Ruggiero Mascellino: in giro per il mondo imbracciando la fisarmonica

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Ruggiero MascellinoDalla cultura musicale ricca e ampia, Ruggiero Mascellino è un fisarmonicista, pianista e compositore che ha collezionato innumerevoli e prestigiose esperienze non solo specificamente concertistiche, ma anche legate al teatro, alla televisione e al cinema. Attraverso questa intervista racconta alcuni tra gli episodi più significativi che hanno contrassegnato la sua vita artistica.

Ti sei innamorato della musica grazie al pianoforte, il tuo primo strumento. Successivamente hai spostato la tua attenzione sullo studio della fisarmonica. Da dove è scaturita questa scelta?

In realtà mi sono innamorato prima della fisarmonica. Ho iniziato a suonarla a 3 anni, perché mio padre me la regalò quasi per gioco. Me ne comprò una a 24 bassi, ma successivamente decisi di studiare pianoforte e mi diplomai, poiché all’epoca non esisteva la cattedra di fisarmonica in conservatorio a Palermo. Ho cominciato a praticare questo strumento da autodidatta.

Sei molto prolifico anche come compositore e didatta. Quando hai iniziato a dedicarti a queste due nobili attività?

Compongo da sempre, ma la mia natura è venuta fuori quando, nel 2007, scrissi Il Terzo Fuochista per Tosca, un brano che la cantante presentò al Festival di Sanremo. Da quel momento ho capito che la composizione sarebbe stata il mio mondo, che avrei potuto intraprendere questa strada, decidendo così di portare avanti questa mia passione. Mi dedico alla didattica da nove anni, insegnando fisarmonica presso il Conservatorio “V. Bellini” di Palermo.

A proposito di composizione, il tuo nome figura in svariate e prestigiose produzioni teatrali. Cosa puoi raccontare di questa esperienza?

L’esperienza teatrale nasce negli anni 2000 con il Teatro Libero di Palermo. Ho cominciato pian piano facendo il musico di scena, mi definivo così. Ho capito che il teatro era un luogo consono alle mie esigenze. Successivamente ho lavorato in altre produzioni legate al Teatro Biondo, al Teatro Massimo, a Massimo Venturiello, a Tosca. Così sono diventato ufficialmente un compositore per opere teatrali, esibendomi in tutta Italia.

Ti sei esibito anche per il piccolo schermo, partecipando ad alcune note trasmissioni RAI. Cosa significa per un jazzista, molto raramente presente in televisione, usufruire di una vetrina così importante?

Le mie apparizioni televisive non sono particolarmente legate al jazz, bensì, con maggiori difficoltà, alla musica popolare. Sono stato uno dei primi a entrare in un mondo che non apparteneva ai fisarmonicisti. Quindi, nel momento in cui ti esibisci in alcune trasmissioni dove c’è la possibilità di far conoscere la fisarmonica per le sue caratteristiche, ad esempio al Festival di Sanremo, si può ritrovare questo strumento praticamente ovunque. Questo aspetto fu condiviso con me ed evidenziato sia da Pippo Baudo che da Peppe Vessicchio proprio in occasione di Sanremo. La TV è servita a diffondere la fisarmonica fuori da certi canoni.

Il tuo playing si fonda su un ammaliante sincretismo stilistico che comprende musica classica, jazz, world music, folk e pop. Come nasce questa commistione di generi?

Nasce da svariate esperienze di ascolto e pratica di diversi generi musicali. Quando avevo 16 anni ascoltavo dal rock progressivo alla musica leggera, dalla musica classica (genere dal quale provengo) al folk. Con il tempo ho scoperto vari jazzisti e cantanti pop che ho rivalutato in un secondo momento. Da piccolo ascoltavo Lucio Battisti e oggi ho compreso la reale importanza di tutti questi generi. Ora mi ritrovo a 43 anni ad aver assimilato una miriade di contaminazioni, per cui diventa tutto più facile. Mi ritengo fortunato, perché non tutte le nuove generazioni hanno avuto l’opportunità di ascoltare generi differenti.

Hai avuto l’onore di collaborare con musicisti sensazionali, tra cui Ennio Morricone e Sting. Come e quando ha intrapreso la collaborazione con questi due giganti della musica mondiale?

Fui chiamato da Morricone, come fisarmonicista, per registrare la colonna sonora da lui composta del film Baarìa di Giuseppe Tornatore. Con Sting suonai in un concerto memorabile nel 2011, al Castello a Mare di Palermo, perché lui era solito farsi accompagnare dalle orchestre del posto e per quel live l’orchestra fu segnalata, poiché comprendeva alcuni tra gli elementi più rappresentativi di Palermo.

La tua attività concertistica non si svolge solo in Italia, ma anche all’estero, in nazioni quali Germania, Inghilterra, Corea, Giappone, Danimarca, Olanda, Canada. Quali sono stati i riscontri di pubblico e critica che hai ottenuto fuori dai confini nazionali?

Il riscontro di pubblico c’è sempre stato, ovunque. Chiaramente quello internazionale ha un modo di intendere la musica in maniera diversa. In Italia vi è l’ apprezzamento, ma qui si dà quasi tutto per scontato. Soprattutto in Giappone e in Corea è qualcosa di incredibile, impazziscono per il musicista europeo. L’ho notato anche quando ho proposto la mia musica. Allo stesso modo in Germania, Danimarca e Olanda sono molto aperti musicalmente. Lo stesso dicasi per il Canada, anche se lì vi erano le comunità italiane. Nel nostro Paese è più facile trovare belle location, però il pubblico è un po’ più restio, perché si conoscono perfettamente le dinamiche del successo della musica leggera italiana.

Sei maggiormente presente nei festival italiani e stranieri come fisarmonicista o pianista?

Nasco fisarmonicista, ma non lo sono mai stato al 100%, perché ho sempre suonato tutto quello che sono in grado di suonare, in tutte le produzioni, dalla fisarmonica al pianoforte, dalla chitarra al basso, alla batteria, soprattutto oggi da compositore. Mi sono esibito maggiormente con la fisarmonica, poiché ho un trio internazionale (violino, fisarmonica e contrabbasso) con il quale ho girato il mondo. Sicuramente l’accordion prevale, ma dovunque abbia suonato ho sempre cercato di valorizzare tutto quello che ho dentro di me.

Esiste, ad oggi, un’esperienza artistica che ti ha gratificato più di tutte?

Nonostante le tante esperienze come il Festival di Sanremo, la collaborazione con Sting, Il Festival Carosone, il Festival Gaber, tutti partecipazioni stupende, una su tutte, una tra le più belle della mia vita, l’ho vissuta a Macao, nel sud della Cina. Qui ho accompagnato, con una mia ensemble siciliana costituita da diciotto elementi, due cantanti italo-cinesi con cui abbiamo suonato in una tournée indimenticabile, tra posti da sogno e scenari bellissimi. Il pubblico era letteralmente in delirio, sia perché loro erano molto famosi (la loro popolarità si può paragonare, ad esempio, a quella di Claudio Baglioni qui in Italia), ma anche per la commistione con la musica europea che ha fatto impazzire la gente, mentre noi ci siamo divertiti un mondo.

Sei proiettato verso nuovi progetti discografici?

Il 14 giugno è uscito il mio nuovo disco intitolato L’Attesa. Sino a oggi ho realizzato trenta dischi. Negli ultimi tempi ne ho pubblicato uno ogni due anni. Il prossimo disco sarà in solo, con la fisarmonica, che sicuramente produrrà Tosca. Non si farà per quest’anno, perché voglio girare con il mio progetto, ma l’anno prossimo andrò in studio per registrare il nuovo album.