se nella Coupe Mondiale ho concorso nella categoria fisarmonica a piano. Non ho ritenuto di dover partecipare alla Senior Coupe Mondiale, ma perché? Certamente non perché suonavo la fisarmonica a piano, bensì perché ero al mio terzo anno di studi alla RAM e non mi consideravo sufficientemente preparato; il mio repertorio, i brani che avevo scelto non erano abbastanza adeguati per cimentarmi nella categoria dei big. Tutto il resto, a mio modo di vedere, non sono che meri pregiudizi, ma penso, al tempo stesso, che stiano scomparendo. Non so se vale la pena dirlo, ma visto che sto parlando con un amico posso fare una riflessione a voce alta… La sensazione che ho, è che nel Regno Unito non sarebbero stati meno interessati a pubblicare un album realizzato con una fisarmonica a bottoni, questo è dunque un altro aspetto della storia eterna tra fisarmonica a piano e cromatica.

R: Credo che nel Regno Unito la fisarmonica è, per tradizione, quella a piano.

M: Certo, ma quando la gente sente i brani che preparo con Owen Murray dice subito: “Beh, perché non suoni la fisarmonica a bottoni?” Odio quando dicono questo! Se si tratta di una fisarmonica classica deve essere una fisarmonica a bottoni… Informazioni diverse alimentate da persone diverse.

R: È interessante notare che anche Ksenija Sidorova, un’altra studente di grande successo che frequenta il corso di Owen Murray, suona uno strumento a piano, come anche Yura Chubarenko, anche se va detto che la maggioranza dei musicisti di quella generazione adotta il sistema a bottoni. Tra i fisarmonicisti che suonano la cromatica prevale l’utilizzo di sistemi differenti tutti diversi tra loro, tra i quali alcuni ibridi davvero sorprendenti, come il sistema di Zivorad Nikolic, metà sistema B e metà C. E questa è la conferma dell’opinione diffusa anche dai docenti del dipartimento di fisarmonica della RAM per dimostrare che, a prescindere dal sistema che si sceglie di suonare, tutti i musicisti hanno la possibilità di emergere con successo. La cosa più importante non è il sistema, ma il risultato ottenuto, la musica e ciò che si può metterci dentro per comunicare le nostre emozioni a chi ci ascolta.

M: Sì, penso che alla fine il sistema rifletta semplicemente l’ambiente in cui vive il musicista. In Lituania, la maggioranza di questi suona la fisarmonica a piano con il sistema B-griff (russo) per la mano sinistra e penso di conoscere solo due fisarmonicisti che suonano la fisarmonica a bottoni. Questa è la tendenza e tutti la seguono. In altri paesi hanno un’altra tradizione, ma alla fine, come già hai detto tu, essenzialmente, è tutta una questione di musica. Si tratta solo di repertorio e, a volte, il problema è rappresentato paradossalmente da alcuni compositori che ti fanno diventare un po’ pazzo per seguire la loro voglia di sperimentazione. È bello per la fisarmonica a bottoni avere questo repertorio, ma questo non dovrebbe rendere la fisarmonica a piano meno performante.

R: Volevo farti qualche domanda in più riguardo le competizioni a cui hai partecipato come la Coupe Mondiale e il Got Talent della Lituania. Come ti sei preparato per questi due appuntamenti così diversi tra loro?

M: Curiosamente entrambi i concorsi si sono svolti nello stesso anno – verso la fine del 2010 – c’era circa un mese di distanza tra ciascuno dei turni di selezione per le due competizioni e ho avuto un po’ di tempo, a partire dalla fine del Got Talent della Lituania, per prepararmi mentalmente e tecnicamente per la Coupe. Avevo sempre sognato di partecipare a questo concorso e, nell’estate del 2009, durante le audizioni del Galla-Rini organizzato dall’ATG, gli insegnanti degli Stati Uniti a Santa Clara in California e alcuni dei membri della giuria, mi hanno incoraggiato a parteciparvi. Inizialmente non l’ho preso abbastanza sul serio perché pensavo che ci fossero anche altre possibilità per farsi conoscere, ma poi, riflettendoci un po’ su, ho capito che si trattava comunque di un’ottima opportunità. Vi ho partecipato e credo sia stato ancora una volta fondamentale il consiglio di Owen Murray che mi disse di suonare semplicemente, come se fossi ad un concerto. “Non pensare alla Coupe Mondiale come una competizione, ma come una semplice esibizione”. Questo è quello che ho fatto, sono andato e ho suonato come meglio potevo. Penso sia stata una bella performance, non per sembrare presuntuoso, però mi sono piaciuto; di solito sono abbastanza severo e critico con me stesso, ma questa volta sono stato bravo. È stato un grande evento in una bella città, c’erano alcune persone che conoscevo e altri che ho incontrato lì per la prima volta e con i quali sono diventato amico. Quando ho scoperto di aver vinto ho provato qualcosa di unico! In realtà avevo un vantaggio di pochissimi centesimi, come sempre accade in queste circostanze… Ci sono tanti fattori che possono influenzare una giuria, ad alcune persone piace la mia interpretazione e ad altri no, succede nelle competizioni, è normale, ma la vittoria mi ha reso molto felice. Il Got Talent della Lituania? È stato incredibile andare in finale, mi sembra fosse il mese di dicembre. Non so se lo sai… Avevo provato a partecipare anche l’anno precedente, ma non ci sono riuscito. Volevo promuovere il repertorio della musica contemporanea, ma sono uscito subito, sai, in TV si deve trovare quel particolare che funziona meglio. Così ho pensato a me stesso, se avevo intenzione di partecipare per il secondo anno consecutivo allo show, lo avrei dovuto fare solo per vincere. Questo è quello che ho confidato agli organizzatori delle selezioni e loro mi hanno chiesto: “Cosa accadrà se non succederà?” E io risposi: “Beh, mi limiterò a continuare a tornare ogni anno fino a quando non ci riuscirò!” Quella era la mia motivazione. Misi insieme tanti brani diversi, questo è stato l’inizio delle mie performance “crossover”, il passo determinante che mi ha portato a conoscere il mio nuovo manager e a firmare il contratto per la realizzazione dell’album con la Decca che ha raggiunto il primo posto nella classifica delle produzioni di musica classica.

