Emozionare invece che stupire. Intervista a Francesco Furlanich

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FurlanichFrancesco Furlanich si è diplomato al Conservatorio di Trieste nel 1989, vincendo nel frattempo numerosi concorsi nazionali e internazionali. Negli anni della sua formazione accademica ha dimostrato una inusuale versatilità musicale: ha studiato pianoforte, organo e composizione organistica ed ha ottenuto il suo secondo diploma in fagotto, che gli ha permesso di vincere il concorso per entrare nella prestigiosa orchestra del Maggio Musicale Fiorentino (direttore principale Zubin Mehta) e di collaborare in numerose orchestre sinfoniche e gruppi di musica da camera di tutta Europa. Ha fatto molte registrazioni negli studi della RAI di Trieste e negli studi radiofonici di Capodistria (Slovenia), ed è stato invitato a suonare con i Teatri d’Opera e le Orchestre Sinfoniche di tutta Italia (l’Orchestra dell’Opera di Roma, il Teatro Massimo di Palermo, l’Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino ecc.). È stato anche concertista ospite in vari festival internazionali fra i quali il Progetto Martha Argerich a Lugano nel 2005 (Svizzera) e l’Été Musical en Bergerac a Bordeaux (Francia). Ha dedicato molti anni allo studio ed alla ricerca della musica argentina e, più di recente, del jazz.

Può parlarci dei suoi inizi e di cosa significa formarsi musicalmente in una città di “confine” come Trieste?

Ho iniziato a studiare la fisarmonica a cinque anni con Romana Zajec e proseguito con la figlia,Eliana. Ho abbinato, in seguito, lo studio del fagotto, del pianoforte, dell’organo e composizione organistica e, negli ultimi anni, quello del bandoneon.

All’epoca dalle mie parti era quasi doveroso saper suonare la fisarmonica, poiché era uno strumento popolarissimo; le scuole erano zeppe di allievi e bisognava sgomitare per entrarci, e la musica popolare locale (non musica balcanica ma slovena, molto simile a quella austriaca con polke e valzer) e quella del vicino confine erano dominanti.

Quando vivi in una città dove le etnie si mescolano non fai caso a questo, tutto sembra naturale. Quando diventi grande, invece, ti rendi conto che ogni minima esperienza fatta in quel brodo culturale ti ha inconsapevolmente formato. Anche e solo il fatto di frequentare amici della minoranza slovena o della maggioranza italiana ti cambia nell’intimo.

In cosa differisce la percezione che si ha della fisarmonica in Italia da quelle che hanno in altri paesi in cui vi è una lunga tradizione, come molte aree dell’Europa dell’est?

Quello che posso dire dall’esterno, visto che non sono immerso nella cultura fisarmonicista italiana, è che noto una grande, quasi esagerata, serietà accademica (ad esempio gli allievi non vogliono contaminarsi con altri generi) che trova riscontro in una ignoranza generale del pubblico medio, il quale riconduce e riduce la fisarmonica solo ad un oggetto folk!

All’estero ciò non avviene e lo dimostrano le grandi scuole russe, tedesche o scandinave, fino a quelle dell’estremo oriente, dove lo studio e la pratica di questo strumento hanno una considerazione maggiore.

Dal suo curriculum emergono diverse competenze musicali, che riflettono una formazione vasta e una altrettanto ampia passione per la musica. Può parlarci delle sue esperienze nell’Orchestra del Maggio musicale fiorentino?

Nell’orchestra del Maggio suono il fagotto da 17 anni ed ho avuto la fortuna di essere diretto dai più bravi direttori d’ orchestra, tra i quali Muti, Abbado, Giulini, Mazel, Chailly, mentre il nostro direttore principale è Zubin Mehta. Suonare qui è un’esperienza unica; collaborare con i migliori orchestrali italiani, accompagnare i migliori solisti al mondo ed andare in tournée è impagabile! C’è una crescita artistica continua e devi essere sempre al meglio, ma questo può portare anche a nevrosi e insicurezze. Ma la difficoltà più grande è sdoppiarsi artisticamente: suonare in un organismo come l’orchestra ti obbliga ad eseguire perfettamente la tua parte e quindi a leggerla, dimenticando a volte il senso musicale a favore di una esecuzione maniacale della parte che è stata scritta per te. Non ti viene chiesta né l’ improvvisazione né l’ iniziativa interpretativa di una brano. Mentre negli altri generi che mi appassionano è quasi l’opposto. Infatti non è facile trovare un musicista classico improvvisare, come non è facile trovare un musicista di altri generi musicali seguire una parte dove c’è scritto tutto.

