Simone Marini – Come il mantice diede voce alla mia musica …

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Simone Marini

Fisarmonicista e bandoneonista, Simone Marini è un musicista abruzzese che si sta notevolmente distinguendo, anche come docente, grazie ad una schiera di eccellenti insegnanti che ne hanno forgiato le sue indiscutibili doti e il suo innato estro. Passione e carattere le sue “frecce” migliori e una determinazione mirata al raggiungimento dello scopo, dell’obiettivo, una grande forza di volontà che lo accompagna nelle sue molteplici attività.

Andiamo a conoscerlo meglio …

Qual è stato il tuo primo approccio alla musica? Cosa ha determinato la scelta della fisarmonica come strumento d’elezione?

In realtà il mio primo “contatto” è avvenuto prima ancora che io nascessi perché mio padre suonava l’organetto quando mia madre mi portava in grembo. L’approccio vero e proprio con lo strumento è avvenuto quando avevo tre anni circa ed è stato proprio mio padre il primo insegnante, poi Mauro Ciarcelluti ed Enzo Scacchia. Ho suonato regolarmente l’organetto fino a quando mi sono realmente accorto che con due soli bottoni a sinistra e 12 bottoni a destra ero troppo limitato per eseguire le musiche che volevo. Nel 1996 avevo 11 anni quando decisi di intraprendere lo studio della fisarmonica classica. Ho avuto vari maestri che nel corso del tempo mi hanno insegnato davvero molto, tra i quali Rocco Ronca, Cesare Chiacchiaretta e Riccardo Centazzo. Ho conseguito il diploma presso il Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara e, successivamente, il biennio di secondo livello in didattica della musica presso il Conservatorio “Santa Cecilia” di Roma con il M° Massimiliano Pitocco.

C’è stato un insegnante o un particolare percorso formativo che ha segnato in maniera indelebile la tua carriera?

Tutti i maestri che ho avuto mi hanno lasciato qualcosa di speciale e diverso l’uno dall’altro. Mi ritengo fortunato perché i loro insegnamenti sono stati come parti di un puzzle che insieme hanno composto la mia formazione personale e professionale. Devo molto a ognuno di loro!

Da anni, ormai, sei anche un docente particolarmente apprezzato. Che impatto ha l’insegnamento sulla professione di musicista?

L’insegnamento è una missione, un atto d’amore. Ho sempre pensato che il docente sia innanzitutto una figura educativa per la crescita personale e musicale dell’alunno. Si cresce insieme perché anche l’allievo aiuta a migliorare il docente. La didattica odierna, specialmente nella scuola dell’obbligo, non è più quella d’un tempo perché la musica, in quanto disciplina, non è percepita come una volta e il docente di oggi deve trovare nuove strategie didattiche e motivazionali che io chiamo didattica evolutiva. L’insegnamento, di sicuro, ha tolto del tempo all’attività concertistica, ma sono ben contento di mettere a disposizione il mio modesto sapere e le mie esperienze e, soprattutto, mi piace pensare di poter essere utile ai musicisti delle generazioni future.

Simone MariniOltre alla carriera da fisarmonicista, percorri quella legata al bandoneon. Come è entrato il bandoneon nella tua vita?

L’approccio con il badoneon è stato molto particolare. All’epoca suonavo la musica di Astor Piazzolla con la fisarmonica e non sentivo l’esigenza di conoscere uno strumento, a detta di molti, così difficile da suonare. Un giorno vidi uno spettacolo di tango e rimasi folgorato dal modo di ballare del primo ballerino della compagnia. In quel preciso istante mi dissi che un giorno avrei suonato per lui. Grazie a Daniela Fidanza e al M° Ulises Passarella comprai in Uruguay il mio primo bandoneon e dopo alcuni anni di studio da autodidatta fu proprio quel ballerino a chiamarmi per il primo spettacolo con il mio quartetto “Lo que vendrà”. Insieme abbiamo calcato i palcoscenici più importanti Italiani e non, tra i quali Il Petruzzelli di Bari, il teatro degli Arcimboldi di Milano, Il Verdi di Firenze, Il Massimo di Palermo, il teatro Carl Orff di Monaco, il Duse di Bologna e molti altri …
È annoverato quale ambasciatore del tango danza nel mondo, l’ultimo poeta del tango, un talento universalmente riconosciuto. Devo molto anche a lui … Roberto Herrera!

C’è qualcosa del tuo passato che cambieresti?

Mi sarebbe piaciuto studiare di più quando ero libero dagli impegni e dare più importanza ai consigli. Da quando insegno a scuola e faccio concerti in tutto il mondo il tempo per studiare scarseggia, purtroppo! Con il passare degli anni, se sei leale con te stesso, ti accorgi di cosa è andato bene e cosa meno. Nonostante questo, pur avendo circa seicento concerti alle spalle … e la scuola, non smetto di studiare perché la ricerca di qualcosa che non conosco è nel mio dna. A trentatré anni posso dire di essere fiero dei traguardi raggiunti, se penso a quali sono le mie origini e al fatto che è tutta farina del mio sacco.

Cosa c’è nel futuro di Simone Marini a livello professionale?

Divido la professione in due ambiti: l’insegnamento e il concertismo. Per ciò che riguarda la docenza, nel corso del tempo sono stato insegnante di fisarmonica presso il liceo musicale di Pescara, la scuola media “Dante Alighieri” di Spoltore, l’istituzione civica di musica “Fedele Fenaroli” di Lanciano, il conservatorio “Braga” di Teramo per due anni e questo è il mio anno di pre-ruolo presso la scuola media “Mazzini – Patini” dell’Aquila. A seguito del concorso docenti 2018 la mia carriera di insegnante ha conseguito una stabilità e questo per me significa assumere un impegno ancora più importante verso gli alunni, ma soprattutto verso lo strumento che amo. Per quanto riguarda il concertismo in programma ci sono esibizioni da solista con la fisarmonica, poi con il bandoneon e chissà quale nuove collaborazioni.

Simone MariniCosa ti senti di consigliare ad un ragazzo che si avvicina allo studio della musica?

Lo studio della musica, a qualsiasi livello, rende persone migliori. Non è detto che tutti debbano diventare concertisti o insegnanti e proprio per questo in ogni vita deve esserci musica.

Sulla base della tua esperienza, qual è il futuro per la fisarmonica?

La fisarmonica, come sappiamo, ha origini popolari, ma questo non significa che dobbiamo rinnegarle. Qualsiasi genere di musica, se suonato con consapevolezza, non può arrecare danno allo strumento. Nel corso dei decenni abbiamo avuto personaggi importanti che hanno portato crescita e sviluppo alla fisarmonica in diversi generi musicali: dalla musica ballabile ai compositori italiani, dal jazz alla musica Russa, dalla musica classica alla contemporanea. Ognuno poi sceglie la propria strada senza però sminuire le altre, perché si correrebbe il reale pericolo di ghettizzare lo strumento. Il futuro dobbiamo scriverlo oggi e nel mio piccolo quotidiano mi impegno per far si che la fisarmonica possa essere apprezzata dai più giovani.

Buona musica a tutti!!!