R: A proposito, quando è stato lanciato?

M: Il 1 luglio

R: Il 1 luglio? Accidenti, wow! È successo tutto molto velocemente! Dritto al numero uno, incredibile!

M: Non so come sia successo. Ho sfruttato al meglio l’impatto mediatico conseguente alla vittoria del Got Talent della Lituania per convincere la gente a venire ad ascoltarmi. Nel corso dei concerti del 2010-2011, i primi venti minuti, c’era sempre un silenzio assordante, le persone erano terrorizzate, intimidite dall’esecuzione di pezzi come Also Sprach Zarathustra, poi però, quando suonavo brani di diversi autori e Paesi, era con se il pubblico fosse immerso in un giro intorno al mondo e così iniziava ad amare la mia musica. Tutte queste esperienze mi hanno insegnato l’importanza di mescolare diversi generi, specialmente nel 21° secolo quando ormai la gente ha una vasta conoscenza musicale e un’ampia gamma di scelte; bisogna assecondare un po’ le loro aspettative, ovviamente senza trascurare il gusto personale.

R: Penso che ciò che è bello di quei classici popolari, molti dei quali sono e sono stati per anni fiore all’occhiello del repertorio fisarmonicistico e non solo, è la possibilità di portare con sé sempre qualcosa di nuovo, di fresco… Ad esempio il brano eseguito con la gipsy band è reale, ti fa sembrare uno di loro, ma allo stesso tempo le arie di Vivaldi interpretate con l’orchestra da camera sono superlative. Devo dire anche che l’album è stato registrato molto bene. Il suono della fisarmonica è molto buono ed è sempre in primo piano; non è stato ripreso troppo da vicino, né troppo lontano, si sente che c’è spazio, il timbro è nitido, senza tanti rumori della tastiera. Il suono non è mai troppo ovattato, ma neanche troppo forte, è tagliente anche se non presente e compatto come qualcuno potrebbe desiderare, ma nel contesto dell’orchestra funziona perfettamente.

M: In alcuni punti abbiamo usato sei microfoni. Penso che sia importante sperimentare. Non li abbiamo usati sempre tutti insieme, ma era importante avere registrazioni da più angolazioni, così da poterle combinare. La fisarmonica è uno strumento difficile da amplificare con successo e in modo naturale, è un’esperienza che nel mondo della musica non è stata ancora ben sperimentata. Molti ingegneri e fonici professionisti non sanno come comportarsi con la fisarmonica, non sono mai totalmente sicuri della scelta dei diffusori, del posizionamento e dell’equalizzazione apportata.

R: Immagino che nella tua casa discografica, Decca, lavorino ingegneri molto preparati e comunque rispetto a 10-15 anni fa c’è molta più attenzione nei riguardi della fisarmonica.

M: Forse in studio, ma dal vivo è una storia diversa… Ma spero che le cose migliorino con il tempo.

R: Torniamo indietro con il tempo, parlando nuovamente delle tue radici, come hai iniziato a suonare?

M: In realtà all’inizio volevo studiare il pianoforte. Non ero mai stato a dei concerti dal vivo, però mi capitava di ascoltare dei pianisti in tv e, conseguentemente, mi mettevo a picchiettare le dita sul tavolo dicendo a tutti che volevo suonare il pianoforte. I miei genitori non potevano permettersi di comprarne uno così, mio zio, il mio padrino, mi regalò una piccola fisarmonica. Per lungo tempo non ho avuto neanche un insegnante e mi dilettavo a suonare canzoni folk e a cantare, non è insolito per un fisarmonicista! Più tardi, ho iniziato a frequentare una scuola e la musica popolare è diventato un po’ un tabù per me. Oggi sono tornato di nuovo alle origini, alla musica folk che interpreto con un violista lituano e insieme suoniamo proprio i brani tradizionali della sua terra, io che Lituano non sono! Buffo come si inizia, poi si cambia per poi tornare a qualcosa di nuovo…