L’esperienza più bella? Sicuramente aver suonato la Turandot nella città proibita, cioè a Pechino! La più brutta? Essere stati in tournée a Tokyo durante il terremoto del 2011.

Come fisarmonicista si sente ispirato da qualche genere in particolare o da qualche strumentista?

Difficile dire chi mi abbia influenzato. Suono da 40 anni e dal momento in cui sono entrato al Teatro Del Maggio Musicale Fiorentino ho sentito i più grandi musicisti al mondo e, credo, che tutti quanti mi abbiano un po’ ispirato. La musica classica è stata sempre mia ispiratrice, quanto quella popolare, ma nel mio cammino formativo mi hanno appassionato diversi generi musicali, prima il tango poi il klezmer, il jazz, lo swing e poi di nuovo il tango. Ho comprato e studiato un bandoneon Alfred & Arnold ed ho avuto la fortuna di approfondire i diversi generi con persone dei luoghi, unico modo autentico, secondo me, per apprenderne e comprenderne gli stili, diversamente di quanto avvenga studiandone solo i testi.

Le sue esperienze vanno dalla musica ebraica improvvisata al tango, alla musica da camera. Secondo la sua esperienza il pubblico apprezza la sperimentazione o ricorre più facilmente alla tradizione?

Personalmente ritengo che le sperimentazioni siano molto interessanti e creative, ad esempio con il mio gruppo “la Klezmerata Fiorentina” (che propone musica ebraica) abbiamo fatto un concerto assieme a dei musicisti arabi, con musiche della loro tradizione, con l’esito di un mix straordinario! Ritengo, però, che per l’ascoltatore medio sapere quale genere di musica un solista eseguirà possa essere più confortante. Noto, infatti, che il livello culturale del pubblico si è abbassato, non c’è una conoscenza profonda della musica e quindi sufficiente comprensione di quello che gli artisti propongono. Quello che più eccita l’ascoltatore medio è il ritmo percussivo, basterebbe inserire una batteria e accontentare tutti… scherzo…; sempre più la musica viene relegata a sottofondo musicale o ad evento mondano dove l’importante è esserci e, per mia esperienza personale, purtroppo, questo vale anche con la musica classica! Sarà forse anche colpa di noi musicisti che, andando a cercare la tecnica mirabolante, rischiamo di dimenticare il senso principale della musica: emozionare e non stupire.

Quali sono i progetti ai quali sta lavorando in questo periodo?

Finalmente sta per uscire il nuovo CD della Klezmerata Fiorentina “18 Tales of a Hidden Zaddik” con un’importante casa discografica Spagnola, la Columna Musica, con la quale verremo distribuiti in tutto il mondo e, visti i tempi e vista la difficoltà economica in cui si trovano le casa discografiche, questo è per noi già un grande successo!

Nel frattempo sto per incidere un altro CD, ma questa volta si tratta di un progetto completamente mio, dalle musiche agli arrangiamenti, con il mio quartetto Quartocolore. La formazione è composta da violoncello, clarinetto, chitarra e fisarmonica, ma in base all’esigenza evocativa dei brani verranno adoperati anche altri strumenti suonati dagli stessi musicisti (clarinetto, basso, bandoneon e contrabbasso).

I miei brani sono dei racconti musicali, come quadri o sogni di vita. Quando compongo non adotto uno specifico stile musicale, ma stili differenti, quelli più consoni a descrivere l’emozione o il racconto che sento di condividere. Traggo spunto da ogni genere musicale: classica, etnica, folk, pop, ecc. La mia musica si potrebbe considerare Word Music, un genere in opposizione alla visione tradizionale suddivisa in generi e tradizioni indipendenti.

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